L’inquinamento causa artrite e osteoporosi: lo studio italiano svela il legame

L'inquinamento da pm10 e 2,5 influisce sull'incidenza delle malattie come l'artrite e l'osteoporosi secondo uno studio italiano

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Un nuovo studio italiano molto esteso, curato dall’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona e presentato a Milano, ha stabilito un legame tra alcune malattie autoimmuni che colpiscono le ossa, soprattutto artrite reumatoide e osteoporosi, e l’inquinamento da pm10 e 2,5 molto presente nelle città italiane specialmente quelle della Pianura Padana.

Lo studio ha incluso la partecipazione di 59mila donne e ha analizzato gli effetti dell’inquinamento atmosferico non soltanto sull’incidenza delle malattie, ma anche sull’efficacia delle terapie farmacologiche, che spesso sarebbero, secondo quanto riporta la ricerca, rese meno efficaci dal particolato.

Lo studio su inquinamento e artrite reumatoide

L’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona sotto la guida del dottor Giovanni Adami ha curato uno studio che ha coinvolto 59mila donne italiane e che ha trovato collegamenti tra l’inquinamento atmosferico, in particolare quello dato dal particolato di dimensione inferiore a 10 millesimi di millimetro e 2,5 millesimi di millimetro, e alcune malattie autoimmuni delle ossa, su tutte l’artrite reumatoide e l’osteoporosi.

L’inquinamento atmosferico, presente in Italia soprattutto al nord, nella Pianura Padana, tra le aree con la qualità dell’aria peggiore d’Europa a causa della sua conformazione geografica e del gran numero di attività industriali e di allevamento che vi sono concentrate, favorisce con un aumento di almeno il 15% l’incidenza di queste patologie. Lo studio ha inoltre rilevato che nei periodi di maggiore inquinamento le donne che hanno partecipato alla ricerca hanno riscontrato un aumento dei sintomi dell’artrite reumatoide.

Infine, le zone con la maggior concentrazione di pm10 e 2,5 sarebbero anche quelle in cui più spesso i medici sono costretti a rimodulare le terapie contro queste malattie. Questo suggerisce che l’inquinamento mina anche l’efficacia delle cure, che negli ultimi anni hanno migliorato di molto la condizione di chi soffre di artrite reumatoide quasi azzerando la mortalità in eccesso dovuta a questa patologia.

Le conseguenze su terapie e malattia

Il direttore dell’Uoc Reumatologia dell’Azienda ospedaliera di Verona, Maurizio Rossini, ha spiegato al quotidiano locale di Verona l’Arena le possibili ragioni della maggiore incidenza di queste malattie nelle zone più inquinate d’Italia: “Un’elevata concentrazione di particolato nell’atmosfera potrebbe ridurre l’esposizione ai raggi solari UVB, con conseguente diminuzione della capacità dell’organismo di produzione di vitamina D e quindi deficit di mineralizzazione dell’osso” ha spiegato il medico.

“Queste ed altre evidenze scientifiche, prodotte a livello internazionale negli ultimi anni, indicano che l’inquinamento dell’aria può essere corresponsabile dell’insorgenza, della gravità, della riattivazione e della mancata risposta alle terapie di alcune malattie reumatologiche e andrebbe a tutti gli effetti considerato un fattore di rischio da mitigare” ha poi concluso Rossini.

Secondo i dati della Fondazione Umberto Veronesi, in Italia ogni anno si verificano tra i 2 e i 4 casi di artrite reumatoide ogni 10mila adulti. Nel nostro Paese ci sarebbero quasi 400mila persone affette da questa patologia, una persona ogni 250 abitanti. La conferma che l’inquinamento è un fattore di rischio per l’insorgenza e il peggioramento di questa malattia potrebbe permettere migliori campagne di prevenzione tra i soggetti a rischio. Allo stesso modo il legame scoperto con l’efficacia delle cure permetterebbe al sistema sanitario nazionale di razionalizzare le risorse risparmiando.