Colosso degli elettrodomestici taglia 6mila posti di lavoro a causa di un prodotto difettoso

Philips ha annunciato il licenziamento di 6mila dipendenti, pari all'8% della propria forza lavoro, a causa del ritiro dal mercato di un apparecchio respiratorio.

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Claudio Garau

Editor esperto in materie giuridiche

Laureato in Giurisprudenza, con esperienza legale, ora redattore web per giornali online. Ha una passione per la scrittura e la tecnologia, con un focus particolare sull'informazione giuridica.

Oltre 6mila dipendenti della Philips saranno licenziati per il contraccolpo del ritiro di un prodotto difettoso subìto dai conti della multinazionale. Il gruppo olandese ha annunciato il taglio dell’8% della propria forza lavoro entro il 2025, che fa seguito ai 4mila esuberi già comunicati ad ottobre.

Una decisione “difficile ma necessaria”, come ha comunicato il ceo di Philips Roy Jakobs, provocata dal richiamo dal mercato di apparecchi respiratori per l’apnea notturna, risultati malfunzionanti.

Philips taglia 6mila posti di lavoro: il ritiro del prodotto difettoso

Il gruppo olandese sta infatti tagliando le spese per compensare gli ammanchi dovuta all’impossibilità di vendere i dispositivi per la terapia del sonno.

Il primo richiamo degli apparecchi è stato disposto nel giugno 2021, comportando uno stanziamento di circa 885 milioni di euro per fare fronte alle perdite.

Insieme alla presentazione dei conti del 2022, Philips ha dichiarato che aumenterà gli accantonamenti di 85 milioni di euro e ha disposto un nuovo piano per creare valore sostenibile che passa attraverso una “semplificazione del modello operativo”.

“Il 2022 è stato un anno molto difficile per l’azienda e per i nostri stakeholder – ha spiegato il ceo Roy Jakobs in una nota – e stiamo mettendo in atto con urgenza azioni nette per migliorare e aumentare la produttività”.

Philips taglia 6mila posti di lavoro: i conti del gruppo

Rispetto all’utile di 151 milioni di euro registrato nel quarto trimestre del 2021, la multinazionale ha comunicato perdite nette per 105 milioni di euro nello stesso periodo dello scorso anno.

Negli ultimi tre mesi del 2022 le vendite del gruppo sono state pari a 5,4 miliardi di euro, con una crescita delle vendite comparabili del 3% trainata da miglioramenti nella fornitura di componenti, mentre le condizioni della catena di fornitura di “rimangono difficili”. L’utile operativo è stato pari a 171 milioni di euro, rispetto ai 162 milioni di euro del quarto trimestre 2021.

Il bilancio del 2022 ha fatto segnare per l’azienda una perdita di 1,5 miliardi di euro a fronte di un precedente utile di 553 milioni, mentre le vendite sono state pari a 17,8 miliardi di euro, in calo del 3%, contro un aumento del 4% degli ordini dell’anno precedente.

Philips ha spiegato che la crescita media del settore tecnologico in cui è attivo si attesta tra il 3 e il 6% all’anno e conta di “concentrarsi sulla crescita organica e basare il suo modello sull’incremento dell’impatto su scala dell’innovazione incentrata sui pazienti e sulle persone”.

L’ad Jacobs si è detto “fiducioso” in merito al riuscire a raggiungere una “crescita delle vendite del 5% e superiore al 10% per il margine lordo entro il 2025”, destinato a crescere secondo le previsioni della multinazionale “anche oltre il 15% negli anni successivi”.

I nuovi tagli di lavoro rientrano all’interno del nuovo piano strategico, che si sviluppa sulla base di tre priorità individuate dalla multinazionale: sicurezza e qualità del paziente; affidabilità della catena di fornitura; un modello operativo semplificato e più agile. Philips ha comunicato che i primi 3mila licenziamenti saranno effettuati entro il 2023, in linea con normative e processi locali (qui avevamo parlato delle crisi aziendali sul tavolo del Governo in Italia).

Il gruppo olandese ha precisato, inoltre, che aumenterà dal 70 al 90% le spese destinate alla ricerca per “avvicinarsi ai propri clienti” e continuerà a investire il 9% delle vendite in ricerca e sviluppo (scopri qui i paesi europei dove si investe di più in ricerca e sviluppo) a fronte dei 10,25% stanziati nel 2022, ma si concentrerà su “progetti con meno risorse, risorse migliori e maggiore impatto”.