Tagli alle pensioni, pronto maxi emendamento per i medici

Mentre proseguono le proteste di sindacati e categorie, il Governo Meloni studia come correggere il tiro sul taglio delle pensioni dei medici. Senza però cambiare il "cuore" della Manovra

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La questione del taglio delle pensioni previsto dall’attuale testo della Manovra (qui trovate tutte le novità) ha destato parecchio scalpore. Il Governo guidato da Giorgia Meloni sembra determinato a non stralciare l’articolo 33 del provvedimento prevede la riduzione previdenziale per alcune categorie di dipendenti pubblici. Tra queste, c’è anche quella dei medici.

All’interno della maggioranza di centrodestra ci sono diverse proposte per trovare una soluzione: dalla Lega si parla di uno slittamento di uno o due anni, mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia spingono per l’esclusione dei soli medici dalla misura. Il “timbro” è però nelle mani del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che pensa a un maxi emendamento.

Qui trovate tutti gli aumenti di dicembre per fascia.

Manovra, il piano del Governo sulle pensioni

Per uscire dallo stallo sul tema (ne avevamo parlato anche qui), il ministero dell’Economia e delle Finanze prepara una mossa meno radicale del previsto, almeno sulla carta. Il maxi emendamento in cantiere, annunciato diversi giorni fa, dovrebbe prevedere un “mezzo passo indietro”: ok alla correzione dell’errore di valutazione, ma solo per le pensioni di vecchiaia e solo per il 2024. Giorgetti propende dunque per il mantenimento delle stesse norme anche per l’anno prossimo, ma solo per quei dipendenti pubblici che andranno in pensione di vecchiaia a 67 anni di età anagrafica.

Una soluzione trasversale alle categorie, che oltre ai medici evita quindi le penalizzazioni anche all’intera platea di impiegati pubblici citati nella Legge di Bilancio: insegnanti, funzionari e ufficiali giudiziari e dipendenti degli enti locali. Il ricalcolo per chi ha maturato i requisiti per l’uscita anticipata avverrà sulla base dei nuovi coefficienti di rendimento. Il criterio è lo stesso di Quota 103, fortemente voluta dalla Lega, che introduce forti penalizzazioni per chi vuole andare in pensione con 62 anni d’età e 41 di contribuzione. Tradotto: il taglio delle aliquote di rendimento verrà applicato alle sole pensioni anticipate. Tradotto con altre parole: chi vuole lasciare prima il lavoro, paga.

Rebus pensioni, cosa succederà ora

Secondo l’Ufficio parlamentare di Bilancio, l’impostazione della Manovra impedisce qualunque “corsa” al pensionamento anticipato, nell’ottica di evitare uno “spopolamento” degli uffici delle amministrazioni pubbliche. Il provvedimento, sottolineato gli analisti, “è scritto in maniera tale da coinvolgere tutte le pensioni con decorrenza da gennaio 2024“. Dunque anche “chi facesse domanda immediatamente, difficilmente potrebbe vedere decorrere la pensione entro la fine del 2023”. Anticipi di pensionamento sarebbero possibili con Opzione Donna o con le varianti precedute dalla parola “Quota”: Quota 100, 102 e 103. Fermo restando il divieto di cumulabilità con un lavoro, dipendente o autonomo che sia.

Si profila all’orizzonte, tuttavia, la possibilità di presentare un ricorso per profili di retroattività e di cambio in corsa delle regole per i lavoratori prossimi alla pensione. Per l’Ufficio parlamentare di Bilancio, infatti, “appare molto più concreta l’eventualità che sulla norma venga chiamata a esprimersi la Corte Costituzionale“. Nel caso si voglia procedere al ricorso, l’Autorithy indipendente consiglia di farlo quando si è ancora lavoratori, dato che la Consulta può impiegare mesi per pronunciarsi.

Intanto i sindacati attaccano la decisione dello Stato sulle pensioni dei medici, affermando che coi tagli lo Stato risparmierà 21 miliardi di euro e che dal 2025 i professionisti potrebbero arrivare a perdere 2.700 euro lordi l’anno. Una scure insostenibile secondo Cgil e Spi, che calcolano tagli pesantissimi sulle pensioni nel biennio 2023-2024: fino a 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (1.786 euro netti) e fino a 3.840 euro (2.735 euro netti) per una pensione lorda di 4.849 euro.