Il denaro torna a costare meno e i mutuatari esultano. Il nuovo taglio della Bce dello 0,25% non è certo una sorpresa, ma una mossa quasi obbligata che cambia le cose (in meglio) per chi ha un prestito sulle spalle. Le rate si sgonfiano, le famiglie tirano un sospiro di sollievo e i consumatori si preparano a incassare i benefici.
Ma non tutti brindano: nel dietro le quinte, i mercati obbligazionari vedono i rendimenti assottigliarsi e gli investitori si trovano a ripensare le proprie mosse. Un effetto domino che travolge chiunque, volente o nolente.
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Mutui più leggeri con la riduzione della Bce
La riduzione dello 0,25% sul costo del denaro concede una tregua a chi ha rate da pagare. A novembre 2024 i tassi sui mutui erano attorno al 3,23%, con la prospettiva di scivolare sotto il 3% nel corso dell’anno.
Chi ha in corso un finanziamento immobiliare vedrà gli interessi totali ridursi in modo sensibile. Un mutuo da 200.000 euro rimborsato in 25 anni porterà un risparmio vicino agli 83.000 euro.
Per chi acquista un’auto a rate, la differenza è evidente: un veicolo da 25.000 euro finanziato in dieci anni costerà oltre 11.800 euro in meno rispetto al 2023.
Anche per i beni più piccoli, l’effetto si fa sentire: un prestito quinquennale per una lavatrice da 750 euro permetterà di risparmiare circa 170 euro. La Bce fa il suo gioco, e il portafoglio ringrazia.
Il taglio dei tassi e l’effetto sull’economia
La Bce ha premuto il freno sui tassi di interesse, portando il tasso sui depositi dal 3% al 2,75%. Un’operazione sulla politica monetaria che certifica come l’inflazione stia rientrando nei ranghi.
“L’inflazione ha continuato a evolvere sostanzialmente in linea con le proiezioni dei nostri esperti e dovrebbe tornare all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine nel corso dell’anno”, ha dichiarato ieri Christine Lagarde da Francoforte, con il tono di chi da una parte vuole rassicurare ma sa che il lavoro non è finito e che bisogna essere vigili.
D’altra parte non è un mistero che l’economia dell’Eurozona arranca, in piena stagnazione, e abbassare il costo del denaro era un atto dovuto per dare un po’ di ossigeno a consumatori e imprese.
L’andamento dell’Euribor e l’impatto sui mutui variabili
Nel 2025 i tassi Euribor a 1 e 3 mesi hanno già iniziato a scendere, e con il taglio ufficializzato dalla Bce il calo potrebbe accentuarsi. Chi ha un mutuo a tasso variabile sta vedendo una riduzione della rata mensile, con stime che parlano di un alleggerimento di circa 19 euro al mese per un finanziamento ventennale da 150.000 euro, arrivando a un risparmio complessivo di 4.700 euro.
E le proiezioni diventano ancora più generose: il taglio dei tassi potrebbe portare i mutuatari variabili a risparmiare anche 50 euro al mese, una vera e propria boccata d’ossigeno per i bilanci familiari messi alla prova dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita.
“Attualmente, il tasso fisso domina il mercato grazie a un Tan medio più competitivo”, spiega Matteo Favaro, Managing Director e COO di MutuiOnline.
Continua, però, dicendo: “Tuttavia, con il nuovo assetto monetario, nella seconda metà dell’anno potremmo assistere a un cambio di paradigma, con un ritorno di fiamma del tasso variabile e una scelta più ampia per i consumatori”.
Il risparmio sulle rate secondo le associazioni
Le associazioni dei consumatori confermano che il taglio dei tassi avrà effetti positivi sulle spese delle famiglie. Per un mutuo ventennale compreso tra 100.000 e 200.000 euro, il calo della rata mensile sarà tra i 13 e i 27 euro, con una riduzione della spesa annua fino a 324 euro.
Per chi ha un mutuo trentennale, il vantaggio sarà ancora più evidente, con rate più basse fino a 30 euro al mese e una riduzione annua che può toccare i 360 euro.
Nel caso di un mutuo di 125.000 euro con durata di 25 anni, la rata mensile calerà di circa 17 euro, traducendosi in un risparmio annuo di oltre 200 euro.
L’effetto sui mercati finanziari
Se i mutuatari stappano lo spumante, nel mondo degli investitori qualcuno storce il naso. Il costo del denaro che scende significa rendimenti obbligazionari sempre più magri e fondi pensione che iniziano a farsi due conti.
Gli azionisti, invece, fiutano l’aria e sperano che questa Bce più morbida gonfi le vele dei listini. Wall Street e le Borse europee, sempre a caccia di stimoli, potrebbero gradire l’atteggiamento più rilassato di Francoforte.
Ma attenzione: non tutto è rose e fiori. Il mercato ha già iniziato ad aggiustare il tiro, gli spread si muovono e chi fa trading sa che ogni taglio di tassi nasconde qualche insidia. Alla fine, come sempre, qualcuno brinda e qualcuno mastica amaro.