Pensioni 2025, previsti aumenti e uscite anticipate: chi ne ha diritto e quanto si prende

Continuano le discussioni in Parlamento sulle pensioni che, nel 2025, subiranno degli aumenti - solo in alcuni casi - e potranno ancora essere godute in via anticipata dai lavoratori. 

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 28 Novembre 2024 07:30

Tra le misure della Manovra 2025 più attese dai cittadini ci sono sicuramente gli interventi che riguardano il sistema delle pensioni. Dal prossimo anno, infatti, sono previsti una serie di interventi che porteranno all’aumento degli assegni pensionistici e all’uscita anticipata di determinate tipologie di lavoratori. Va precisato, inoltre, che più volte in questi mesi il governo di Giorgia Meloni ha palesato la necessità per la previdenza nazionale di rallentare l’uscita dal lavoro dei dipendenti, inserendo anche dei bonus per la permanenza. Alcune opzioni restano però comunque attive per chi intende smettere di lavorare prima del previsto.

Gli aumenti delle pensioni 2025

Iniziamo parlando degli aumenti per le pensioni minime previsti nel Disegno della Legge di Bilancio 2025, attualmente al vaglio del Parlamento. Tale incremento è figlio della rivalutazione degli importi da adeguare al costo della vita, con un incremento, dunque, solo di pochi euro.

Come sottolineato al Corriere della sera dal professor Alberto Brambilla, Presidente del Centro studi e ricerche itinerari previdenziali, “nel 2025 le pensioni minime verranno rivalutate del 2,2%, passando da 614 a circa 618 euro“. “Sono pochi soldi – ha aggiunto – ma va detto che queste pensioni sono o parzialmente o totalmente assistite. Questa rivalutazione inoltre è stata pagata da quelli che versano di più”.

È inoltre necessario precisare che, così come era avvenuto in maniera più netta lo scorso anno, anche nel 2025 l’adattamento delle pensioni all’aumento dei prezzi sarà limitato. Ecco dunque che, in presenza di assegni più alti, si avranno aumenti meno significativi. Più nel dettaglio, il taglio della perequazione sarà:

  • al 100% per gli assegni fino a 4 volte il minimo;
  • al 90% per gli assegni 4 e 5 volte;
  • al 75% per gli assegni tra le 5 e le 6 volte il minimo,
  • al 50% per gli assegni superiori a 6 volte il minimo.

L’uscita anticipata dal lavoro nel 2025

Altro grande aspetto in tema di pensioni 2025 è rappresentato dalle possibilità di uscita anticipata. Iniziamo subito col dire che per le modalità già note, quali Ape sociale, Opzione Donna e Quota 103 è prevista la proroga con le restrizioni già introdotte nel corso del 2024. Per il professor Alberto Brambilla è tuttavia doveroso mantenere dei parametri molto rigidi in merito alle uscite anticipate, perché altrimenti si metterebbe a rischio il sistema pensionistico nazionale. “Se portiamo gradualmente l’età di pensione a 64 anni per l’uscita anticipata – ha precisato – il sistema non avrà alcun problema nonostante il progressivo invecchiamento della popolazione”.

Nel 2025 a poter godere della pensione anticipata rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero saranno i lavoratori in possesso di questi requisiti:

  • almeno 64 anni d’età;
  • almeno 20 di contributi;
  • non aver versato contributi prima dell’anno 1996;
  • aver maturato una pensione pari a tre volte l’assegno sociale

L’importanza della previdenza complementare

Molto si è parlato nel corso degli ultimi mesi anche di previdenza complementare, in quanto strumento utile a garantire ai lavoratori assegni pensionistici più alti, ma ancora molto poco utilizzato in Italia.

“Dal punto di vista fiscale – ha detto Brambilla – i fondi pensione sono lo strumento più favorevole e hanno il vantaggio che se io verso il 2% lo fa anche il datore di lavoro. La previdenza complementare va a colmare gli stipendi bassi. È meglio iscriversi il prima possibile così versando un 3% o 5% si può arrivare fino a un 10% di pensione in più”.