Putin ordina esercitazioni con armi nucleari non strategiche: dobbiamo preoccuparci?

Il Cremlino torna ad agitare la minaccia dell'escalation nucleare, ma si tratta di propaganda. Intanto però Putin tenta di dividere il fronte degli Stati Ue e indebolire il sostegno all'Ucraina

Pubblicato: 6 Maggio 2024 14:41

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Ci risiamo, ancora una volta. La Russia agita la minaccia dell’escalation nucleare e l’Europa si preoccupa. Fermo restando che Mosca non ha alcuna intenzione di lanciare bombe atomiche nel proprio cortile di casa, ha fatto comunque molto rumore l’annuncio da parte di Putin su esercitazioni con armi nucleari non strategiche (dunque tattiche) a due passi dall’Ucraina in guerra.

La mossa, come precisato dallo stesso ministero degli Esteri russo, rappresenta “una risposta alle dichiarazioni provocatorie e alle minacce di singoli funzionari occidentali”. Dove la parola più importante è quel “singoli” che rischia di passare inosservato tra termini ben più gonfi come “provocatorie” e “minacce”. E cercheremo di capire il perché.

L’annuncio russo sulle esercitazioni nucleari vicino all’Ucraina

Il presidente russo Vladimir Putin ha dunque ordinato esercitazioni nucleari che coinvolgono unità dell’esercito posizionate nel distretto militare meridionale, vicino all’Ucraina. In particolare la Marina, l’aviazione e le truppe di base. “Durante le esercitazioni verranno adottate una serie di misure per esercitarsi nella preparazione e nell’uso di armi nucleari non strategiche”, afferma il Cremlino, adoperando formazioni missilistiche. Lo scopo ufficiale è quello di “aumentare la prontezza delle forze nucleari non strategiche per svolgere missioni di combattimento.

La motivazione ufficiale è invece il “dovere” di rispondere alle affermazioni occidentali sull’invio di truppe in Ucraina. Come megafono di questa consueta propaganda viene mandato sempre sotto i riflettori il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “Le dichiarazioni di Macron sul possibile invio di truppe in Ucraina segnano una serie di tensioni senza precedenti”, afferma il fedelissimo del presidente. L’invio di truppe occidentali in Ucraina “comporterà un’entrata diretta dei loro Paesi nella guerra, alla quale dovremo rispondere. E, ahimè, non sul territorio dell’Ucraina”. Gli Usa, la Francia e il Regno Unito “non potranno nascondersi, ci sarà una catastrofe mondiale”.

Dal punto di vista pratico, c’è ben poco di cui preoccuparsi. O, meglio, nulla di più di cui preoccuparsi rispetto ai pericoli di risposte irrazionali da parte di una grande potenza nucleare. Come sottolineato anche dal ministro Guido Crosetto, le esercitazioni con armi tattiche rappresentano manovre che “la Russia ha effettuato decine di volte negli anni precedenti”. In questo momento noi prendiamo qualunque notizia e cerchiamo di dargli anche una rilevanza superiore a quella che ha. E questa è una di quelle cose che non servono a migliorare la situazione, perché rischiamo di aumentare il nervosismo, di aumentare le reazioni spropositate”, sottolinea il titolare della Difesa a margine della riunione del Gruppo speciale Mediterraneo e Medioriente dell’Assemblea parlamentare Nato. “Bisogna circoscrivere tutto al significato che hanno e che hanno sempre avuto negli anni precedenti, in periodi più tranquilli”.

Dietro la propaganda: i perché dell’annuncio di Putin

In definitiva, però, la Russia ha deciso di compiere queste esercitazioni atomiche a due passi dall’Europa. Perché ora? Innanzitutto, come già accennato, per destabilizzare ancora di più il variegato fronte europeo in un momento di profonda stanchezza imperiale statunitense. In secondo luogo, per mostrare i muscoli nucleari a un’Ucraina che rischia di ritrovare entusiasmo per l’approvazione degli aiuti di Usa e Ue, anche se in realtà la sua situazione continua a essere al limite del disperato.

C’è poi un altro aspetto da considerare. Quando si parla di grandi potenze, la propaganda rappresenta un’arma vera e propria puntata contro i nemici. Anzi, soprattutto contro i satelliti dei nemici, più destabilizzabili dal timore della guerra. La risposta che la Russia vuole dare all’Occidente, e dunque agli Usa, viaggia sui binari della retorica ma si riferisce a un evento molto concreto, citato un paio di giorni fa dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Parliamo dell’accusa nei confronti della Nato di “prepararsi a un potenziale conflitto con Mosca”. Come prova di questo scenario, Zharkova ha citato le esercitazioni militari condotte dall’Alleanza Atlantica vicino ai confini della Russia negli ultimi quattro mesi e indette proprio alla luce della mutata contingenza internazionale provocata dall’invasione russa dell’Ucraina. Principio di azione e reazione applicato alla fisica geopolitica. Nulla più, visto che quando è il fronte occidentale a effettuare esercitazioni che coinvolgono testate nucleari non si grida all’apocalisse. La funzionaria russa ha poi sottolineato che la più grande esercitazione della Nato dai tempi della Guerra Fredda, Steadfast Defender, si sta svolgendo vicino ai confini russi.

