Rialzo dei tassi e inflazione, come hanno influito sulle compravendite

Scopri come il caro-mutui e il caro-vita hanno influenzato nel 2023 le scelte degli italiani nell’acquisto di una casa di proprietà

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Barbara Pede

Data journalist

Data journalist, giornalista professionista, copywriter e ghost writer, ha maturato la sua esperienza inizialmente in ambito televisivo per specializzarsi successivamente nel linguaggio web.

La corsa al rialzo dei tassi di interesse (che è durata circa un anno a partire da luglio 2022) per contrastare l’inflazione galoppante ha avuto come ovvia conseguenza l’arresto delle compravendite immobiliari nel 2023. Il connubio tra caro-mutui e caro-vita ha convinto molte famiglie italiane a rinunciare ad acquistare una casa facendo aumentare i contratti di affitto, soluzione scelta da circa il 7,3% dei potenziali acquirenti di un immobile.
Qualunque sia la fonte dei dati, dall’Agenzia delle Entrate a Nomisma, il risultato è sempre lo stesso. Il 2023 sarà ricordato negli annali immobiliari come l’anno in cui il costo dei mutui è salito, il prezzo delle case e degli affitti pure (seppur in maniera contenuta) e il numero dei rogiti è crollato.

Nel 2023 dietrofront delle compravendite a causa di tassi e inflazione

Bisogna tornare indietro all’epoca pre-pandemia per registrare un numero più basso del 2023 in fatto di compravendite. Secondo l’Agenzia delle Entrate, infatti, nell’anno appena passato sono passate di mano 709.591 case, il 9,5% in meno rispetto al 2022 (quando gli affari conclusi erano stati oltre 784mila) e il 5,3% in meno se si guarda al 2021, quando le compravendite sono state circa 749mila.

La stretta creditizia, associata alla richiesta di un reddito minimo più elevato da parte degli istituti di credito a causa dell’aumento delle insolvenze, hanno reso molto più complesso l’accesso al credito. Lo registra il centro studi Nomisma secondo il quale i finanziamenti legati all’acquisto di case si sono ridotti del 29,9%, quasi di un terzo. E il trend non sembra arrestarsi, perché è prevista un’ulteriore riduzione del 17% nel 2024 e, ancora, di circa un altro 7% nel 2025.

Infine, oltre agli aggravi dovuti agli interessi, un’altra causa dell’arresto delle compravendite è data dal rialzo, seppur modesto, dei prezzi delle case: in media dell’1,2%. Secondo i dati Nomisma, infatti, le quotazioni delle case sono oscillate in media tra il -1,3% di Cagliari e il +1,3% di Milano, città che ha registrato il maggior incremento nel 2023 anche se a dicembre il record appartiene al Trentino-Alto Adige, dove un’abitazione civile costava 3.254 euro al metro quadro. Nello stesso mese il valore più basso è stato registrato in Calabria, con 930 euro al metro quadro.

Mercato immobiliare 2023: scendono le compravendite, salgono gli affitti

A ripiegare sulla locazione sono stati in tanti, compresi quelli che hanno desistito a comprare un immobile a causa di inflazione e tassi di interesse. Questi ultimi rappresentano il 7,3% dei potenziali compratori. Ciò significa che una persona su sette che era intenzionata ad acquistare un’unità immobiliare ci ha ripensato e con l’aumento delle domande di affitto sono cresciuti anche i canoni di locazione, saliti del 2,1%. Gli incrementi maggiori sono stati registrati a Milano, a Firenze e a Torino (con percentuali tra il 3% e il 4%), fino addirittura a un +5% di Bologna. A livello regionale, a dicembre 2023 l’affitto più caro si è toccato in Valle d’Aosta, con 18,85 euro al metro quadro al mese, mentre quello più basso in Umbria, con 7,35 euro mensili per metro quadro.