Dichiarato morto dall’Inps, ma è vivo: chiesta indietro la pensione

Per l'Inps è morto il 1° dicembre 2023, ma è vivo: per l'errore un 66enne di Foggia è senza pensione a marzo

Foto di Riccardo Castrichini

Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Un 66enne pensionato di Foggia si è ritrovato, suo malgrado, all’interno di una vicenda molto spiacevole che vede coinvolto anche l’Inps. L’uomo, più nel dettaglio, era stato dichiarato morto sul portale dell’ente previdenziale in data 1 dicembre 2023, ma è vivo e vegeto.

L’Istituto nazionale di previdenza sociale aveva provveduto a contattare il suo recapito per chiedere la restituzione delle somme della pensione erogate nei mesi di gennaio e febbraio, ritenendo che le stesse fossero state impropriamente erogate a un soggetto deceduto. Un errore, ovviamente, che però sta causando non pochi problemi al 66enne: a fronte della mancata restituzione delle cifre dei primi due mesi del 2024, il pensionato non ha ottenuto l’assegno di marzo e non potrà riceverlo in tempi brevi.

Risulta deceduto, ma è vivo: la vicenda del pensionato

A raccontare i dettagli di questa assurda vicenda è stato lo stesso protagonista, il signor Nando, che ha specificato tutti i dettagli non mancando anche di sottolineare quanto l’accaduto stia comportando dei seri problemi nella gestione del proprio bilancio familiare.

“All’Inps – ha detto il 66enne all’Ansa – risulta che io sia deceduto l’1 dicembre del 2023, ragione per la quale le mensilità ricevute nei mesi di gennaio e febbraio 2024 andavano restituite. Sono stato avvisato dal mio istituto di credito presso cui avevo il conto che nel frattempo ho spostato in un’altra banca”. Appreso dell’errore, il pensionato ha contattato l’Inps per ottenere dei chiarimenti, con l’Istituto che “ha dichiarato di aver risolto l’equivoco” e aggiunto di non dover più ritirare le due mensilità erogate.

Il disagio economico del pensionato

“Nel database dei pagamenti – ha aggiunto Nando – risulta disposto anche lo sblocco degli emolumenti di marzo, che dovevano essere pagati il primo giorno del mese. Ho comunicato all’istituto di credito presso cui ho spostato il mio conto che avevo risolto e che di lì a poco avrebbero accreditato la pensione. Cosa che a oggi non è invece avvenuta”.

Per il mese di marzo, dunque, tutto è fermo al momento, con l’Inps che deve risolvere il problema informatico per il quale il pensionato risulta deceduto quando in realtà è vivo. Una carenza di liquidità per il 66enne, che ha dichiarato di trovarsi in serie difficoltà economica per via dell’errore creato dall’Inps e per il quale lui non ha nessun tipo di responsabilità.

“A oggi – ha raccontato il signor Nando – non ho nemmeno la reversibilità di mia moglie deceduta a novembre scorso e che sarebbe dovuta essere accreditata già a febbraio. Risultando morto, neanche quella mi è stata erogata. Una vicenda assurda e che farebbe sorridere se non fosse drammatica sotto molti profili”.

La richiesta di risarcimento danni

Per cercare di risolvere questa spiacevole situazione nel più breve tempo possibile, il 66enne pensionato di Foggia ha deciso di rivolgersi a un avvocato di fiducia che ha inviato all’Istituto nazionale di previdenza sociale una lettera di messa in mora per il risarcimento dei danni subiti.

Entrando più nello specifico, il legale chiede all’Inps di corrispondere l’emolumento di marzo entro tre giorni dalla ricezione dalla missiva, ma secondo l’Istituto potrebbero volerci dei mesi per riallineare la posizione del pensionato considerato deceduto.