Putin punta a dividere l’Europa invitandola alla “sua” inaugurazione

Restando nel campo della propaganda, la Russia tenta dunque di dividere ulteriormente il frammentato fronte europeo chiamando all’appello quelle frange che covano (per non dire nutrono) simpatia per il regime putiniano. Uno degli obiettivi è polarizzare una presunta inconsistenza della presa Usa, egemone nel Vecchio Continente, facendo emergere insofferenze che il Cremlino sa benissimo presenti all’interno degli Stati Ue. Come? Negli ultimi giorni il Cremlino ha diffuso gli inviti per l’inaugurazione del quinto mandato presidenziale di Putin ai Paesi europei e occidentali – compresi Usa, Canada e Gran Bretagna -, generando profonde differenze tra i 27 Stati membri dell’Ue su come rispondere. Sembra infatti che alcune nazioni siano propense ad accettare l’invito, a livello di ambasciatori, mentre altre intendono boicottare la proposta.

Nel gruppo dei “no” figurerebbero, manco a dirlo, Canada, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Regno Unito e Stati Uniti. Il Servizio di Azione Esterna dell’Ue (Eeas), stando a una fonte bene informata, avrebbe invece suggerito di prendere parte alla cerimonia. Ciò che è certo è che i rapporti tra Russia ed Europa non sono mai stati così tesi. L’ultima tappa di questa tensione è rappresentata dalle indiscrezioni, pubblicate dal Financial Times, su potenziali atti di sabotaggio da parte russa nell’Ue. Il tutto dopo una settimana dominata dalle dichiarazioni rilasciate al The Economist dal presidente francese Emmanuel Macron, il quale sostiene che l’invio di truppe di terra in Ucraina non va escluso se Mosca dovesse “sfondare la linea del fronte” e anche solo “se Kiev lo richiedesse”. Cosa che ha già fatto, quindi evidentemente non basta la richiesta. Citofonare agli Usa per informazioni.

Non bisogna poi dimenticare che Ue e Nato rappresentano rispettivamente il braccio politico-economico e il braccio armato degli Stati Uniti nel nostro Continente. Le traiettorie delle due organizzazioni vengono dunque divise o sovrapposte a seconda delle esigenze del blocco occidentale. Gli Usa vorrebbero aprire alla Russia, ma in questo modo la Nato perderebbe la sua ragione di esistere. L’Alleanza, che finora ha mostrato grandissima prudenza, sembra invece voler inviare un messaggio chiaro a Putin, seppur veicolato dai leader occidentali, su quali siano e “linee rosse” da non valicare. Uno scontro di retorica, apparentemente, che ha identificato la Russia come il grande nemico dell’Europa a partire dall’invasione della Georgia del 2008 fino al “colpo finale” dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022. E, non a caso, c’è una grande operazione Nato, la Steadfast Defender, pronta a dimostrarlo con 90mila soldati.

Oltre quale soglia potrebbe scattare l’attacco nucleare russo?

Anche in passato Mosca ha dato luogo a varie esercitazioni sull’uso di armi nucleari tattiche nella fase iniziale di un conflitto con una grande potenza mondiale. Oltre alle esercitazioni pratiche e ai manuali di istruzioni, il programma del Cremlino include anche “wargames”, letteralmente giochi di guerra simulata al computer. I documenti segreti russi rivelati a febbraio dal Financial Times sono state prodotte tra il 2008 e il 2014 e includono anche presentazioni per ufficiali della Marina. In estrema sintesi, si tratta di file che descrivono una soglia per l’uso di armi nucleari tattiche inferiore a quella ammessa pubblicamente dalla Russia finora. In più di un’occasione, in oltre due anni di guerra d’Ucraina, Putin ha ribadito il ricorso agli armamenti atomici in presenza di una “minaccia esistenziale” alla Federazione Russa.

Non diciamo niente di nuovo nel ricordare che l’arsenale atomico russo fa paura: è il primo al mondo per numero di testate nucleari dispiegate, immagazzinate o ritirate (per un totale di 5.889). Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (Sipri), ammontano a 12.512 le testate nucleari strategiche esistenti nel mondo. Di queste, come ha sottolineato l’Ispi, quasi 9.500 sono a disposizione degli eserciti per un potenziale utilizzo e più di 3.700 sono già schierate su missili e aerei. Da sole, Mosca e Washington detengono il 90% delle testate globali. Per non finire prede dell’allarmismo incontrollato cerchiamo dunque di intenderci e di comprendere. La Russia non ha intenzione di scatenare un’apocalisse in cui rischia di essere annientata l’umanità. La bomba atomica di tipo strategico è stata sganciata soltanto in un’occasione, dagli Usa sul Giappone, mettendo fine alla guerra mondiale e da allora ha rappresentato un fattore deterrente per ogni conflitto su larga scala. Ed è ancora così, checché se ne dica. Non esiste alcun pulsante rosso nella disponibilità di una singola persona che possa scatenare il giorno del giudizio nucleare.

Fatta questa banale ma necessaria premessa, vediamo cosa dice la dottrina russa. Mosca si riserva il diritto di lanciare un attacco nucleare solo come reazione a due “offese” specifiche:

  • in risposta all’uso di armi nucleari o di distruzione di massa contro la Russia o contro i suoi alleati;
  • in risposta a un’aggressione su larga scala con l’uso di armi convenzionali che metta in pericolo “l’esistenza stessa dello Stato”.

Nei documenti segreti vengono quindi aggiornati i criteri per una potenziale risposta atomica e vanno da un’incursione nemica in territorio russo a fattori scatenanti più specifici, come la distruzione del 20% dei sottomarini con missili balistici strategici russi.