Usa, elezioni presidenziali: tutto quello che bisogna sapere sulla sfida Harris-Trump

Tutto quello che bisogna sapere sulla sfida tra Kamala Harris e Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa

Foto di Matteo Runchi

Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 31 Ottobre 2024 16:01

Il 5 novembre 2024, negli Stati Uniti, i cittadini saranno chiamati a votare per eleggere la Camera dei Rappresentanti, un terzo del Senato, ma soprattutto il nuovo presidente. La sfida è tra la vicepresidente in carica Kamala Harris, democratica ed ex procuratrice generale della California, e Donald Trump, ex presidente, Repubblicano, imprenditore e famosissimo personaggio televisivo.

I due candidati sono divisi su ogni argomento, dai diritti individuali alla politica estera, fino all’economia. Il risultato del voto potrebbe decidere la direzione che prenderanno non solo gli Usa, ma moltissimi altri Paesi del mondo.

Come funzionano le elezioni presidenziali negli Stati Uniti

Il presidente degli Stati Uniti non è eletto direttamente dai cittadini. Viene scelto da 538 grandi elettori nominati dai partiti, che formano il Collegio elettorale. Il voto degli statunitensi stabilisce il numero di grandi elettori che ogni partito può nominare.

Per capire come funzionano le elezioni presidenziali negli Usa, bisogna pensarle come 51 elezioni locali, che concorrono tutte a formare il Collegio elettorale. Ogni Stato, più il District of Columbia, la regione in cui si trova la capitale degli Usa Washington, elegge un numero di grandi elettori in base alla propria popolazione. Il partito che vince in uno Stato nomina tutti i grandi elettori di quello Stato, anche se riceve un solo voto in più dell’avversario.

Questo sistema rende molto importanti i cosiddetti Stati in bilico, cioè quegli Stati che potrebbero essere vinti da entrambi gli schieramenti principali, Repubblicani o Democratici.

Nel 2024 gli Stati in bilico sono Wisconsin e Michigan, più orientati verso il Partito Democratico, Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada, più orientati verso il Partito Repubblicano, e la Pennsylvania, il più conteso e, con i suoi 19 grandi elettori, probabilmente quello decisivo.

Tutte le informazioni utili per seguire le elezioni statunitensi

Le elezioni statunitensi si tengono martedì 5 novembre. Solitamente le operazioni di voto cominciano alle 7 del mattino ora locale di ogni Stato, ma ci sono alcune eccezioni che portano l’orario a variare tra le 5 e le 10 del mattino.

Gli Stati Uniti sono però divisi in sei fusi orari, con alcuni Stati che hanno addirittura più di un fuso orario al loro interno. Quattro sono le fasce principali: Estern, il fuso di New York, Central, quello di Chicago, Mountain, quello di Arizona e New Mexico, e Pacific, quello di Los Angeles. Variano, da est a ovest, tra le 6 e le 9 ore indietro rispetto al fuso orario di Roma, quello italiano. Alaska e Hawaii hanno due fusi propri, 10 e 11 ore indietro rispettivamente.

Per seguire le elezioni americane è importante seguire quasi esclusivamente gli Stati in bilico. Questi sono gli orari italiani di apertura e chiusura dei seggi in ognuno di loro:

  • North Carolina; apertura: 12:30; chiusura 1:30 del 6 novembre
  • Pennsylvania; apertura: 13:00; chiusura 2:00 del 6 novembre
  • Georgia; apertura: 13:00; chiusura 1:00 del 6 novembre
  • Michigan; apertura: 13:00; chiusura 2:00 del 6 novembre
  • Wisconsin; apertura: 14:00; chiusura 2:00 del 6 novembre
  • Arizona; apertura: 14:00; chiusura: 3:00 del 6 novembre
  • Nevada; apertura: 16:00; chiusura: 2:00 del 6 novembre

La nottata elettorale comincerà a urne chiuse, quindi tra l’1:00 e le 3:00 di notte del 6 Novembre ore italiane. Già dai primi minuti dello scrutinio le principali testate giornalistiche e televisioni statunitensi inizieranno ad eseguire le cosiddette “Call”, le chiamate degli Stati. Pur senza un risultato ufficiale, valuteranno le proiezioni dei risultati assegnando a uno dei due partiti maggiori una previsione di vittoria nei vari Stati.

