Lavoratori con tumore, congedo di 24 mesi ma senza stipendio

Ai lavoratori con malattie gravi, incluso il tumore, viene alzato a due anni il periodo di comporto. Ma non viene garantito alcun salario durante il congedo

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Con l’approvazione definitiva da parte del Senato, diventa legge il dl n. 1430, che introduce nuove tutele per i lavoratori con patologie oncologiche, che siano dipendenti o autonomi.

Ma la norma si applica anche a chi sia affetto da malattie croniche o rare, con un’invalidità pari o superiore al 74%.

Più tempo per le cure ai lavoratori con tumore

Il testo è stato licenziato all’unanimità da Camera e Senato e amplia la durata del periodo di comporto portandolo da 6 a 24 mesi. Non viene però riconosciuto alcun diritto alla retribuzione durante il congedo.

Il provvedimento è frutto di un’iniziativa legislativa dell’opposizione (Debora Serracchiani del Pd), sostenuto trasversalmente dalla maggioranza (la relatrice è Elena Murelli della Lega).

Con la nuova legge sui lavoratori oncologici si interviene su più fronti:

  • c’è l’estensione del congedo, come detto, per i dipendenti pubblici o privati che potranno assentarsi fino a 24 mesi  continuativi o frazionati senza perdere il posto di lavoro;
  • al termine del congedo è previsto un diritto di precedenza nell’accesso allo smart working se compatibile con le mansioni;
  • a partire dal 2026 saranno riconosciute 10 ore annue di permesso retribuito per visite, esami e terapie frequenti, su semplice prescrizione medica;
  • il periodo di congedo potrà essere riscattato ma non sarà automaticamente computato ai fini previdenziali né nell’anzianità di servizio;
  • lo stesso pacchetto di permessi si applica ai genitori lavoratori di figli minori affetti da patologie oncologiche o croniche gravi;
  • per i lavoratori autonomi la nuova legge prevede la possibilità di sospendere l’attività fino a 300 giorni all’anno se svolta in modo continuativo per un committente.

La nuova norma si inserisce in un contesto più ampio di riconoscimento dei diritti delle persone affette da patologie gravi, sulla scia della recente legge sull’oblio oncologico.

Le risorse stanziate per l’attuazione della legge sono contenute: si va dai 20,9 milioni di euro previsti per il 2026 ai 25,2 milioni per il 2035, mentre per il solo comparto pubblico, come la scuola, sono previsti 1,24 milioni annui a partire dal 2026.

Le critiche delle associazioni

Alcune associazioni, però, tra le quali si conta il Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia) esprimono riserve sulla portata effettiva del provvedimento, considerano il risultato piuttosto deludente se paragonato alla proposta iniziale.

I punti critici sottolineati dalle associazioni riguardano principalmente:

  • l’assenza di retribuzione durante i 24 mesi di congedo;
  • il divieto di svolgere altre attività lavorative anche saltuarie;
  • la limitata estensione dei permessi retribuiti ovvero solo 10 ore l’anno;
  • la mancanza di obblighi informativi per i datori di lavoro sul termine del periodo di comporto.

Lavoratori oncologici costretti a scegliere fra stipendio e cure

Secondo i dati Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) circa 3,6 milioni di persone convivono con un tumore in Italia, di cui un terzo in età lavorativa. Una platea ampia, spesso costretta a scegliere tra continuità terapeutica e occupazione. Il Piano oncologico nazionale 2023–2027 ha sottolineato l’urgenza di contrastare l’abbandono del lavoro dovuto alla malattia, ma questa legge, pur migliorativa, lascia irrisolto il problema della cosiddetta “tossicità finanziaria, una condizione che già all’inizio della terapia interessa il 26% dei pazienti e comporta un aumento del rischio di morte fino al 20%.

Per “tossicità finanziaria” in oncologia si intende l’impatto economico che la malattia e le cure hanno sui pazienti e sulle loro famiglie. Impatto che può manifestarsi in diverse forme, come costi diretti (spese mediche, farmaci, trasporti) e costi indiretti (perdita di reddito dovuta all’impossibilità di lavorare).