Mal di testa. Stanchezza. Sensazione di non essere in forma. Non pensate solamente al jet lag e ai voli intercontinentali con annesso cambio di fuso orario quando salite su un aereo. Perché anche se siete tra coloro che non hanno certo paura di volare, il che ovviamente pone più a rischio di effetti collaterali psicologici, il rischio che il viaggio in aereo abbia un impatto sull’organismo, magari facendoci sentire stanchi all’arrivo pur essere rimasti comodamente seduti, esiste.
Il motivo? Forse quanto state volando si può creare costantemente una condizione di leggero stress, che comunque può essere compensato a dovere.
Cosa accade a psiche e corpo
Uno degli elementi che più incidono sul possibile disagio psicologico (con annessi piccoli disturbi fisici) che si può avere dopo una transvolata è sicuramente legato all’ambiente. Per chi è sensibile, specie se il viaggio è lungo, possono influire anche la presenza di ossigeno nell’aria che respiriamo, a volte può essere impercettibilmente ridotta, così come la qualità dell’aria assicurata dal ricircolo.
Non dimentichiamo però che a pesare sulla predisposizione a sentirsi stanchi concorre soprattutto la motivazione del viaggio. Se saliamo a bordo per un meeting di lavoro basilare per l’azienda o per la professione potenzialmente i disturbi che eventualmente si presenteranno tenderanno ad essere maggiormente percepiti rispetto a quando partiamo per una vacanza. Quando il viaggio è una sorta di “obbligo” legato al lavoro con un obiettivo da raggiungere una volta alla meta, magari sotto forma di un contratto da firmare assolutamente, e viene vissuto come tale, il rischio di avere qualche piccolo problemino sale. Ed ovviamente le condizioni ambientali di cui abbiamo parlato incidono, a partire dall’aeroporto dove già si respira aria “trattata” e magari si rimane per ore ad attendere su sedie non proprio comode.
Capitolo ossigeno. Normalmente chi sta bene non ha problemi di alcun tipo. Ma in certi soggetti se l’ipossiemia (quindi il calo dell’ossigeno) si mantiene, potrebbe favorire la comparsa di cefalea perché porta a vasocostrizione, quindi a restringimento dei vasi. Inoltre per la pressione ambientale che varia si possono favorire, per chi è portato, meteorismo e fastidi addominali.
Ancora: in genere l’aria è più secca. Questo elemento, oltre a stimolare fastidi leggeri come la secchezza oculare, concorre a creare una condizione di “discomfort” che si può ripercuotere sulla performance fisica.
Un’ultima raccomandazione. Le variazioni di pressione all’interno del velivolo, in particolare al momento della partenza e dell’atterraggio possono giocare qualche brutto scherzo anche a chi è vittima di una sinusite o va spesso soggetti a disturbi alle orecchie. E magari possono infastidire che tende ad accumulare aria nelle vie digestive, per aerofagia o meteorismo. Durante la fase di atterraggio – è questo il momento di massimo rischio – può infatti capitare che il cambiamento repentino della pressione ambientale possa in qualche modo “incrementare” la presenza del gas nelle cavità del corpo come seni (quelle cavità che si trovano all’interno del cranio e possono infiammarsi in caso di sinusite) o intestino.
Quali contromisure?
Detto che oggi i velivoli sono dotati di moltissime ed efficaci apparecchiature per il benessere dei viaggiatori, è sempre utile ricordare qualche indicazione generale.
Per non stancarsi, in primo luogo, bisogna muoversi. Aiutano le passeggiate nel corridoio, insieme ad una respirazione profonda stile Tao o yoga, che ha un’importante funzione rilassante, per ridurre i rischi.
E tanta attenzione va prestata anche a quello che si mangia e si beve, perché il pranzo in aereo può rappresentare un ulteriore motivo di stress, con richiamo in massa del sangue allo stomaco. Occorre fare attenzione alle scelte, sempre considerando che in genere il pasto in aereo è di piccole dimensioni. Bisogna controllare per la digestione il quantitativo di grassi, facendo in modo di avere a disposizione anche fibre.
Da evitare sarebbe il consumo di alcol, che aumenta la disidratazione, la sensazione di disagio aumenta così come crescono i possibili rischi di fastidi digestivi, mal di testa e stanchezza all’arrivo.
Per quanto riguarda i farmaci, occorre sempre farsi dare indicazioni precise dal proprio medico. Basti pensare all’impiego di basse dosi di acido acetilsalicilico per quanti sono a rischio di trombosi venosa profonda, al fine di ridurre la viscosità del sangue che si lega alla posizione seduta protratta e potrebbe influire sulla circolazione.
Per il resto, allacciamo le cinture e partiamo.