Gli Stati in bilico saranno molto probabilmente “too close to call” troppo in bilico per la chiamata, e bisognerà attendere fino al mattino per sapere i risultati. Il sito della Fec, la Commissione elettorale federale che si occupa dei risultati delle elezioni, sarà aggiornato con un po’ di ritardo. Il modo migliore per seguire lo scrutinio degli Stati in bilico è di visitare i siti delle commissioni elettorali dei singoli Stati.

Le questioni che dividono Harris e Trump, in breve

Raramente la politica americana è stata divisa come negli ultimi anni. I due partiti, che spesso in passato hanno operato collaborando e con sovrapposizioni nell’indirizzo politico più o meno ampie, sono allo scontro soprattutto per le posizioni estreme di Donald Trump, che ha una visione completamente diversa degli Stati Uniti rispetto a quella di Kamala Harris.

 

Per approfondire:

 

Chi vincerà le elezioni negli Usa: le probabilità di Harris e Trump

I sondaggi per le elezioni negli Usa sono complicati da leggere a causa del sistema del Collegio elettorale. Per questo i migliori siti che li raccolgono non restituiscono soltanto il dato nazionale, che ha un’utilità molto limitata, ma anche una probabilità di vittoria, calcolata soppesando le singole rilevazioni svolte da diversi istituti e giornali e i cosiddetti “foundamentals”, condizioni reali che influenzano il voto, dalla situazione economica alla concomitanza con referendum o altre elezioni locali.

Il sito più seguito e disponibile a tutti per questo tipo di informazioni è 538, che al momento dà a Donald Trump una probabilità di vittoria del 52%, contro il 48% di Kamala Harris. Trump ha recuperato molto nei sondaggi dalla metà di ottobre, ma la corsa rimane tra le più tese e imprevedibili della storia recente anche secondo Nate Silver, uno dei sondaggisti più stimati degli Usa, che ha un proprio sistema predittivo che sta restituendo risultati simili a 538.

Nonostante la corsa per la Casa Bianca sia molto incerta, i risultati considerati più probabili non sono quelli per cui uno dei due candidati otterrà 270 voti elettorali. I sondaggisti, infatti, ritengono che sia molto più realistico che tutti gli Stati in bilico o quasi vadano nella stessa direzione. Il risultato in assoluto più probabile secondo 538 è una vittoria a valanga di Donald Trump, circostanza che ha il 5,8% di possibilità di accadere. Segue una vittoria abbastanza larga di Harris, al 4,8%.

La campagna elettorale per le elezioni presidenziali

Quella che sta per terminare è stata una delle campagne elettorali più ricche di eventi e di colpi di scena della storia statunitense. Basti pensare che è cominciata con il presidente Joe Biden come candidato per il Partito Democratico e che la sua rinuncia alla corsa elettorale dopo un dibattito disastroso non è stata l’evento più importante.

La premessa sono le primarie dei due partiti, vinte rispettivamente dal presidente in carica Joe Biden per il Partito Democratico e dall’ex presidente Donald Trump per il partito repubblicano, con risultati nettissimi. Su Biden pesava soprattutto l’età avanzata. Su Trump numerosi processi per varie vicende che lo hanno visto coinvolto, soprattutto quello sulla tentata insurrezione del 6 gennaio 2021.

 

Per approfondire:

 

Come si finanziano le campagne elettorali negli Usa

I candidati alle elezioni americane finanziano la propria campagna elettorale con miliardi di dollari che provengono principalmente da due fonti: i Pac, political action commettee, e i Super Pac. I primi sono vincolati da leggi che limita fortemente la quantità di denaro che una singola persona può donare, ma possono essere coordinati direttamente dalla campagna elettorale dei candidati.

I Super Pac invece non hanno limiti e non devono rendicontare la provenienza dei fondi, fermo restando che non possono provenire dall’estero. Sono però formalmente indipendenti e non possono, in teoria, coordinarsi con la campagna elettorale del candidato che vogliono sostenere. Uno dei Super Pac più famosi e ricchi delle elezioni del 2024 è l’America Pac di Elon Musk, imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense che sostiene Donald Trump e che starebbe spendendo enormi quantità di denaro per la sua campagna elettorale.