Banche palestinesi fuori dal sistema internazionale, la mossa di Israele

L'esclusione delle banche palestinesi dal sistema del credito israeliano e internazionale paralizzerebbe bonifici e pagamenti digitali, gettando nel caos la già disastrata economia locale

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Le banche palestinesi rischiano di essere escluse dal sistema bancario israeliano e internazionale nelle prossime settimane. La decisione segue il provvedimento del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, di rescindere un accordo vitale per l’economia della Cisgiordania con le istituzioni finanziarie palestinesi. Ora l’approvazione definitiva spetta al Consiglio di guerra guidato dal premier Benjamin Netanyahu.

Banche palestinesi isolate per volontà di Israele

È il quotidiano israeliano Haaretz a sganciare la bomba. L’economia palestinese è strettamente legata allo shekel, la valuta nazionale israeliana, e ciò rende estremamente vulnerabile la situazione finanziaria della Cisgiordania. Le operazioni bancarie e gli accordi con la Banca di Israele e altre istituzioni finanziarie dello Stato ebraico sono fondamentali per il mantenimento dell’economia locale.

La stretta ora al vaglio del Consiglio di guerra era già stata ventilata dal falco Bezalel Smotrich, ministro di orientamento ultraconservatore. Smotrich aveva minacciato di strangolare l’economia palestinese in risposta alle sanzioni degli Stati Uniti contro alcuni coloni israeliani accusati di violenze contro i civili palestinesi.

Le banche palestinesi si affidano principalmente a due istituti bancari israeliani, Israel Discount Bank e Bank Hapoalim, per collegarsi al sistema bancario internazionale. Tuttavia, l’accordo potrebbe saltare per volontà di Smotrich. Fatto che rappresenterebbe l’ennesima drammatica bordata alla stabilità finanziaria dei palestinesi di Cisgiordania. In mancanza dell’approvazione governativa, le banche israeliane potrebbero essere esposte a gravi conseguenze legali: potrebbero infatti venire accusate di compiere attività economiche illegali con realtà legate alle attività terroristiche di Hamas.

Questo paralizzerebbe le transazioni commerciali fra aziende israeliane e controparti legate all’Autorità Nazionale Palestinese che governa la Cisgiordania. Un effetto sarebbe lo stop ai pagamenti digitali ai lavoratori palestinesi, che dovrebbero cominciare a percepire lo stipendio esclusivamente in contanti. Contestualmente si vedrebbe la paralisi di tutte le attività correlate a bonifici e pagamenti digitali.

Guerra anche sul piano finanziario

La guerra di Israele contro Hamas procede anche sul fronte economico e talvolta con una commistione fra i due campi: lo scorso dicembre l’esercito israeliano ha ucciso Subhi Parwan, ritenuto essere un cambiavalute palestinese con traffici stimati in decine di milioni di dollari.

Tel Aviv ha inoltre disposto una unità specializzata in indagini su riciclaggi e traffici illeciti con lo scopo di tagliare le gambe ad Hamas sotto il profilo economico. Si sa già quali stati abbiano finanziato Hamas, ciò che è oggetto di indagine sono i legami fra l’organizzazione islamista e una miriade di attività nelle quali sono stati reinvestiti i soldi.

Ma la stretta bancaria di Bezalel Smotrich rischia di mettere in ginocchio anche decine di migliaia di onesti lavoratori palestinesi che non hanno alcun legame con Hamas e con traffici sospetti, aggravando la già martoriata situazione della popolazione di Gaza.

Indagine sulle speculazioni di Borsa

Sempre a dicembre Tel Aviv ha dato il via a una serie investigazioni su opache speculazioni di Borsa ai danni di Israele avvenute poco prima la scia di attacchi del 7 ottobre 2023.

Intanto sembra essere sfumata per sempre l’ipotesi di due popoli in due Stati.