Pensioni, post Quota 100: fronte comune contro il ritorno alla Fornero

Il 27 luglio parte il tavolo. Una parte della maggioranza in fermento e spinge per flessibilità in uscita e Quota 41. Il Mef rimane cauto.

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Redazione

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C’è fermento nel governo per l’atteso appuntamento con la riforma delle pensioni. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha convocato i sindacati sulla previdenza per martedì 27 luglio. Sul tavolo, il nodo del dopo Quota 100, con i sindacati che chiedono “flessibilità in uscita dopo 62 anni di età” mentre Orlando punta a offrire garanzie per il futuro ai giovani che entrano nel mercato del lavoro. Se non si troverà la quadra e al 1 gennaio 2022 nessuna riforma sarà realizzata, c’è chi già da tempo ipotizza un ritorno alla legge Fornero.

Il ‘ritorno’ della Fornero

In tale scenario ad accendere il dibattito è stato il ritorno in campo dell’ex ministra del Lavoro del governo Monti, chiamata (insieme ad Antonio Calabrò, Patrizia De Luise, Giuseppe De Rita, Giuseppe Guzzetti, Alessandra Lanza, Mauro Magatti, Alessandro Palanza, Alessandro Pajno, Monica Parrella, Paola Profeta, Silvia Scozzese, Alessandra Servidori, Anna Maria Tarantola, Mauro Zampini) in veste di consulente del Consiglio d’indirizzo che avrà il compito, a titolo gratuito, di orientare, potenziare e rendere efficiente l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica presso il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (Dipe) istituito dal sottosegretario alla Presidenza del Consigli con delega alla Programmazione, Bruno Tabacci. Un nome, quello della Fornero, che ha fatto infervorare la Lega e il suo leader Matteo Salvini che ha fatto da anni sua la battaglia contro la riforma pensioni dell’ex ministra.  Da qui l’interrogazione del partito di Salvini al ministro del Lavoro sul ruolo di Fornero in cui si sottolinea che “indubbiamente la scelta di Elsa Fornero non è – per gli interroganti – sinonimo di tranquillità e serenità rispetto ad eventuali interventi in materia pensionistica, anche alla luce della prossima scadenza della sperimentazione di Quota 100”.

Fronte comune

A scagliarsi contro un ipotetico ritorno alla legge Fornero anche il Movimento Cinque Stelle. “Esaurita Quota 100, è impensabile un ritorno alla legge Fornero” affermano in una nota congiunta la senatrice del MoVimento 5 Stelle Nunzia Catalfo, i presidenti delle commissioni Lavoro e Bilancio di palazzo Madama Susy Matrisciano e Daniele Pesco, che ieri mattina hanno incontrato i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Roberto Ghiselli, Ignazio Ganga e Domenico Proietti per discutere della riforma delle pensioni. “Quota 100 – affermano gli esponenti del MoVimento 5 Stelle – è una misura sperimentale, che andrà ad esaurimento il prossimo 31 dicembre. Occorre intervenire con la massima urgenza e varare, a stretto giro, una compiuta e organica riforma del sistema previdenziale, che preveda: percorsi di flessibilità in uscita post Quota 100. Inoltre, è necessario tener conto della discontinuità lavorativa dei giovani, dei lavori usuranti e gravosi; valutare la possibilità di andare in quiescenza raggiunto un limite contributivo di 41 anni; rafforzare la previdenza complementare e intervenire sull`asimmetria uomo-donna. Lo schema di massima – ricordano – c’è già, è contenuto nella relazione della commissione tecnica incaricata di analizzare il sistema previdenziale italiano, che ha avviato a gennaio 2020 un percorso con le parti sociali, mettendo a punto, grazie al Governo Conte II, una proposta, che include proprio questi aspetti. Bisogna fare presto, il governo acceleri. Ci separano appena 5 mesi dalla fine dell’anno”.

Cgil, Cisl e Uil chiedono un intervento complessivo sulla previdenza entro l’anno, partendo dalla Piattaforma unitaria presentata al Governo. I punti principali della mossa organica proposta dai sindacati  riguardano: flessibilità in uscita dopo 62 anni di età, 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica (già bocciata dai conti dell’Inps perché troppo costosa, oltre 9 miliardi a fine decennio); riconoscimento previdenziale dei lavori gravosi, rilancio della previdenza complementare;  ripristino della piena rivalutazione delle pensioni e ampliamento della quattordicesima. La fine di Quota 100 – che ha permesso il pensionamento anticipato di 253mila persone – arriverà a fine anno: la misura (almeno 62 anni di età e 38 di contributi per l’uscita anticipa dal lavoro) lascerà il posto al pensionamento di vecchiaia a 67 anni come strada principale, a parte la possibilità di uscire con 42 anni e 10 mesi di contributi.

Per Orlando “il dibattito sulle pensioni è eccessivamente concentrato sulla flessibilità in uscita e sulla possibilità di anticipo dell’uscita dal mercato del lavoro, mentre bisognerebbe concentrarsi sulle prospettive che riguardano in particolare gli assegni delle nuove generazioni”.

Le tre ipotesi post Quota 100

Tra le ipotesi al vaglio per il dopo quota 100, figura l’introduzione di quota 102 (sempre 38 anni di contributi con 64 anni di età), proroga dell’Ape sociale, opzione donna, rafforzamento del contratto di espansione che introduce di fatto una sorta di “staffetta generazionale”. Chi invece chiede maggior forza alla riforma, pensa al rischio del cosiddetto “scalone” (ovvero la possibilità che tra due persone con un anno di differenza anagrafica ci possano essere cinque anni di scarto lavorativo per l’uscita).

Le 3 proposte Inps per la riforma pensionistica

Sul tavolo ci sono anche le tre proposte dell’Inps esposte in Parlamento dal presidente Tridico:

  • pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età.
  • calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi.
  • anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva.

Tridico ha evidenziato come “La prima proposta sia la più costosa, partendo da 4,3 miliardi nel 2022 e arrivando a 9,2 miliardi a fine decennio, pari allo 0,4% del Prodotto interno lordo. La seconda è meno onerosa, costando inizialmente 1,2 miliari, toccando un picco di 4,7 miliardi nel 2027, e per questo più equa in termini intergenerazionali. La terza ha costi molto più bassi: meno di 500 milioni nel 2022 e raggiungerebbe il massimo costo nel 2029 con 2,4 miliardi”.