Il ritorno di Draghi: ecco cosa farà ora “Super Mario”

A Draghi il ruolo di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Mario Draghi torna in Europa. Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, ha annunciato ufficialmente in un discorso tenuto al Parlamento europeo sullo stato dell’Unione che il noto economista Mario Draghi avrà il compito di preparare un report sulla competitività europea. “Tre sfide – lavoro, inflazione e ambiente commerciale – arrivano in un momento in cui chiediamo anche all’industria di guidare la transizione pulita. Dobbiamo quindi guardare avanti e stabilire come rimanere competitivi mentre lo facciamo. Per questo motivo ho chiesto a Mario Draghi – una delle grandi menti economiche europee – di preparare un rapporto sul futuro della competitività europea”, ha detto Ursula von der Leyen.

Cosa farà Mario Draghi per l’Europa

In un momento critico in cui l’Unione Europea rischia di apparire fragile e vulnerabile di fronte alle potenze mondiali come gli Stati Uniti e la Cina, la missione affidata all’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, rappresenta un compito di vitale importanza per il futuro del Vecchio Continente. Draghi ha una chiara visione di ciò che serve davvero all’Europa, e alcune indicazioni su ciò che potrebbe essere il suo programma emergono dalle parole pronunciate recentemente in un’intervista su ‘The Economist”.

Egli sottolinea la necessità per l’Unione europea di adottare “nuove regole e una maggiore condivisione della sovranità”, poiché le strategie che in passato hanno garantito la prosperità e la sicurezza dell’Europa, basate sulla dipendenza dagli Stati Uniti per la sicurezza, dalla Cina per l’export e dalla Russia per l’energia, sono diventate obsolete, incerte o inaccettabili.

Riguarda i bilancio dell’Unione

Per proteggere e rafforzare la propria competitività nell’attuale panorama globale, l’Unione Europea deve intraprendere una profonda revisione delle sue politiche di bilancio. Il contributo di Mario Draghi a questo dibattito cruciale evidenzia la necessità di sviluppare nuove regole che siano caratterizzate da un delicato equilibrio tra rigorosità e flessibilità. Questo equilibrio, enfatizzato da Draghi, rappresenta un cardine fondamentale per assicurare la credibilità delle politiche economiche dell’Unione Europea a medio termine, mentre al tempo stesso permette ai governi di affrontare in modo adeguato e reattivo le sfide impreviste che possono emergere.

Per conseguire il giusto equilibrio tra disciplina finanziaria e adattabilità, Draghi sottolinea l’importanza di una riforma profonda delle politiche di bilancio, che potrebbe richiedere modifiche strutturali e un ripensamento delle strategie di spesa. In questo contesto, l’obiettivo non è solo quello di garantire la competitività dell’Unione Europea, ma anche di stabilire una base solida per la crescita sostenibile, la prosperità e la resilienza dell’intera regione in un mondo in costante evoluzione.

La federalizzazione di alcune spese

La visione delineata da Draghi nel suo intervento su ‘The Economist” si oppone alla prospettiva dei movimenti sovranisti. Essa non contempla un aumento dell’autonomia dei singoli governi, ma piuttosto un trasferimento di maggiori competenze in materia di spesa verso il centro, con l’obiettivo di “federalizzare” alcune spese per gli investimenti. L’obiettivo è quello di raggiungere un equilibrio simile a quello degli Stati Uniti, dove vigono regole rigorose che vietano agli Stati membri di andare in deficit, ma vi sono anche decisioni fiscali prese a livello centrale.

Questo percorso, come sottolineato da Draghi, richiederebbe l’istituzione di nuove forme di rappresentanza e un processo decisionale più centralizzato. In vista dell’espansione dell’Unione Europea verso i Balcani e l’Ucraina, Draghi avverte contro il pericolo di ripetere gli errori del passato, cioè l’allargamento della periferia senza rafforzare il centro. Egli sostiene che questo rischierebbe di diluire l’Unione Europea anziché darle la capacità di agire efficacemente.