Salute online, un italiano su due usa l’IA per avere informazioni su cure e farmaci

Secondo il rapporto Censis, l’IA contribuisce a rafforzare l’alfabetizzazione sanitaria, facilitando l’accesso a informazioni affidabili ed aggiornate. Ma la centralità dei professionisti sanitari resta indiscussa

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

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Non parliamo di dottor Google, per una volta. Ma cerchiamo di capire come e quanto la tecnologia e l’Intelligenza Artificiale potranno accompagnarci per migliorare la conoscenza. E di conseguenza il benessere.
Insomma: come sta andando il processo di alfabetizzazione sanitaria degli italiani? Una risposta viene, almeno per il capitolo dei piccoli disturbi di ogni giorno, da un rapporto del Censis, realizzato per Assosalute, anche alla luce della sfida che si presenta, ovvero fare in modo che la tecnologia possa sempre più rappresentare un alleato prezioso per rafforzare e non indebolire le competenze dei cittadini.

Cosa chiedono gli italiani

Il Rapporto Censis evidenzia come la trasformazione digitale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale (IA) stiano cambiando profondamente il modo in cui gli italiani si informano sulla salute. Quasi 1 su 2 (49,6%) utilizza già chatbot di IA per cercare informazioni su piccoli disturbi e farmaci da banco, percentuale che supera il 70% tra i giovani. La maggioranza mantiene un approccio critico, ma cresce una quota di utenti che si affida all’IA in modo acritico: il 37% non approfondisce le informazioni o le controverifica solo con reti informali (amici, parenti ecc.) o digitali, di cui il 17,3% lo fa solo su internet o social, rischiando di restare in una “bolla” informativa virtuale.
In un contesto in cui il 37,9% degli italiani dichiara di essersi imbattuto in fake news sulla salute, emerge quindi una forte domanda di garanzie: oltre tre quarti (77,6%) chiedono informazioni sanitarie certificate, e il 65,8% auspica la creazione di app e siti ufficiali dedicati ai consulti per piccoli disturbi e farmaci di automedicazione.

Rischi e vantaggi dell’IA

La ricerca sottolinea come l’IA, se utilizzata correttamente come strumento e non come fine, possa contribuire a rafforzare l’alfabetizzazione sanitaria, facilitando l’accesso a informazioni affidabili ed aggiornate. Dall’indagine del Censis emerge infatti che il 44,8% degli italiani ritiene che l’IA diventerà sempre più affidabile in ambito salute, ma la stragrande maggioranza (75,9%) continua a considerare insostituibili le competenze e l’esperienza dei professionisti sanitari.

Il vero valore aggiunto, sarà quindi, nell’integrazione: strumenti digitali e IA a supporto della relazione umana, mai in sostituzione. Anche nella gestione dei piccoli disturbi, insomma, l’alfabetizzazione sanitaria è un patrimonio diffuso, che va protetto e conservato. Lo segnala Francesco Maietta, Responsabile Area Consumi Mercati Welfare presso Censis:

“Il nostro Rapporto conferma che l’automedicazione responsabile è un vero patrimonio sociale per il Paese: consente alle persone di gestire in autonomia i piccoli disturbi, riducendo la pressione sul Servizio Sanitario Nazionale e generando benefici per l’intera collettività. Questo è possibile grazie a un livello di alfabetizzazione sanitaria che in Italia è solido e diffuso, frutto di una cultura della responsabilità maturata nel tempo, in cui il ruolo di medici e farmacisti resta centrale. Tuttavia, la rivoluzione digitale e l’arrivo dell’Intelligenza Artificiale stanno cambiando profondamente il modo in cui i cittadini si informano.”

Persone più informate

Dall’indagine emerge come non si possa rimanere inattivi, ma occorre investire ancora di più nell’alfabetizzazione sanitaria e nella promozione di fonti affidabili, accompagnando i cittadini nell’uso consapevole delle nuove tecnologie. Insomma: l’inazione non è più un’opzione, occorre una mobilitazione collettiva – che interessi, in prima istanza, Istituzioni, professionisti sanitari, rappresentanti dei media – per promuovere, in tema di salute e cura, un empowerment dei cittadini, soprattutto dei più giovani, e per garantire, a tutti i livelli, un governo consapevole del fenomeno digitale.

Studiare l’automedicazione, insomma, significa partire da punti fermi importanti, specie se si parla dei farmaci che vengono nel foglietto illustrativo un punto fermo. Secondo i dati del Censis, il modello italiano di automedicazione si fonda infatti su un elevato grado di alfabetizzazione sanitaria. Gli italiani non solo riconoscono l’importanza e l’utilità del foglietto illustrativo, a cui fanno largamente riferimento, ma si muovono con cautela nel panorama informativo, privilegiando il consiglio di medici e farmacisti (86,6% li consulta almeno occasionalmente, in caso di dubbi) e mostrando una propensione spiccata a verificare le informazioni.

Il valore della persona

Medici e farmacisti sono infatti percepiti come pilastri equivalenti: la loro presenza rappresenta una garanzia di affidabilità e “umanizzazione” nel rapporto con il cittadino. Le fonti di informazione sono molteplici, ma la centralità dei professionisti sanitari resta indiscussa: il 48,2% si rivolge al medico di medicina generale, il 47,9% al farmacista, mentre solo il 24,1% cerca informazioni online (Google), riconfermando il valore della relazione e dell’esperienza umana rispetto al mondo virtuale.

“L’automedicazione responsabile ha un valore sociale e sanitario straordinario: consente ai cittadini di gestire in autonomia, o con il consiglio del farmacista e poi del medico di famiglia, i piccoli disturbi, contribuendo a un uso più efficiente delle risorse del Servizio Sanitario”

indica Michele Albero, Presidente di Federchimica Assosalute.

“I farmaci di automedicazione sono parte integrante della quotidianità degli italiani e hanno favorito la diffusione di una cultura sanitaria, basata su responsabilità e consapevolezza. Oggi, in un contesto di informazione sempre più accessibile e immediata è essenziale saper distinguere il dato scientifico dal contenuto fuorviante per preservare la qualità della nostra cultura della salute”.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.