Pensioni, spunta la novità dell’Ape Donna: via già a 61 anni

Il governo punta a un restyling di Opzione donna e valuta diverse soluzioni, come un'indennità-ponte a partire dai 61-62 anni

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Mentre il lavoro sulla Manovra procede a rilento, in attesa che la Nadef definisca la cornice contabile, tra le varie misure al vaglio del governo ora spunta, per le pensioni, l’ipotesi Ape Donna, cioè un’Ape sociale agevolata al femminile, che consentirebbe di ricevere l’indennità di accompagnamento verso la pensione dai 61/62 anni invece dei 63 previsti attualmente.

La proposta del governo Meloni riguardo alle pensioni anticipate per le donne è dunque la seguente: si intende consentire alle donne di andare in pensione a 61 anni di età e, inoltre, offrire loro la possibilità di utilizzare la pensione integrativa per ritirarsi dal lavoro a 64 anni. Va notato che il programma Quota 103 sarà esteso fino al 2024. Tuttavia, l’obiettivo di lungo termine è introdurre la “quota 41” durante il corso della legislatura.

Pensione anticipata per uscire dal lavoro a 61 anni di età

Il governo Meloni sta aprendo un dibattito significativo sul sistema pensionistico in vista della prossima Legge di bilancio. Nel frattempo, si sta considerando l’opzione del part-time per gli ultimi anni di lavoro, con l’assunzione di giovani lavoratori. Questa misura potrebbe consentire di ricevere l’anticipo pensionistico a partire dai 61/62 anni, anziché attendere fino ai 63 anni previsti attualmente.

Queste proposte mirano a beneficiare principalmente le donne in situazioni di disagio, come quelle licenziate, con un grado di invalidità di almeno il 74%, le caregiver o coloro che svolgono lavori gravosi. Inoltre, si prevede uno sconto aggiuntivo di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due anni, come parte delle misure di sostegno alle famiglie.

L’idea è di dare la possibilità di usare la contribuzione nella previdenza integrativa per raggiungere la soglia minima e uscire già a 64 anni anche per chi ha cominciato a versare dal 1996 ed è quindi interamente nel sistema contributivo.

Ape Donna: cos’è e come funziona

L’Ape Sociale, noto anche come Anticipo Pensionistico, rappresenta un’indennità erogata dallo Stato tramite l’Inps per i lavoratori di specifiche categorie o in situazioni di difficoltà. Il governo sta considerando l’opzione di ulteriori agevolazioni per le donne che si trovino in una situazione di disagio – cioè licenziate, con invalidità almeno al 74%, caregiver o impegnate in lavori gravosi -, che oltretutto si aggiungerebbe allo sconto già in vigore di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di 2 anni. Per queste donne sarebbe possibile iniziare il percorso verso la pensione quindi già a partire dai 61/62 anni.

La proposta di Ape Donna andrebbe a sostituire il programma Opzione Donna, il quale attualmente permette alle donne di ritirarsi dal lavoro a 58 anni con almeno due figli e 35 anni di contributi. Con Ape Donna, sarebbero richiesti meno anni di contributi (tra 28 e 30) per ottenere l’indennità di accompagnamento. È importante notare che, a differenza di Opzione Donna, il calcolo dell’indennità non sarebbe completamente basato sui contributi versati.

In sostanza, se queste proposte fossero adottate, si aprirebbe la possibilità per un gruppo specifico di donne di accedere all’Anticipo Pensionistico a partire dai 61/62 anni, riducendo così i requisiti di contributi richiesti rispetto a Opzione Donna.

Le indennità

L’indennità relativa all’Ape Sociale sarebbe erogata dall’Inps per 12 mesi all’anno, a differenza dei 13 mesi previsti per la pensione. Questa indennità sarebbe pari all’importo della rata mensile della pensione, calcolata al momento dell’accesso alla misura. Tuttavia, è importante notare che il sussidio erogato fino al momento dell’accesso alla pensione di vecchiaia non potrebbe superare i 1.500 euro lordi al mese, e questo importo non sarebbe rivalutabile nel tempo.

Nel frattempo, il programma Quota 103, che permette a tutti di ritirarsi dal lavoro a 62 anni con almeno 41 anni di contributi, verrà prorogato. Inoltre, l’Ape Sociale verrà estesa anche a coloro che svolgono lavori gravosi e usuranti.

Per quanto riguarda una vera e propria riforma delle pensioni, sarebbero necessari almeno 4 miliardi di euro, il che rende difficile attuare tale riforma nella legge finanziaria attuale. Tuttavia, sembra più realistico perseguire l’obiettivo di aumentare le pensioni minime come parte delle misure pensionistiche.