Pensioni, nuovi importi causa Covid: cosa cambierà

Da una parte l'addio a Quota 100 dal 2022, dall'altra le aspettative di vita abbassatesi a causa del Covid: quando si andrà in pensione e a quanto ammonteranno gli assegni

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Uno dei temi centrali delle ultime settimane ha riguardato le pensioni, con il dibattito politico che si è concentrato sul futuro di Quota 100. È intervenuto anche l’Ocse, ossia l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che ha sede in Francia: la sua raccomandazione è stata quella di contenere la spesa pensionistica lasciando scadere il regime di pensionamento anticipato, Quota 100 appunto, ma anche la cosiddetta ‘Opzione Donna’ (che consente di andare in pensione a 58 anni e con 35 anni di contributi) nel dicembre 2021.

Ma sul tavolo delle pensioni c’è un altro tema caldo, legato al cambiamento degli importi a causa del Covid. Ecco quali sono le novità.

Pensioni, nuovi importi causa Covid: cosa cambierà

La speranza di vita si è abbassata a causa del Covid: le migliaia di morti nel 2020 hanno portato l’indicatore anagrafico a 82 anni. Un dato, secondo gli esperti, che causerà cambiamenti non solo per quel che riguarda l’ingresso nel pensionamento, ma anche l’importo degli assegni. Gli importi potrebbero essere più bassi dal 2022, e non rialzarsi per un paio d’anni. Le ragioni sono essenzialmente due:

  • calcolo contributivo della pensione: lega il rendimento dei contributi versati negli anni all’andamento del Pil;
  • requisiti per maturare l’assegno: sono vari, non solo legati all’età, ma che dipendono dall’abbassamento o innalzamento della speranza di vita (crollata nel 2020 a causa del Covid).

Le conseguenze non ricadranno su quanti andranno in pensione nel 2021, ma il ribasso si registrerà l’anno prossimo, influenzando – come spiega Il Messaggero – solo la quota calcolata con il contributivo: di fatto, quella maturata dal 2012 per quanti si trovano nel sistema retributivo; dal 1996 invece per i lavoratori nel ‘misto’.

Ma le pensioni si rialzeranno? Secondo le simulazioni di Progetica, società indipendente di consulenza, l’impatto dell’abbassamento degli importi sarà contenuto (1%) se la caduta del 2020 sarà seguita da un buon rimbalzo del Pil. Senza questo rimbalzo, la percentuale potrebbe crescere e toccare il 4% per 40enni-50enni di oggi.

Pensioni, quando si potrà andare in pensione? Cambia l’età

Per quanto riguarda invece l’età per andare effettivamente in pensione, il calo della speranza di vita bloccherà l’innalzamento dei requisiti previsto per gli anni 2023 e 2024: non si supererà, quindi, il muro dei 67 anni. Ma a tendere sì, con lo sconfinamento nei 68 anni dal 2033 (quindi i futuri pensionati che oggi hanno 30-40 anni).

Le proiezioni sul pensionamento anticipato sono influenzate non solo dalle aspettative di vita, ma anche dalle politiche previdenziali adottate. Al momento, non sono state annunciate riforme concrete in merito a tale possibilità. Tuttavia, l’andamento demografico e le sfide economiche potrebbero spingere il governo a considerare cambiamenti nel sistema pensionistico. Le decisioni politiche riguardanti l’età pensionabile, i requisiti di accesso e i trattamenti previdenziali possono impattare significativamente sulle proiezioni future. Sarà quindi importante monitorare gli sviluppi e le decisioni della politica per comprendere come potrebbero influenzare il pensionamento anticipato e pianificare di conseguenza.

Ricordiamo infine che le proiezioni sul pensionamento anticipato dipendono anche dalla dinamica economica e sociale del paese. Ad esempio, cambiamenti nell’occupazione, nell’andamento del mercato del lavoro e nell’età media della popolazione possono influenzare la domanda e l’offerta di pensionamenti anticipati.