Pensione di reversibilità, a chi spetta e come richiederla

Come funziona, quali sono i tempi di lavorazione e a chi spetta la pensione di reversibilità alla quale hanno diritto anche i nipoti

Foto di Alessandra Di Bartolomeo

Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Pubblicato: 26 Ottobre 2024 11:16

La pensione di reversibilità è una forma di assistenza economica riconosciuta ai familiari di una persona deceduta che al momento della morte percepiva già una pensione o aveva i requisiti per riceverla. Grazie a essa, i parenti del defunto possono affrontare la perdita senza gravi difficoltà economiche in quanto ricevono un supporto finanziario che allevia il peso delle spese quotidiane e delle necessità immediate. Garantire tale tipologia di sussidio significa quindi tutelare il diritto dei superstiti a mantenere una vita dignitosa anche se non c’è il principale sostentatore. Detto ciò, ecco a chi spetta tale tipologia di sussidio, come funziona, quali sono i tempi di lavorazione del provvedimento e come fare domanda.

A chi spetta la pensione di reversibilità

In caso di decesso del pensionato ai familiari superstiti spetta la pensione di reversibilità che corrisponde a una percentuale dell’assegno. Si parla, invece, di pensione indiretta se la morte dell’assicurato avviene prima del pensionamento.

Coloro che possono beneficiare del trattamento di pensione in qualità di successori sono:

  • il coniuge o la persona unita civilmente. Se il coniuge si risposa, però, perde il diritto a tale trattamento. Ha diritto infatti solo a un assegno una tantum che è uguale a due annualità della quota di pensione in pagamento. È inclusa anche la tredicesima mensilità e l’assegno viene calcolato sulla base della pensione spettante alla data del nuovo matrimonio (si chiama doppia annualità);
  • il consorte separato;
  • il coniuge divorziato ma solo se è titolare di un assegno di divorzio e nel caso in cui non abbia contratto un nuovo matrimonio. La data di inizio del rapporto assicurativo del defunto, però, deve essere precedente alla data della sentenza di scioglimento/cessazione del matrimonio.

Qualora il defunto si sia invece risposato dopo il divorzio, invece, le quote che spettano al coniuge superstite e a quello divorziato sono stabilite dal Tribunale. La pensione ai superstiti spetta anche ai figli minorenni, a quelli inabili al lavoro e a carico del genitore indipendentemente dall’età anagrafica. Inoltre ai figli maggiorenni che studiano e sono a carico del genitore al momento del decesso e fino ai ventuno anni di età. Parliamo più esattamente di quelli che non svolgono un’attività lavorativa e frequentano scuole o corsi di formazione professionale che possono essere equiparati ai corsi scolastici. E ancora, ai figli maggiorenni che al momento della morte del genitore non lavorano e sono iscritti all’università entro la durata legale del corso di studi e non oltre i 26 anni di età.

Quando i superstiti sono considerati a carico del pensionato deceduto

I superstiti sono considerati a carico della persona deceduta se non sono autosufficienti economicamente e se fruiscono di un mantenimento abituale. Per la determinazione di tale aspetto, è rilevante la convivenza con il defunto anche se non si tratta dell’unico fattore che viene considerato. Come spiega l’Inps, i figli studenti possono accedere alla pensione ai superstiti anche se svolgono una piccola attività lavorativa. Il reddito annuo, però, non deve superare il trattamento minimo previsto dal Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti, aumentato del 30% adeguato in base al tempo in cui si è svolta l’attività lavorativa.

Se il defunto non ha figli e coniuge a chi spetta la pensione?

Nel caso un cui il defunto non abbia un coniuge e dei figli e nel caso questi ultimi non abbiano diritto alla prestazione, possono beneficiare della reversibilità i genitori del deceduto. Ciò però solo se alla morte di quest’ultimo hanno compiuto i 65 anni, non sono titolari di pensione diretta/indiretta e risultano a carico del lavoratore deceduto. Se mancano anche i genitori, hanno invece diritto alla pensione ai superstiti, le sorelle o i fratelli non sposati che risultano inabili al lavoro, non possiedono una pensione diretta/indiretta e sono a carico della persona deceduta.

Come fare domanda di pensione di reversibilità e la tempistica

È semplice inoltrare la domanda di pensione di reversibilità. Basta collegarsi al sito dell’Inps e utilizzare il servizio dedicato. In alternativa, è possibile contattare il call center al numero verde gratuito da rete fissa che è l’803.164. Da rete mobile, invece, il numero da digitare è lo 06.164.164 il cui costo dipende dal proprio operatore di appartenenza. C’è anche la possibilità di rivolgersi a enti di Patronato o a intermediari dell’Istituto nazionale della previdenza sociale. Il termine standard per l’emissione dei provvedimenti è fissato dalla legge n. 241/1990 in 30 giorni. In determinati casi, però, la legge può stabilire scadenze diverse.

La riforma Dini

Nel 1995 con la riforma Dini è stato introdotto il metodo contributivo per il calcolo delle pensioni. Esso ha stabilito dei limiti alla cumulabilità delle pensioni di reversibilità con eventuali redditi del coniuge superstite. L’importo della pensione di reversibilità si somma quindi ai redditi del beneficiario superstite per cui se il reddito del superstite aumenta, l’importo della pensione di reversibilità potrebbe essere ridotto.
La legge numero 335 del 1995 ha stabilito dei criteri per ottenere tale assegno. I vedovi e le vedove con rendite non hanno nessuna riduzione se il loro reddito è fino a 23.345,79 euro mentre c’è una riduzione del 25% se è compreso tra quest’ultima cifra e 31.127,72 euro. Inoltre vi è una riduzione del 40% per i redditi compresi tra 31.127,72 euro e 38.909,65 euro e del 50% per quelli superiori a 38.909,65 euro.

Quali sono le aliquote?

La pensione ai superstiti o di reversibilità è calcolata come una percentuale della pensione che era già liquidata o che sarebbe spettata all’assicurato deceduto. Le aliquote stabilite sono le seguenti:

  • 60% se il coniuge è solo;
  • 80% se ci sono il coniuge e 1 figlio;
  • 100% se c’è il coniuge e più figli.

Nel caso in cui, invece, il diritto alla pensione spetti solo ai figli, genitori, fratelli o l sorelle, le aliquote di reversibilità sono le seguenti:

  • 70% per 1 figlio;
  • 80% per 2 figli;
  • 100% per 3 o più figli;
  • 15% per 1 genitore;
  • 30% per 2 genitori;
  • 15% per 1 fratello/sorella;
  • 30% per 2 fratelli/sorelle;
  • 45% per 3 fratelli/sorelle;
  • 60% per 4 fratelli/sorelle;
  • 75% per 5 fratelli/sorelle;
  • 90% per 6 fratelli/sorelle;
  • 100% per 7 fratelli/sorelle.

La novità per i nipoti

Il diritto alla pensione di reversibilità è stato esteso dall’Inps anche ai nipoti maggiorenni, inabili al lavoro e a carico dei nonni nel caso vi sia il decesso di questi ultimi. I nipoti, quindi, sono equiparati ai figli della persona defunta se alla morte dei nonni risultano essere a loro carico. Più nel dettaglio, parliamo di minori, di maggiorenni studenti di scuole o corsi di formazione fino ai ventuno anni di età o ai ventisei anni se iscritti all’università e di maggiorenni inabili al lavoro. Non è necessario che il nipote viva con il nonno o la nonna deceduti per ottenere la pensione. Bisogna solo dimostrare di non essere autosufficienti economicamente e che il parente contribuiva in modo significativo e continuativo al loro mantenimento.