Fumo, perché è importante smettere e come combattere la dipendenza da nicotina

Non solo farmaci e interventi comportamentali (oltre alla buona volontà): per chi intende davvero smettere di fumare ci sono anche agopuntura e ipnosi. E occorre abbandonare le vecchie abitudini

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 12 Luglio 2024 17:00

Più di 750 milioni di persone. Tanti sono i soggetti che nel mondo vorrebbero abbandonare la sigaretta. Ma in molti non riescono ad ottenere questo risultato basilare per la salute, e non solo per cattiva volontà. Se è vero che la scelta di lasciare il fumo è alla base di qualsiasi tentativo, è innegabile che sempre di più le strategie politiche debbono puntare ad offrire tutti questi supporti che possono aiutare il fumatore a diventare ex.

In questo senso va la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di proporre una serie completa di interventi per smettere di fumare raccolti in speciali linee guida. Le strategie sono diverse e vanno integrate: appaiono basilari ad esempio il sostegno cognitivo comportamentale, i trattamenti farmacologici, le terapie digitali che continuano a crescere. Sostanzialmente, comunque, è importante fare in modo che l’accesso ai vari strumenti integrati per la disassuefazione sia disponibile in tutto il mondo, indipendentemente dalla realtà economica e sociale.

Sempre secondo i dati dell’OMS più di 6 persone su 10 dei fumatori (circa 1,25 miliardi di persone nel mondo) vorrebbero smettere con le sigarette. Ma in sette casi su dieci non ha la disponibilità di servizi in grado di sostenere la scelta della disassuefazione. Per questo, in chiave di sistemi sanitari e di scelte sociali, appare fondamentale strutturare risposte in grado di supportare la scelta del singolo.

Ma cosa dicono le linee guida dell’OMS? Ricordano come associando i farmaci agli interventi comportamentali si possa migliorare la percentuale di successo nell’abbandono del fumo. L’OMS raccomanda vareniclina, la terapia sostitutiva della nicotina, bupropione e citisina come trattamenti efficaci per smettere di fumare. Si mette in luce anche l’importanza di interventi comportamentali e digitali, attraverso messaggi, strumenti disponibili sul web e app per smartphone e simili.

Cosa si può impiegare

Fa male, lo sanno tutti. Ma dire addio alla sigaretta, anche quando magari non si è creata una vera e propria dipendenza perché si fuma solo poche volte durante il giorno, è tremendamente difficile. Quindi anche se circa sei persone su dieci vorrebbero abbandonare per sempre il tabacco e con esso tosse, fastidi vari, maggior rischio di malattie cardiovascolari e tumori, solo in pochi ci riescono davvero.

Eppure… eppure le statistiche dicono che su mille ragazzi che iniziano a fumare, 250 saranno uccisi prematuramente dal fumo. Che la speranza di vita di un giovane che a venticinque anni fuma due pacchetti al giorno di sigarette, è di otto anni più breve di quella di un non fumatore. Insomma, occorre considerare l’addio al tabagismo come l’obiettivo. E cercare di sfruttare i diversi mezzi, integrati tra loro, al meglio. È fondamentale quindi che l’abbandono del tabagismo venga affrontato con i diversi strumenti a disposizione, attraverso l’integrazione di approcci che possono assicurare i risultati migliori. L’importante, a detta degli esperti, è affidarsi esclusivamente a metodi che abbiano una dimostrata efficacia.

La terapia sostitutiva nicotinica, ovvero cerotti, gomme da masticare e inalatori che rilasciano la sostanza a dosi controllate è uno di questi.
Tra i farmaci, il buproprione agisce come antidepressivo, va impiegato con cautela in presenza di patologie psichiatriche e non è indicato se c’è storia di anoressia e bulimia, o per chi soffre di epilessia o ha subito traumi cranici.
La vareniclina opera “occupando” i recettori per la nicotina. Non deve essere usato in chi soffre di insufficienza renale grave e in caso di recenti gravi eventi cardiovascolari. sia chiaro: per ogni fumatore occorre un approccio personalizzato, sulla base della quantità di sigarette fumate ogni giorno, della reale presenza di dipendenza (in molti casi, soprattutto nei giovani, questa non c’è) e dalla presenza di stati depressivi o altre situazioni che rendono più difficile l’abbandono.

Le strategie di disassuefazione

Il consiglio per chi intende smettere, la forza di volontà è sempre alla base delle scelte, è di affidarsi ai centri antifumo delle Asl o comunque ad un supporto di operatori esperti, anche per ottenere i migliori risultati in termini di integrazione degli approcci.
Se è vero che, come riporta l’OMS, ci sono approcci che hanno dato risultati dimostrati, è altrettanto innegabile che altre strategie di disassuefazione in alcuni casi possono essere d’aiuto. Qualche esempio? Pensate all’agopuntura. La tecnica nasce dai dettami della medicina cinese e si è rivelata estremamente utile nel trattamento di numerose patologie. Viene applicata a volte anche per la disassuefazione dal fumo. Punta ad agire direttamente sui centri nervosi che favoriscono la dipendenza, in particolare da nicotina, e quindi dovrebbe mettere in atto una sorta di “condizionamento” che porterebbe a smettere di fumare.
Anche l’auricoloterapia sfrutta i principi base dell’agopuntura, ma prevede di agire direttamente nell’area dell’orecchio. L’obiettivo è arrivare a interferire, proprio sviluppando il trattamento su cinque specifici punti che paiono avere un’azione mirata sull’ansia che si lega alla necessità di accendere la sigaretta, con la sensazione di astinenza che si sviluppa in chi abbandona il vizio.
Anche con la laserterapia. Il fine è lo stesso dell’agopuntura solo che al posto degli aghi si impiegano particolari laser a freddo che mirano ad agire sui punti chiave che rappresentano gli organi. L’obiettivo è combattere l’ansia in chi vorrebbe accendere la sigaretta, grazie al rilasciamento di particolari sostanze chiamate endorfine e neurotrasmettiori, ad azione rilassante e calmante.
Con l’ipnosi si mira ad attenuare l’astinenza dalla nicotina oltre che a influire sulle abitudini del fumatore più incallito. In pratica durante il trattamento si sfrutta il desiderio del fumatore di smettere che viene però normalmente contrastato da esperienze che lo rendono irrealizzabile. In questo modo l’inconscio potrebbe agire sulla volontà.

