Fin dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, la popolazione anziana è stata quella più esposta allo sviluppo della malattia grave e conseguentemente ad eventuali esiti fatali. Esiti che a un anno di distanza dall’inizio dell’epidemia, inevitabilmente, cambiano il quadro dei conti pubblici soprattutto relativamente all’Inps, l’istituto previdenziale.
L’eccesso di mortalità nella popolazione anziana, si calcola, produrrà un bilancio positivo sui conti dell’Inps per circa 12 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
I numeri
A calcolare gli effetti del Covid sulle casse dell’Inps è il Corriere della Sera su dati Istat e Istituto Superiore di Sanità, prendendo in considerazione il record di decessi nel 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti, e la conseguente quantificazione della minor spesa dovuta alla riduzione della platea dei beneficiari (al netto delle reversibilità).
Si considerano circa centomila decessi in più nel 2020 rispetto ai cinque anni precedenti (+15,6% rispetto alla media). Di questi, circa ventimila avevano tra 65 e 79 anni, il resto (76.708) oltre gli 80 anni.
A ognuno dei due gruppi viene attribuito il reddito pensionistico medio. Quindi la proiezione attuariale che registra l’aspettativa di vita dei due gruppi nei prossimi dieci anni. 13 anni fino a 79 anni, 7 sopra gli 80.
Il risparmio annuale dell’Inps è stato di 1,11 miliardo di euro. Ma, appunto, calcolando quanto avrebbe dovuto prendere di pensione nei prossimi dieci anni il gruppo sfortunato dei deceduti Covid 2020, si arriva alla cifra di quasi 12 miliardi di euro di risparmi.