Sgambetto sui farmaci generici, salta la promessa in Manovra

Passo indietro del Governo sugli incentivi per i farmaci generici, una promessa che viene meno nella bozza e che non fa piacere ai farmacisti italiani

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

La bozza della Manovra contiene 109 articoli con diverse misure per le famiglie, dal taglio del cuneo fiscale al bonus asilo, passando anche per la rivalutazioni delle pensioni e tante novità su fisco e tasse. Ma tra gli articoli ne manca uno che prima c’era e poi è stato tolto, quello legato all’incentivo promesso dal Governo ai farmacisti per i farmaci generici che, ora, sembra essere scomparso. Ma cosa prevedeva e per i lavoratori del settore sono scontenti?

Scompare l’incentivo sui farmaci generici

L’incentivo che prima era presente in manovra e che ora, nella bozza pronta a passare al Parlamento, sembra scomparso, riguardava un “premio” che lo Stato avrebbe versato ai farmacisti per prescrivere i cosiddetti farmaci equivalenti anziché quelli di marca.

Si sarebbe trattato di un incentivo di 28 centesimi a scatola, da incassare solo nel caso in cui l’equivalente consigliato avesse un prezzo inferiore rispetto a quello di marca con brevetto scaduto.

L’idea di dare un premio sulle confezioni l’aveva avuta il ministro alla Salute del governo passato, Roberto Speranza e si prevedevano 0,12 euro a scatola. Ma dopo un primo ok, ora la misura sembra scomparsa e non si sa per mano di chi. Quel che è certo che ora nella nuova versione della manovra la quota premiale è di 0,1 centesimi (0,11 dal 2025) ma su tutti i farmaci a brevetto scaduto. cioè quelli generici e quelli di marca, qualunque sia il loro prezzo.

Si sarebbe trattato, in poche parole, di una misura che poteva spingere i farmacisti a promuovere il generico in modo da poter aiutare sia l’imprese sia a far diminuire le spese del SSN che, ogni anno, spende milioni sul rimborso dei farmaci di marca.

Perché è scomparso l’incentivo

In tanti si chiedo che fine abbia fatto l’incentivo e chi possa aver voluto il suo addio in manovra in maniera così drastica e decisa. Di certo pare che non sia intervenuto il Ministero della Salute, rimasto sorpreso dalla scelta, ma si tratta comunque di una promessa non mantenuta che potrebbe avere ripercussioni importanti alla lunga.

L’Italia è sempre il Paese europeo dove si usano meno generici, ma nell’ultimo anno c’era stato un aumento del consumo, di circa il 3,8%, comunque più alto della crescita della spesa, all’1,4%.

Non è quindi escluso che dietro la decisione di cancellare l’incentivo da 0,28 euro possano esserci le pressioni di alcune industrie, prevalentemente italiane, che producono i farmaci di marca.

Ma un dato va sottolineato. A oggi la legge italiana prevede che quando viene prescritto un farmaco a carico del sistema sanitario, lo Stato riconosca il prezzo di riferimento, cioè quello del medicinale generico, o equivalente. Se il cittadino vuole comunque il prodotto di marca paga la differenza e a oggi gli italiani spendono più di un miliardo di euro di tasca propria per pagarla.

L’associazione dei produttori di equivalenti, Egualia, ha scritto anche alla Conferenza delle Regioni per esprimere “grande preoccupazione sulle ripercussioni che tali misure andrebbero ad avere sul già limitato utilizzo dei farmaci equivalenti a livello nazionale”.  E l’allarme è anche per il SSN che vedrà di certo incrementare la spesa per tutti quei “cittadini che verseranno un differenziale di prezzo per avere un farmaco a marchio”.