Dipendenza da nicotina?

A volte accade che la persona smetta di fumare, ma anche che la sua scelta non si mantenga nel tempo. La semplice “dipendenza” dalla nicotina, sostanza contenuta in quantità diversa in tutte le sigarette, non basta per spiegare questo “tracollo” a distanza. Dopo pochi giorni di fatica, infatti, i sintomi legati alla “carenza” di nicotina nell’organismo in genere diventano più sopportabili.

Ma cosa fa la nicotina nell’organismo? Esplica diverse azioni, ma spesso in maniera “bifasica”.Ogni sua attività può infatti risultare stimolante o depressiva. La risposta finale dell’organismo alla nicotina è quindi la somma dei diversi effetti, spesso opposti tra loro della sostanza. La nicotina può, ad esempio, aumentare la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa agendo sui centri di controllo locali del sistema nervoso “simpatico”, sulla midollare del surrene (una porzione della piccola ghiandola che si trova sopra i reni e produce le catecolamine come adrenalina e noradrenalina), e attivando particolari recettori chimici presenti vicino all’aorta ed alla carotide. Tutti questi mezzi inducono la risposta che dopo pochi minuti, i tempi dipendono dalla quantità di nicotina, viene però sopraffatta dai meccanismi di controllo che inducono una reazione esattamente opposta.
Sul sistema nervoso la nicotina ha un’iniziale azione stimolante, soprattutto sulla respirazione. Ma anche in questo caso dopo poco tempo la depressione di queste risposte è superiore.
La nicotina infine fa aumentare i movimenti dell’intestino perché agisce positivamente sui nervi che controllano la muscolatura intestinale. Quando la sostanza è presente, quindi, può esserci una leggera tendenza alla diarrea cui fanno seguito periodi di stitichezza quando si smette di fumare.

Insomma: oltre alla chimica della nicotina occorre sempre considerare quanto può essere difficile la disassuefazione. In termini generali, secondo gli esperti, va detto che quanto più elevato è il numero di sigarette, tanto può essere maggiore la difficoltà alla disassuefazione. E poi, può capitare soprattutto nelle prime settimane dall’ultima sigaretta di maggior irritabilità, ansia, difficoltà di concentrazione e possono comparire mal di testa, aumento dell’appetito disturbi intestinali ed una leggera insonnia.
Ma il vantaggio, in termini di salute, è impagabile. E permette di porre le basi per la salute futura. L’importante, sul fronte psicologico, è “godere” del risultato del proprio impegno. L’ex-fumatore “fresco” deve sapere di aver vinto una battaglia e “piacersi” per questo suo sforzo di volontà.

E’ molto importante poi cercare di non fare le cose che in qualche modo sono state collegate al fumo. Lasciare il fumo, comunque, significa anche abbandonare vecchie abitudini che con la sigaretta erano diventate una regola. Per questo può essere utile, ad esempio, recarsi al lavoro per una strada diversa rispetto a quella che si faceva evitando gli incroci in cui, quasi per un meccanismo inconscio, la mano scendeva verso il pacchetto e l’accendino. Anche la valenza economica della propria scelta va rivalutata-. L’ex-fumatore deve ripensare ai soldi che ha risparmiato e pensare alle vacanze che potrà concedersi.

Quando si smette di fumare, poi, bisogna fare in modo che il corpo sia in perfetta forma. Questo è importante sotto due aspetti: da un lato un pochino di attenzione all’attività fisica consente di far riprendere al meglio l’apparato respiratorio “affaticato” da anni di fumo, dall’altro evita quel leggero aumento di peso che può far seguito all’abbandono delle sigarette. Per questo è importante puntare su un’attività fisica regolare. Durante lo sforzo ci si accorge che le proprie prestazioni migliorano rispetto a prima e questo offre una motivazione in più per continuare. Anche semplici esercizi di respirazione possono comunque essere utili, specie quando si sente il bisogno di accendere una sigaretta. Bere acqua e spremute non zuccherate, comunque, è consigliabile nei primi giorni di disassuefazione perché aiuta ad eliminare i prodotti tossici di “scarto” che il fumo ha accumulato.

Sotto il profilo alimentare, poi, bisogna stare attenti innanzitutto a non “abbuffarsi” di cibo, evitando alimenti pesanti ed indigesti. Capitolo sonno: può essere utile coricarsi presto, specie per le persone abituate a fumare dopo cena.