Riforma pensioni, sindacati a Palazzo Chigi: le richieste

L'obiettivo è avviare la riforma della legge Fornero e introdurre un sistema che consenta una maggiore flessibilità

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Redazione

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Dopo lo sciopero generale di Cgil e Uil, la manifestazione organizzata dalla Cisl ieri a piazza Santi Apostoli, a Roma, tutti e tre i sindacati a palazzo Chigi per l’incontro con il governo e il premier Mario Draghi sulle pensioni. L’obiettivo è avviare la riforma della legge Fornero e introdurre un sistema che consenta una maggiore flessibilità.

Ricalcolo contributivo

Il ricalcolo contributivo della pensione, ipotesi presa a riferimento da commentatori o esperti nel dibattito in corso sulla riforma previdenziale, produrrebbe un taglio importante e iniquo, che potrebbe arrivare a superare il 30% dell’assegno lordo. È quanto emerge dall’Analisi dell’Osservatorio Previdenza della Cgil nazionale e della Fondazione Di Vittorio, in cui si prendono a riferimento diversi casi, tutti misti, cioè con un’anzianità contributiva inferiore ai 18 anni di contribuzione al 31.12.1995.

“Per una retribuzione di 20 mila euro lorde e con 30 anni di contribuzione complessiva, con una carriera lineare e 15 anni di contribuzione al 31.12.1995, la pensione lorda mensile – spiega il responsabile Politiche previdenziali della Cgil nazionale Ezio Cigna – passerebbe da 870 euro con il sistema misto a 674 euro con il ricalcolo contributivo, un taglio pari al 22,6%.

Una differenza che in questo caso per un soggetto che anticipa a 64 anni l’uscita con il ricalcolo contributivo peserebbe per 19.344 euro di pensione in meno nell’intero periodo di pensionamento. Il metodo di ricalcolo non è equo – sostiene Cigna – e determinerebbe un vantaggio per lo Stato, imponendo un onere irragionevole al lavoratore nel caso di anticipo della pensione, come oggi già avviene con Opzione Donna.

Secondo le simulazioni effettuate non cambia molto se si prende a riferimento un reddito superiore a 30mila euro lorde alla cessazione, con 38 anni di contribuzione. La pensione lorda da 1.605 euro passerebbe a 1.376 euro, una differenza di 229 euro, pari al 14,2% sul totale della pensione, con un’incidenza pari al 32,7% sulla quota retributiva. In questo caso la forbice del mancato incasso a 82 anni (attesa di vita media) è pari a 8.151 euro”.

Per il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli “è importante realizzare un sistema previdenziale più flessibile che consenta alle persone di accedere in anticipo alla pensione rispetto ai 67 anni attualmente previsti, ma senza imporre condizioni vessatorie come già avviene con Opzione Donna. Dopo mesi di immobilismo sui temi previdenziali – sostiene Ghiselli – la convocazione delle organizzazioni sindacali da parte del Governo per il prossimo lunedì è un fatto positivo, certamente frutto della nostra mobilitazione messa in campo in questi mesi.

L’incontro – conclude il dirigente sindacale – sarà l’occasione per capire se effettivamente c’è la volontà da parte del Governo di avviare un confronto vero con il sindacato, e non un semplice ascolto, con l’obiettivo di superare le rigidità della legge Fornero e ripensare un sistema previdenziale basato su elementi di equità e solidarietà, come sosteniamo da tempo con la piattaforma unitaria”.

41 anni di contributi

“Il ministro del lavoro Orlando e il governo conoscono i contenuti della nostra piattaforma per la riforma del sistema pensionistico e previdenziale. Noi vogliamo affermare il principio che le pensioni non possono essere considerate solo un costo economico, bisogna smetterla con la retorica che le pensioni sono un lusso, una regalia.

La previdenza è un diritto fondamentale – ha detto il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, a proposito dell’incontro con il governo in agenda domani –. Chiediamo al governo che si pronunciarsi sulla riforma della legge Fornero e che introduca la flessibilità in uscita a partire da 62 anni conquistando il principio che 41 anni di contributi bastano per godersi il sacrosanto diritto alla pensione”.

Tra le priorità del confronto per il sindacato figurano “una pensione di garanzia per i giovani intrappolati nel combinato disposto di un contributivo puro e di carriere lavorative precarie e discontinue; interventi sulle donne a cui garantire il principio di un anno di contributi in più per ogni figlio per dare valore alla maternità e alla famiglia”.

Inoltre – prosegue Sbarra – “dobbiamo poi rendere strutturale l’Ape sociale allargandola ad altre mansioni lavorative usuranti e rischiose, dobbiamo incentivare l’adesione soprattutto tra i giovani e le donne alla previdenza complementare; e allargare il perimetro della 14 mensilità per i nostri anziani”.

“Il presidente Draghi, che incontreremo ancora una volta domani a Palazzo Chigi, – ha affermato Sbarra ribadendo la posizione contraria della Cisl allo sciopero generale indetto da Cgil e Uil – si è dimostrato capace di ascoltare, si è impegnato ad aprire i Tavoli sui nodi cruciali del fisco e delle pensioni. E ha saputo cambiare e far progredire la Manovra. Non su tutto quello che volevamo. E per questo continueremo a farci sentire. Ma su molto, sì. Con forti elementi espansivi”.

Garante delle persone anziane

Nel dibattito, in vista della riforma delle pensioni, si inserisce anche l’Associazione nazionale strutture territoriali e della terza età. “Nove milioni di pensionati stanno svolgendo nell’attuale precaria situazione una fondamentale funzione sociale a sostegno delle proprie famiglie e in particolare a sostegno di figli e nipoti, come attesta il Terzo Rapporto Censis.

Proprio quei pensionati, veri eroi, a cui i Governi da Monti fino a Conte hanno proditoriamente sottratto, in spregio ad una sentenza della Corte Costituzionale, la 70 del 2015 , la perequazione della loro meritata pensione procurando un danno irreversibile per il resto della loro vita – afferma, in una nota, il presidente di Anaste, Sebastiano Capurso commentando i risultati del Rapporto dell’istituto di ricerca, relativamente alla situazione dei nostri anziani nella società –.

Il Governo Draghi seppure in ritardo sta mettendo una ‘piccola pezza’ a questi misfatti, anche in considerazione delle responsabili affermazioni dello stesso Draghi che ha ammesso: ‘gli anziani sono stati trascurati. Mai più!'”.

Per assicurare che ciò non si ripeta, secondo Anaste “è indispensabile istituire la figura del ‘Garante Nazionale delle Persone Anziane’, una Authority con il compito di garantire i diritti e la dignità di chi ha speso una vita per il progresso di questo nostro Paese e che sta svolgendo con le proprie pensioni un basilare sostegno per le giovani generazioni”.