Sono passati quasi tre anni dallo scoppio della pandemia da Covid-19. Pare trascorsa un’eternità da quel periodo, eppure ancora oggi siamo costretti a fare i conti con i “colpi di coda” (così li ha definiti di recente l’infettivologa Silvia Carla Magnani) di un’epidemia che ha travolto gli Stati di ogni continente, portando morte e dolore in tutto il mondo.
Eppure, durante il biennio di emergenza sanitaria, abbiamo assistito anche ad un altro fatto del tutto inedito, in questo caso assai positivo, che mai si era verificato nella storia recente del nostro Paese: la lotta al coronavirus ha impedito la comparsa di qualsiasi sindrome influenzale nel periodo intercorso tra febbraio 2020 e la scorsa estate. Ora però le varianti stagionali sono tornate e hanno ripreso a proliferare in maniera alquanto violenta: vediamo cosa sta succedendo in Italia.
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Influenza stagionale, Italia nel mirino del virus: che cos’è e chi viene infettato
Giusto per ripassare qualche nozione clinica, stiamo parlando della malattia infettiva respiratoria causata da virus che ogni anno si modificano in maniera costante anche se minima. Questo atteggiamento virale alimenta il proliferare di diverse epidemie annuali che, a cadenza regolare, si diffondono nel periodo tra novembre e febbraio.
Quella dell’influenza rimane tutt’oggi una delle poche malattie infettive che un individuo sperimenta più volte nel corso della propria esistenza, iniziando da bambino e continuando per tutto il perdurare dell’età adulta. Infatti si tratta di un fenomeno va aldilà degli stili di vita che ognuno assume di routine, così come non influiscono il luogo di residenza e la predisposizione a contrarre determinate patologie.
Influenza stagionale, quanti morti causa ogni anno e cos’è successo durante la pandemia
L’influenza agisce con tempi e modi del tutto autonomi, presentandosi ogni anno sotto diverse forme, dalle più leggere alle più pesanti, fino alle varianti potenzialmente letali che di norma, solamente in Italia, causano il decesso di centinaia di persone. A conferma di questo c’è una diffusa disomogeneità dei dati nel corso del tempo: se nel 2009 le vittime erano state 615, l’anno successivo erano scese a 219, per poi risalire a 675 nel 2015. In media, nel decennio precedente all’emergenza sanitaria da Covid-19, i morti ogni dodici mesi sono stati all’incirca 460 (dato diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità).
“Durante i due anni appena trascorsi ci eravamo del tutto dimenticati dell’influenza. L’obbligo di indossare la mascherina e il rispetto del distanziamento tra gli individui avevano debellato ogni forma stagionale su tutto il nostro territorio nazionale”. Con queste parole il virologo Roberto Burioni ha descritto l’anomalia che si è verificata durante il biennio pandemico, ricordando che “in Italia, nelle stagioni invernali del 2020 e del 2021, non è stato segnalato nessun paziente ammalato o deceduto a causa di una variante influenzale”.
Influenza stagionale, perché quest’anno è diversa dalle precedenti e cosa dice la scienza
A causa della decadenza pressoché totale di ogni misura di sicurezza adottata per contrastare il coronavirus, l’inverno alle porte si preannuncia piuttosto intenso dal punto di vista della circolazione virale. A monitorare l’andamento generale sono i medici sentinella sparsi in ogni angolo del Paese: il loro compito è quello di immagazzinare i campioni isolati dai propri pazienti e di inviarli ai laboratori di riferimento per lo svolgimento di un’analisi eziologica da parte degli scienziati.
Sempre secondo quanto affermato dal professor Burioni, quest’anno stiamo assistendo a due grandi novità rispetto al periodo precedente alla pandemia:
- il picco dell’influenza è arrivato prima del solito, toccando il proprio apice tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, mentre negli anni scorsi il picco della diffusione veniva raggiunto in media a metà gennaio;
- si sta manifestando un numero molto più alto di infezioni tra i bambini rispetto a quanto registrato nel recente passato, un aspetto positivo dato che i giovani tendenzialmente sviluppano più rapidamente gli anticorpi necessari per la guarigione.
Influenza stagionale, picco di infezioni: quali sono le regioni più colpite
In effetti, le due considerazioni vengono confermate dai numeri. Nella settimana tra il 20 e il 27 settembre – l’ultima monitorata dall’ISS – i casi di sindromi influenzali in Italia sono cresciuti sensibilmente rispetto ai sette giorni precedenti, passando dal 9% al 13% degli italiani che sono stati colpiti. In particolare, sotto i 5 anni di età l’incidenza sale vertiginosamente al 40% dei bambini.
A livello generale, osservando l’andamento riscontrato nel nostro Paese e confrontandolo con quello degli altri Stati europei, è possibile affermate come il livello di circolazione dell’influenza abbia raggiunto un’intensità media, anche se non mancano le aree in cui il virus sta colpendo la cittadinanza in maniera assai più massiccia. Nello specifico, regioni come la Lombardia, l’Emilia Romagna e l’Umbria hanno già raggiunto un’intensità elevata. Seguono a ruota il Veneto, le Marche e la provincia autonoma di Bolzano.
Influenza stagionale: quali sono i sintomi, come curarsi e chi deve fare il vaccino
Visto il trend del fenomeno virale, la domanda più frequente posta dai cittadini riguarda la possibilità di vaccinarsi. A questo proposito è bene ricordare che la puntura antinfluenzale è raccomandata (e per questo la sua somministrazione è offerta gratuitamente dallo Stato) a queste categorie di cittadini:
- medici e operatori sanitari;
- adulti nella fascia di età over 60;
- donna in gravidanza;
- bambini sani dai 6 mesi ai 6 anni;
- pazienti con malattie cardiache o polmonari croniche;
- persone che soffrono di diabete;
- individui con ipertensione;
- soggetti positivi all’HIV;
- pazienti che soffrono di asma.
Per chi è alle prese anche con il vaccino anti Covid, gli esperti spiegano come non ci sia alcuna interferenza tra le due tipologie, che possono essere iniettate anche in contemporanea. L’unica raccomandazione che l’ISS ha voluto dare ai medici è quella di differenziare le parti del corpo del paziente in cui fare le due punture, oltre all’indicazione di cambiare sempre la siringa tra un’iniezione e l’altra.
Infine, il capitolo che riguarda le cure. Dato che non si tratta di un influenza batterica, non vanno assunti gli antibiotici, che in alcuni casi possono rivelarsi addirittura dannosi. Per contrastare i classici sintomi quali febbre, tosse, dolori articolari, mal di gola e problemi alle vie respiratorie è possibile assumere i farmaci antipiretici (che abbassano la temperatura corporea) assieme ai sedativi per la tosse e alle inalazioni tramite aerosol.