Si è infine giunti alla firma del rinnovo del comparto Funzioni centrali per quanto riguarda il contratto 2022-2024. Un risultato raggiunto in maniera tutt’altro che serena, considerando il clima in ambito sindacale. Le sigle sono infatti spaccate ma, di fatto, vediamo quali sono i cambiamenti per circa 195mila dipendenti.
La firma del contratto
Non è stato facile, anzi, ma alla fine l’annuncio ufficiale c’è stato. Una notizia a lungo attesa da numerosi dipendenti dei ministeri, degli enti pubblici non economici (Inps e Inail ad esempio) e delle agenzie fiscali.
Come detto, però, le sigle sindacali si sono spaccate. L’accordo è stato infatti sottoscritto dalla Cisl-Fp, al fianco dei sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp. Passo indietro invece da parte di Fp-Cgil e Uil-Pa, che hanno anche pubblicato una nota in merito: “Governo e Aran si prendono la responsabilità di scegliere la via della rottura di una trattativa ancora in corso, che lasciava margini per migliorare un testo che non dà risposte adeguate alle lavoratrici e ai lavoratori del comparto”.
Gli aumenti in arrivo
Da settimane si parlava della possibilità di aumenti salariali inseriti all’interno di questo nuovo accordo. Volendo tirare una riga e parlare di media, la cifra extra per 13 mensilità sarebbe di 165 euro mensili.
Occorre però analizzare i singoli casi, scendendo nel dettaglio delle varie fasce di ruolo. La carica più bassa, quando si parla di dipendenti ministeriali, è l’assistente. La cifra prevista in questo caso sarebbe di 121,40 euro. Leggermente migliore quella per gli operatori, che raggiungerebbero quota 127,70 euro extra al mese.
Si registra un primo vero salto in avanti per i funzionari, per i quali sono previsti 155,10 euro. Raggiungendo le professionalità elevate, invece, la cifra sarebbe di 193,90 euro.
Settimana corta: cosa cambia
Tra le principali novità si fa largo l’ipotesi della settimana corta, a parità di stipendio. Di fatto un esperimento su base volontaria per quattro giorni lavorativi, tutelando la soglia delle 36 ore settimanali.
La discussione è giunta anche in Aula sul finire di ottobre. Si prolungherà però alla Camera fino a gennaio. Le opposizioni ipotizzano una riduzione netta dell’orario di impiego, a parità di salario. Non è stato votato l’emendamento oppressivo della maggioranza di Giorgia Meloni. Se da una parte però Fratelli d’Italia e Forza Italia sembrano tenersi ben a distanza dall’ipotesi, la Lega apre una porticina.
Ne ha parlato il sottosegretario al welfare Claudio Durigon: “Disponibilità a capire se esistono possibilità di individuare una soluzione che sia adeguata”. In questo clima politico, accettare un confronto è già una notizia positiva, occorre dirlo.
Per riuscire a far fronte a una nuova articolazione dell’orario di lavoro, però, sarebbe necessario un riproporzionamento delle ferie annue. Lo stesso dicasi inoltre per le altre assenze dal servizio. Il presidente dell’Aran Antonio Naddeo ne ha parlato in questi giorni, evidenziando come il cambiamento debba passare attraverso l’implementazione di orari flessibili. Di fatto si andrebbe a concentrare le proprie ore di impiego in meno giorni.
“Un approccio che potrebbe portare a una maggiore produttività e un migliore equilibrio tra vita privata e lavorativa. È però cruciale valutare quelli che possono essere gli impatti sulle operazioni, assicurando che i servizi pubblici non vadano incontro a interruzioni o ritardi”.
Smart working
Si è tornati a parlare anche di lavoro da remoto, in un periodo in cui alcune società sembra stiano facendo dei passi indietro. Basti pensare alla decisione di Amazon sullo smart working, che ha generato malcontento tra le fila dei propri dipendenti.
Il nuovo accordo mira a superare il vincolo della presenza fisica prevalente. Sguardo rivolto ai neo assunti e ai dipendenti in condizioni di particolare necessità. Facendo riferimento alla bozza, “è possibile estendere il numero di giorni di attività resa in modalità agile rispetto a quelle previste per il restante personale” per i dipendenti con particolari condizioni di salute o che assistono familiari con disabilità.
Sarà l’amministrazione a individuare le attività che possono essere svolte da remoto. Per quanto riguarda l’adesione, invece, ha natura volontaria e consensuale. La bozza di contratto prevede inoltre l’erogazione del buono pasto per le giornate di lavoro agile, svolte con le stesse ore previste in presenza.