Cos’è la nefrectomia, l’operazione che può salvare una persona da un tumore ai reni

Paola Perego ha annunciato di essersi sottoposta a una nefrectomia parziale, ovvero l'intervento di parziale asportazione del rene per una neoplasia

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Attraverso un post su Instagram, Paola Perego ha condiviso la notizia del suo ricovero in ospedale e dell’importante intervento chirurgico a cui è stata sottoposta. La conduttrice televisiva, coniuge di Lucio Presta, ha affrontato con coraggio una nefrectomia parziale per rimuovere una neoplasia, ossia un tumore.

“Ringrazio il professor Gallucci e la sua equipe” ha scritto su Instagram accompagnando la foto di un letto di ospedale. “Oggi mi ha sottoposto a nefrectomia parziale per una neoplasia”, poi la conduttrice ha lanciato un invito che deve essere raccolto dai suoi follower e non solo: “È importante fare sempre prevenzione, può salvare la vita”.

Tumore del rene, sintomi e cure

L’intervento di nefrectomia parziale è progettato per rimuovere solo le cellule tumorali del rene, garantendo al contempo il mantenimento di un margine di sicurezza di tessuto sano e la preservazione del resto del parenchima renale. Questo procedimento chirurgico, della durata di circa due ore, solitamente permette una rapida ripresa. In genere, ci si aspetta di tornare alla normalità entro un mese o un mese e mezzo. L’incisione, di solito, viene effettuata in prossimità delle costole.

I sintomi della malattia sono principalmente tre: il primo è l’ematuria, cioè la presenza di sangue nelle urine, spesso il primo segno della malattia. Questo sintomo può manifestarsi improvvisamente, scomparire spontaneamente e poi ripresentarsi nuovamente. Il secondo è un dolore sordo al fianco o spasmi tipo colica, causati dalla presenza di coaguli di sangue lungo la via urinaria, che coinvolge la pelvi renale e l’uretere. Infine, la presenza di una massa palpabile nella cavità addominale a livello del fianco, indicativa di un possibile sviluppo tumorale. Questi sintomi possono variare e la loro manifestazione dipende dalla specificità della situazione individuale.

Circa il 70% dei pazienti riesce a sopravvivere per almeno 5 anni dopo la diagnosi, tuttavia, attualmente, ancora un terzo dei casi (il 30%) viene rilevato in una fase avanzata. Nel caso in cui la massa tumorale sia molto piccola, la guarigione può essere ottenuta attraverso l’intervento chirurgico.

Chi rischia di più

Si stima che il sovrappeso sia associato al 25% circa dei nuovi casi di carcinoma renale in Europa, con una maggiore incidenza nelle donne. Il tabacco, d’altra parte, risulterebbe responsabile di circa il 40% dei casi, soprattutto negli uomini. Il rischio di sviluppare la malattia è direttamente proporzionale al numero di sigarette fumate quotidianamente e al periodo complessivo di esposizione al fumo.

Vi sono gruppi di individui considerati a rischio elevato e che richiedono una sorveglianza particolare. Ad esempio, i parenti di primo grado di pazienti affetti da carcinoma renale potrebbero avere una probabilità quattro volte superiore di contrarre la stessa forma di tumore rispetto alla popolazione generale. L’esposizione prolungata a derivati del petrolio, torotrast o zinco può aumentare il rischio. L’ipertensione arteriosa, una patologia diffusa che coinvolge oltre 15 milioni di italiani, aumenta del 60% le probabilità di sviluppare il tumore al rene.

Circa il 4% dei casi può avere una base ereditaria legata alla sindrome di von Hippel-Lindau, trasmessa dal gene VHL. Inoltre, chi soffre di malattia renale policistica e è stato sottoposto a dialisi per un periodo prolungato presenta un rischio maggiore di sviluppare il carcinoma renale.