Israele indaga sulle speculazioni in Borsa poco prima dell’attacco di Hamas

Qualcuno sapeva dell'attacco di Hamas del 7 ottobre e non ha dato l'allarme, preferendo invece giocare in Borsa: lo sostiene uno studio intitolato "Trading on terror"

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

“Alcuni finanzieri sapevano in anticipo dell’attacco di Hamas contro i civili israeliani e invece di dare l’allarme alle autorità hanno giocato in Borsa guadagnando milioni”. Questa, in sintesi, l’accusa che hanno mosso due professori di prestigiose università statunitensi. Accusa sulla quale adesso sta indagando Israele.

Trading on terror

Lo studio si chiama “Trading on terror”, traducibile in “Fare affari sul terrore”, ed è stato pubblicato su SSRN (Social Science Research Network). Il documento di 66 pagine è stato firmato da Robert Jackson Jr della New York University e da Joshua Mitts della Columbia University.

Tutto parte dall’osservazione di un picco giudicato “significativo” negli scambi di mercato sulle borse americana e israeliana che puntavano a speculare sul declino delle aziende israeliane. Questo picco di compravendite sarebbe avvenuto pochi giorni prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, costato la vita a oltre 1.200 israeliani, per lo più civili.

“I nostri risultati suggeriscono che alcuni trader, informati degli attacchi, hanno tratto profitto da questi tragici eventi”, viene messo nero su bianco nel rapporto.

Speculazioni in Borsa prima dell’attacco di Hamas

Jackson Jr e Mitts hanno analizzato i dati della FINRA (Financial Industry Regulatory Authority) e hanno notato che il 2 ottobre c’è stato un improvviso aumento delle transazioni di vendita allo scoperto. Le vendite allo scoperto sono operazioni speculative a breve termine che gli investitori mettono in atto quando ritengono di poter guadagnare su azioni destinate a perdere valore in un lasso di tempo ridotto. Gli investitori scommettevano contro un importante ETF (fondo negoziato in Borsa) legato a società israeliane. Nei giorni immediatamente precedenti all’attacco, i due ricercatori hanno notato molte operazioni simili sulle azioni di diverse società israeliane alla Borsa di Tel Aviv. La ricerca si è concentrata su Bank Leumi, la principale banca israeliana il cui principale azionista è lo Stato di Israele.

“Secondo il rapporto, le transazioni in quei giorni hanno superato di gran lunga quelle avvenute in numerosi altri periodi di crisi, compresa la recessione seguita alla crisi finanziaria”, viene scritto. “Sebbene non si riscontri un aumento complessivo delle vendite allo scoperto di società israeliane nelle borse statunitensi, individuiamo un forte e insolito aumento, poco prima degli attentati, delle negoziazioni di opzioni rischiose a breve scadenza su queste società, che si calmano subito dopo gli attentati”, aggiungono Jackson Jr e Mitts.

Ma non è tutto: un picco di vendite allo scoperto simile a quello di inizio ottobre si è verificato a inizio aprile. L’intelligence militare israeliana ha rivelato di avere avuto sospetti su un possibile attacco durante la Pasqua ebraica, che quest’anno cadeva giorno 5 aprile. Hamas ha poi deciso di cancellare quell’attacco, ma pochi giorni prima si era registrato un altro picco di speculazioni in Borsa.

Israele indaga

“Stiamo vedendo solo la punta dell’iceberg. Ci sono molte altre cose che non possiamo rilevare ma che le autorità di regolamentazione dovrebbero considerare”. Così ha detto Mitts alla Cnn.

L’Israel Securities Authority ha dichiarato di essere a conoscenza della situazione e di avere avviato un’indagine su questa sorta di insider trading del terrore.