Pensione anticipata, contributi figurativi nel calcolo dei 35 anni grazie alla Cassazione

Due sentenze della Cassazione sposano l'interpretazione estensiva della normativa che ammette i contributi figurativi nel calcolo dei 35 anni necessari per l'accesso alla pensione anticipata

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La Corte di Cassazione rivoluziona il sistema previdenziale per quanto riguarda i requisiti per accedere alla pensione anticipata: con le sentenze n. 24916/2024 e n. 24952/2024 viene stabilito che per accedere all’anticipo pensionistico introdotto dalla ministra Fornero del governo Monti nel 2011 non è più indispensabile il requisito dei 35 anni di contribuzione effettiva. Vanno infatti contati anche i periodi di contribuzione figurativa.

Le due sentenze ribaltano una decisione di senso inverso emessa dalla stessa Cassazione due anni prima (n. 30265/2022). Secondo gli ermellini, l’interpretazione tradizionale, che escludeva la contribuzione figurativa dal calcolo dei 35 anni, non è più applicabile dal momento che porterebbe a un’attuazione restrittiva e iniqua della normativa previdenziale. La nuova interpretazione avvantaggia quei lavoratori che nel corso della loro carriera hanno dovuto affrontare periodi di disoccupazionemalattia o infortunio durante i quali i contributi sono stati figurativi.

Come cambia la pensione anticipata

La pensione anticipata è stata introdotta dal decreto legge 201/2011. Fino ad oggi, l’accesso alla pensione anticipata richiedeva un requisito contributivo di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne, fino al 31 dicembre 2026, oltre al requisito di 35 anni di contribuzione effettiva, con l’esclusione dei periodi di malattia, infortunio o di disoccupazione. Da oggi, invece, nel computo dei 35 anni rientrano anche i contributi figurativi. Anche se le recenti pronunce della Cassazione da sola non bastano ad estendere il diritto erga omnes e serviranno ulteriori passaggi.

Solo per la pensione contributiva è specificato il requisito di 20 anni di contribuzione effettiva, mentre per la pensione anticipata ordinaria non c’è una tale distinzione.

I casi considerati

Le sentenze nascono dall’analisi dei casi di due lavoratrici, portati all’attenzione della Sezione Lavoro della Cassazione. Entrambi riguardavano l’applicazione del diritto alla pensione anticipata. L’oggetto principale delle controversie riguardava la considerazione dei contributi figurativi nel computo dei requisiti minimi contributivi per accedere al pensionamento anticipato. I giudici di Corte d’Appello, in entrambi i ricorsi, avevano respinto le richieste delle lavoratrici dando un’interpretazione restrittiva della normativa ed escludendo, così, i periodi di contribuzione figurativa dal computo dei 35 anni. Le due lavoratrici avevano impugnato le sentenze di secondo grado, sostenendo che il comma 10 dell’articolo 24 del decreto legge n. 201/2011, poi convertito nella legge n. 214 del 2011, permette invece il conteggio dei contributi figurativi. Nell’analizzare la questione, gli ermellini hanno sposato un’interpretazione estensiva ritenendo che qualora il legislatore avesse inteso specificare l’effettività della contribuzione, lo avrebbe fatto esplicitamente come nel comma 11 dell’articolo 24 della citata legge. In assenza di specifiche, per la Cassazione, si apre la strada alla contribuzione figurativa.

Verso una nuova normativa

Al momento pare che l’applicazione della nuova disciplina estensiva, che interessa potenzialmente migliaia di persone, possa trovare applicazione unicamente fra i ricorrenti. Perché possa essere estesa a tutti gli interessati occorre una pronuncia a sezioni unite o un intervento legislativo. Serve inoltre una nuova interpretazione estensiva dell’Inps. Si attendono dunque nuovi sviluppi nel prossimo futuro.

Le pronunce della Cassazione sono una doccia fredda per il governo Meloni che sta cercando di rendere meno appetibile il ricorso alle pensioni anticipate al fine di alleggerire la spesa pubblica.