Nel corso del 2022, l’ammontare totale della spesa dedicata agli acquisti farmaceutici, includendo sia le erogazioni statali che quelle private, ha raggiunto i 34,1 miliardi di euro, evidenziando un incremento del 6,0% rispetto all’anno precedente. Una quota superiore al 60% della popolazione ha avuto almeno una prescrizione medicamentosa. Questo dato è stato associato a un crescendo della spesa pro capite e dei consumi farmaceutici correlati all’avanzare dell’età. In particolare, gli individui con un’età superiore ai 64 anni hanno contribuito in maniera predominante, assorbendo oltre il 60% delle risorse e delle unità acquistate.
Il Report Nazionale 2022 “L’uso dei farmaci in Italia“, redatto dall’Osservatorio Nazionale per l’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA, fornisce una panoramica di questi dati. La pubblicazione, giunta alla ventitreesima edizione, si avvale delle risorse fornite da vari sistemi informativi e della cooperazione di diverse istituzioni.
Il suo obiettivo è delineare un quadro sempre più esauriente e analitico riguardo all’ambito dell’assistenza farmaceutica in Italia, sia in termini territoriali che ospedalieri. Questo include sia la responsabilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che gli acquisti privati effettuati dai cittadini.
Si comprano più farmaci al Sud: tutti i numeri
La componente di spesa pubblica, quantificata in 23,5 miliardi di euro, ha costituito il 68,9% dell’intero budget destinato ai farmaci e il 17,9% delle risorse finanziarie pubbliche destinate alla sanità. È stato rilevato un aumento del 5,5% in confronto al 2021.
L’investimento destinato all’acquisto di farmaci da parte delle strutture sanitarie pubbliche ha ammontato a circa 15,0 miliardi di euro, con una media di 253,6 euro per ciascun individuo, registrando un aumento del 8,6% rispetto all’anno precedente.
Parallela all’incremento della spesa è stata l’ascesa dei consumi, con un aumento del 5,7%. Le regioni del Nord hanno mostrato una prevalenza inferiore, pari al 63,1%, rispetto alle regioni centrali (68,4%) e meridionali (69,5%).
Nel corso del 2022, il 45,0% della popolazione pediatrica ha ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con una percentuale che sale al 61,4% per i bambini in età prescolare.
Rispetto all’anno precedente, si è registrato un aumento nel numero di confezioni pro capite, focalizzato soprattutto nei bambini tra i 6 e gli 11 anni, sebbene un incremento nei consumi sia stato rilevato in tutte le fasce d’età. Gli antimicrobici per uso sistemico e i farmaci per l’apparato respiratorio rimangono i principali tipi di farmaci prescritti, entrambi mostrando un notevole aumento nei consumi.
Spesa media farmaceutica di 556 euro per gli anziani
Nel 2022, la spesa pro capite per i farmaci è stata di 419,37 euro, inclusi quelli ottenuti dalle strutture sanitarie pubbliche e attraverso le convenzioni, con un aumento del 5,7% rispetto all’anno precedente. I consumi sono stati di 1325,21 DDD/1000 abitanti al giorno, con un incremento dell’1,6% rispetto al 2021. L’assistenza convenzionata ha costituito l’86% delle dosi totali.
Nel contesto degli anziani, la spesa media è stata di 556 euro per persona, distribuita a 601,5 euro per uomini e 520,8 euro per donne. La stragrande maggioranza (98,4%) ha ricevuto almeno una prescrizione di farmaci durante l’anno.
Tra le categorie di farmaci di livello Atc I, quelle che generano maggiore spesa pubblica hanno mostrato un aumento rispetto all’anno precedente. Soprattutto i farmaci dell’apparato respiratorio e quelli dell’apparato gastrointestinale e del metabolismo hanno avuto incrementi significativi, probabilmente a causa dell’introduzione di farmaci antidiabetici più recenti. Questi aumenti sono stati principalmente osservati negli acquisti delle strutture sanitarie pubbliche.
