Arretrati salariali dipendenti pubblici: da chiarire il nodo della prescrizione

Importante vittoria per i dipendenti pubblici, ai quali spettano 34 anni di arretrati. Ma adesso da chiarire c'è il nodo della prescrizione

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Ai dipendenti pubblici spettano gli arretrati salariali degli ultimi 34 anni. A deciderlo è stata la sentenza n. 4/2024 dalla Corte Costituzionale, che ha messo a disposizione di questi lavoratori una grande possibilità per recuperare gli aumenti salariali legati all’anzianità, che in precedenza erano stati bloccati.

Dopo gli entusiasmi iniziali di una sentenza che, sicuramente, ha pochi precedenti (se non nessuno), è tempo di capire a chi possa spettare il recupero degli arretrati salariali. È necessario, infatti andare a verificare la situazione lavorativa di ogni singolo dipendente pubblico e capire, tra l’altro, quando scatta la prescrizione. E per chi, invece, non interviene. È importante, quindi, fare un po’ di chiarezza.

Arretrati salariali e sblocco anzianità: cosa cambia adesso

Prima di procedere è meglio rispolverare un po’ la questione e fare il punto della situazione. Il nodo del contendere risulta essere strettamente collegato con il contratto sottoscritto nel 1990 dai dipendenti pubblici, attraverso il quale veniva regolamentato il rapporto di lavoro nel settore pubblico, che era normato rispettando le regole del diritto pubblico.

Nel 1993, invece, è stato introdotto l’ARAN. Attraverso questo contratto, in estrema sintesi, era stato introdotto il blocco dell’anzianità, prevedendo l’assegnazione di determinati importi che venivano assegnati in base agli anni di servizio che erano stati accumulati prima del 31 dicembre 1990. L’ammontare di quanto riconosciuto ai vari dipendenti pubblici era condizionato dalla loro qualifica. A seguito della privatizzazione avvenuta nel 1993, i rapporti di lavoro sono stati sostanzialmente assimilati alle norme e alle regole contenute all’interno del Codice Civile. È stata, inoltre, modificata la giurisdizione per i ricorsi.

La sentenza della Corte Costituzionale, nonostante alcune restrizione che sono state introdotte attraverso la Legge Finanziaria 2001, ha sostanzialmente riaperto la possibilità di rivendicare gli aumenti legati all’anzianità. Non sono previsti dei limiti di prescrizione, andando a favorire, almeno potenzialmente, la retribuzione ed i contributi previdenziali, che a questo punto risulterebbero essere potenziati.

Cosa prevedeva la Legge Finanziaria 2001

Un pugno allo stomaco ai dipendenti pubblici è arrivata dalla Legge Finanziaria 2001, che aveva stabilito che il contratto collettivo entrato in vigore nel 1990 era stato prorogato per altri tre anni, ma con l’esclusione della RIA, ossia la Retribuzione Individuale di Anzianità.

La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale proprio questo provvedimento: la sua applicazione avrebbe determinato la bocciatura di numerosi ricorsi ancora in fase di giudizio. L’effetto retroattivo di questa norma sulle cause che si stavano discutendo non sarebbe stato giustificato da “imperative ragioni di interesse generale”.

Cosa potrebbe accadere ora come ora

A questo punto i dipendenti pubblici si possono aspettare trent’anni di arretrati salariali? Ma soprattutto a chi spettano gli emolumenti del passato? Non ci sono limiti di prescrizione, infatti, esclusivamente per i dipendenti pubblici che fino a questo momento si sono fatti parte attiva per tutelare i propri diritti nelle sedi opportune? E chi non ha fatto? Il dubbio è proprio su di loro.

Date le tempistiche, è necessario valutare se possano esistere i margini per effettuare un ricorso al giudice ordinario da parte di quanti non abbiano mai aperto il contenzioso. O se, molto più limitatamente, quanto deciso dalla Corte Costituzionale riapre le porte esclusivamente per quanti hanno effettuato dei ricorsi, che nel corso degli anni sono stati respinti dalle varie autorità giudiziarie.

Il problema della prescrizione, infatti, non viene a porsi per i soggetti che hanno fatto ricorso a metà degli anni novanta. Questi soggetti potrebbero vedersi liquidati fino a trent’anni di arretrati salariali. In caso di sentenza – dato che non c’è mai stata interruzione – non opera la prescrizione. Discorso diverso, invece, per i soggetti che nel corso degli anni non si sono mai mossi per tutelare i propri diritti. Per i quali è necessario capire se si possano aprire ulteriori spiragli o se tutto soccombe alla prescrizione.

Come ottenere gli arretrati salariali

Ma a questo punto come si devono muovere i diretti interessati per riuscire ad ottenere gli arretrati salariali sbloccati ufficialmente dalla Corte Costituzionale? I sindacati iniziano già a muoversi in questo senso. Intervistata da Il Tirreno, Mirella Dato, Segretaria regionale per le funzioni centrali della Funzione Pubblica Cgil Toscana, ha spiegato che

Al momento stiamo cercando di informare della questione tutti i dipendenti pubblici ancora in attività che potrebbero essere interessati da questa sentenza. Costoro devono mettersi in contatto con il loro delegato sindacale di riferimento o con le strutture territoriali della nostra categoria, che li supporteranno nell’invio di una richiesta di ricostruzione della carriera e di una diffida alle pubbliche amministrazioni di riferimento. Quest’ultima servirà per fermare l’eventuale prescrizione degli arretrati spettanti, mentre la ricostruzione della carriera dovrebbe permettere alle istituzioni pubbliche di quantificare l’importo degli arretrati. Al momento, però, stiamo ancora cercando di capire come agire per i potenziali beneficiari già andati in pensione.

Al momento, però, non è ancora chiara quale procedura debba essere adottata per richiedere ufficialmente gli arretrati salariali che spettano. È necessario che venga emanata una normativa o una comunicazione ufficiale che definisca come si debbano muovere i vari soggetti coinvolti.

Questo significa che prima di vedersi accreditati gli arretrati salariali che spettano – almeno per quanti hanno vinto il ricorso – è necessario un intervento legislativo del Governo. Le tempistiche, purtroppo, potrebbero essere ancora lunghe. Non è detto che tutto si possa risolvere in tempi rapidi.

In sintesi

Arrivano gli arretrati salariali per i dipendenti pubblici. Al momento, però, non sono ancora chiare le tempistiche, né quale sia la strada da percorrere per farne richiesta. È necessario, infatti, attendere l’emanazione di un decreto attuativo. O molto più semplicemente devono essere rese note le modalità operative.

Da chiarire, inoltre, la posizione di quanti non hanno fatto ricorso, per i quali gli arretrati sono andati in prescrizione. Per loro si potrebbe aprire la porta ad un ricorso ad un giudice ordinario.