Riforma delle pensioni al capolinea? Cosa sappiamo della Manovra 2025

La riforma delle pensioni appare sempre più lontana: Meloni potrebbe non riuscire a recuperare i fondi necessari per disinnescare il ritorno della Fornero

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

Pubblicato: 31 Agosto 2024 08:47

È servito il vertice dei partiti di centro-destra per confermare quello che in tanti temevano: il Governo non ha tra le priorità la riforma delle pensioni tanto richiesta dai cittadini. Il ritorno della legge Fornero spaventa gli italiani e l’eliminazione degli scivoli pensionistici, troppo onerosi per il nostro fragile sistema previdenziale, equivarrà a dire a tutti i lavoratori che dovranno aspettare ancora decenni prima di vedere la luce in fondo a un tunnel di fatica.

Non ci sono i fondi: è questo che emerge al margine della riunione che ha preceduto il Consiglio dei Ministri. Bisognerà trovarli al costo di eliminare bonus e agevolazioni, ad esempio rivedendo al ribasso l’Assegno unico. Ci sono solo due certezze all’orizzonte: il patto di coalizione è stato rinnovato nel malumore generale e l’invito alla cautela e a evitare promesse che non si possono mantenere è rivolto a tutti gli esponenti del Governo.

Maggioranza divisa sulla guerra in Ucraina

La maggioranza appare divisa su temi di cruciale importanza, su tutti la politica estera. In una nota diramata dalla Lega poco prima dell’incontro si leggeva la contrarietà del Carroccio a interventi militari al di fuori dei confini ucraini. Il passaggio è poi sparito dalla versione definitiva, l’ufficio di Matteo Salvini ha parlato di un errore di comunicazione e la modifica è stata bollata come una correzione di forma e non di contenuti.

Eppure il partito sembrerebbe aver inviato a mezzo stampa un segnale filorusso, o almeno di dubbio nei confronti della strategia di Volodymyr Zelensky, che non è piaciuto agli alleati. La “totale sintonia” annunciata dal comunicato congiunto delle forze dell’Esecutivo è stata prontamente smentita da voci interne al CdM. I ministri, confrontandosi con i giornalisti, hanno parlato di un clima teso sulla guerra in Ucraina.

Quanto costa la riforma delle pensioni

Tra le voci critiche c’è anche chi ha intravisto nel quasi incidente diplomatico un modo per spostare il dibattito pubblico verso temi diversi da quelli economici. Nel comunicato dei partiti di centro-destra si parla di famiglia, natalità e giovani, imprese e fisco. Lo scottante argomento pensioni rimane invece un tabù, forse dovuto al diktat imposto da Giancarlo Giorgetti: non fare promesse che non possono essere mantenute.

La situazione dei conti pubblici, avrebbe più volte rimarcato il ministro dell’Economia agli alleati, è quanto mai fragile. Solo per il rinnovo di Quota 103, dell’Ape sociale e di Opzione donna servirebbero quasi 650 milioni di euro – fondi che in questo momento appaiono irrecuperabili, anche con i tagli che sicuramente arriveranno con la manovra.

Quanto costa la nuova Quota 41 light

La riforma delle pensioni parrebbe essere arrivata al capolinea, dunque, anche se gli esponenti della Lega non demordono. La speranza di Matteo Salvini rimane quella di poter dire ai propri elettori di aver mantenuto la promessa e aver abolito la legge Fornero. Ma Quota 41, ormai diventata la misura bandiera del partito e del suo segretario, costerebbe quasi un miliardo, anche in versione ridotta.

Quota 41 light prevederebbe l’intero calcolo con il metodo contributivo – e dunque con un assegno pensionistico più leggero, mutilato fino al 30% – e finestre più lunghe. Anche ammettendo la riduzione all’osso delle spese, le cifre ammonterebbero a 900 milioni di euro. Troppi per una misura di cui, alla fine, potrebbero beneficiare troppe poche persone. E che aggiungerebbe nuovi debiti sulle spalle dei lavoratori del futuro, a meno che i liquidi non arrivino da altre parti.

Tagli ai bonus e all’Assegno unico?

È finita la stagione dei “soldi gettati dalla finestra e dei bonus”: così Giorgia Meloni avrebbe aperto il Consiglio dei Ministri, ribadendo che la Legge di Bilancio in arrivo sarà ispirata “al buon senso e alla serietà”. Vale a dire ai tagli di spese considerate eccessive o inutili. Le agevolazioni e le detrazioni fiscali oggi pesano per 105 miliardi di euro sulle tasche dello Stato, ma difficilmente potranno esserci tagli consistenti su queste voci.

Per quanto riguarda il solo Assegno unico, lo Stato dovrebbe spendere per il 2024 circa 20 miliardi di euro. Una cifra importante che potrebbe, in parte, coprire altre misure. Nonostante gli annunci in pompa magna, potrebbe essere uno degli aiuti che potrebbero saltare più in fretta. Il Governo però non se ne prenderebbe la responsabilità, addossandola invece a, parole della premier, “qualche zelante funzionario europeo che ha aperto una procedura di infrazione”.