Per le categorie di farmaci con maggiori consumi, si è notato un incremento significativo per quelli del sistema nervoso centrale e per quelli relativi al sangue e agli organi emopoietici, soprattutto nelle strutture sanitarie pubbliche. L’aumento dei consumi di farmaci del sangue e degli organi emopoietici potrebbe essere legato all’uso crescente dei nuovi anticoagulanti orali.
Benzodiazepine e medicinali sessuali tra i più comprati
Nel 2022, la spesa per i farmaci di classe C a carico dei cittadini ha raggiunto circa 6,5 miliardi di euro, aumentando del 6,9% rispetto all’anno precedente. Di questa cifra, il 54% (pari a 3,5 miliardi di euro) è dovuto ai farmaci prescritti, mentre il restante 46% (equivalente a 2,99 miliardi di euro) riguarda farmaci da automedicazione (SOP e OTC), inclusi quelli venduti in esercizi commerciali.
Le categorie di farmaci che generano maggiori spese rimangono le benzodiazepine, i contraccettivi e quelli per le disfunzioni erettili. Tra i farmaci da automedicazione, gli attivi principali per spesa sono ibuprofene e diclofenac.
Nel contesto delle convenzioni, i farmaci cardiovascolari costituiscono la categoria terapeutica con la spesa pro capite più alta (50,29 euro) e il maggiore consumo (487,4 DDD). Per i farmaci antineoplastici e immunomodulatori, così come i farmaci del sangue e degli organi emopoietici, le spese pro capite più elevate (rispettivamente 113,04 euro) e i consumi più alti (53,0 DDD) sono stati registrati tra i prodotti farmaceutici acquisiti direttamente dalle strutture pubbliche.
Tra le diverse regioni, la Campania ha avuto la spesa lorda pro capite più elevata per i farmaci di classe A-Ssn, raggiungendo 197,9 euro pro capite. Al contrario, il valore più basso è stato rilevato nella Provincia Autonoma di Bolzano (115,3 euro pro capite), con una differenza del 71,6% tra queste due regioni. Per quanto riguarda i consumi, la Campania si è distinta per i livelli più alti, con 1.293,4 DDD/1000 abitanti al giorno, mentre i consumi più bassi sono stati riscontrati nella Provincia Autonoma di Bolzano (843,8 DDD/1000 abitanti al giorno).
Farmaci equivalenti: la situazione in Italia
Nel 2022, i farmaci con brevetto scaduto hanno costituito la maggior parte della spesa e dei consumi (rispettivamente il 71,6% e l’86,2%) nell’assistenza convenzionata di classe A. I farmaci generici o equivalenti, esclusi quelli con copertura brevettuale, hanno rappresentato il 21,9% della spesa e il 30,3% dei consumi.
Nel settore dei biosimilari, sono stati riscontrati aumenti nel consumo di farmaci più anziani e una tendenza positiva per i farmaci recentemente introdotti, come anti-TNF-alfa, bevacizumab, rituximab, trastuzumab e teriparatide. Tuttavia, si è notata variabilità regionale nei consumi e nelle spese.
La spesa totale per nuove entità terapeutiche è cresciuta da circa 5.174 milioni di euro nel 2014 a circa 8.540 milioni di euro nel 2022. La spesa associata ai farmaci orfani, che include gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche e le erogazioni nell’assistenza convenzionata, è aumentata del 29,2% nel 2022 rispetto all’anno precedente, raggiungendo 1,98 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta il 6,0% della spesa farmaceutica del Servizio Sanitario Nazionale.
A livello internazionale, proprio mentre viene lanciato l’allarme per un’Europa senza farmaci, l’Italia ha una bassa incidenza di spesa per farmaci equivalenti, ma è al primo posto nell’incidenza di spesa e consumo di farmaci biosimilari. Nei confronti dei prezzi, considerando sia i farmaci dispensati territorialmente che ospedalieramente, l’Italia ha prezzi superiori solo a Francia, Portogallo e Polonia. Per la spesa in farmaci orfani, l’Italia si posiziona al quinto posto con 48,2 euro pro capite, dietro ad Austria, Francia, Belgio e Germania. In tutti questi Paesi c’è stata un aumento della spesa nei anni 2021 e 2022.