Rubinacci, l’arte della leggerezza

Incontro con Luca Rubinacci, terza generazione di un importante brand di sartoria napoletana.

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Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

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Tutto ebbe inizio a Napoli nel 1932, quando Gennaro Rubinacci intuì che il concetto di abito andava rivoluzionato, non più giacche pesanti e ingessate tipiche dello stile inglese, ma linee morbide, spalle naturali, tessuti leggeri che permettessero agli uomini una libertà di movimento, da questo modus operandi nacque la “giacca napoletana” oggi simbolo di disinvoltura e raffinatezza che da Napoli ha conquistato tutto il mondo. Rubinacci non veste semplicemente gli uomini, li aiuta a esprimere al meglio una nuova identità, fatta di eleganza quotidiana e charme mediterraneo, artisti, aristocratici e uomini di mondo varcavano la sua sartoria attratti da quel tocco unico che solo Gennaro riusciva a realizzare, un tocco che univa tradizione sartoriale e spirito contemporaneo.

Con il tempo la famiglia ha saputo custodire e rinnovare l’eredità di Gennaro, prima con il figlio Mariano e successivamente con il nipote Luca Rubinacci, questi maestri della sartorialità sono stati capaci di trasformare il marchio in un punto di riferimento internazionale, senza mai tradire l’essenza originaria fatta di spontaneità, libertà e tradizione, la giacca Rubinacci non è soltanto un capo d’abbigliamento ma una concreta idea di stile, un manifesto di cultura napoletana portata con fierezza in tutti i continenti, entrare oggi in una sartoria Rubinacci significa respirare un rituale antico fatto di tessuti pregiati e selezionati con cura, di carta modelli tracciati a mano, di gesti precisi mentre vengono cucite storie ad ogni impuntura, entrare in questi spazi vuol dire vivere un presente capace di reinterpretare l’eleganza maschile, che generazione dopo generazione è alla ricerca di autenticità.

Oggi Rubinacci non è soltanto un brand sartoriale ma un linguaggio universale di eleganza disinvolta radicata nel passato ma capace di reinventarsi, Napoli resta la sua anima principale, Londra, Milano e NY i suoi palcoscenici internazionali, per questo marchio la “bellezza della leggerezza è l’arte di essere sé stessi con stile”, la sua tecnica sartoriale è fatta di gesti antichi tramandati con maestria, linee moderne e dettagli innovativi realizzati da chi è capace di sviluppare il “saper fare a mano”, con un occhio attento alle proporzioni e all’innovazione, per un eleganza senza tempo. La collezione FW 25/26 conferma la sua visione distintiva, un’eleganza che coniuga innovazione e tradizione, pensata per un uomo moderno che ricerca qualità e autenticità.

In questa occasione, QF Lifestyle ha incontrato Luca Rubinacci, terza generazione del brand per farsi raccontare storie, aneddoti e novità di un marchio sartoriale che rappresenta al meglio il nostro Made in Italy, attraverso un servizio su misura che celebra la tradizione sartoriale napoletana con una visione moderna, rimanendo fedele al proprio DNA.

Siete alla terza generazione di sarti, come è cambiato con il passare del tempo il modo di costruire un abito?
Il modo di costruire un abito è cambiato molto meno di quanto si pensi. La vera differenza la fa il cliente: se una volta l’abito era un “must” quotidiano, oggi è diventato un oggetto di scelta, legato al piacere e al gusto personale. La tecnica sartoriale rimane immutata, ma il nostro compito è stato quello di alleggerirla e adattarla a una società che vive e si muove più velocemente.

Quali sono i concetti e i valori che ha ereditato dai suoi predecessori nella sua attività?
Ho ereditato il rispetto per il cliente e la responsabilità di garantire qualità assoluta. Mio nonno ci ha insegnato la serietà del mestiere, mio padre la capacità di innovare senza mai tradire l’eleganza classica. Io cerco di portare avanti entrambi i valori, traducendoli in un linguaggio contemporaneo.

Qual è il vostro concetto di eleganza?
L’eleganza è sentirsi a proprio agio in qualsiasi contesto. Non significa solo “vestirsi bene”, ma avere la naturalezza di adattarsi alla situazione, con consapevolezza e stile personale

Quali sono i tessuti che usate principalmente per la creazione dei vostri abiti?
Utilizziamo tessuti naturali e nobili: lane leggere, cashmere, lino, cotone, seta. Siamo molto legati anche a tessuti esclusivi che sviluppiamo con i migliori lanifici italiani e inglesi, pensati per interpretare il nostro concetto di leggerezza e comfort.

 Avete reinterpretato il concetto di ready-to-wear ci spiega come?
Per noi il ready-to-wear non è un prodotto di massa, ma un capo pronto che conserva la stessa anima del su misura. Ogni capo è costruito con la stessa attenzione artigianale, con spalle e linee destrutturate, pensato per essere immediatamente indossato senza perdere quella naturale eleganza sartoriale. Un concetto moderno di ” casual chic “.

La giacca destrutturata è uno dei vostri punti di forza, vogliamo approfondire l’argomento?
La giacca destrutturata è la nostra firma. Significa eliminare tutto ciò che è superfluo: spalline, fodere, rigidità. Rimane solo la purezza della linea, che accompagna il corpo senza costringerlo. È un’idea che mio nonno ha introdotto negli anni ’30 per soddisfare quella clientela Napoletana che viveva la ” dolce vita ” e che oggi continua a rappresentare il nostro stile più riconoscibile.

Si parla tanto di sostenibilità, come si muove in questo senso il vostro brand?
La sostenibilità per noi non è uno slogan, ma un fatto naturale. Un abito Rubinacci dura decenni: non segue la logica dell’usa e getta, ma del tramandare. In più lavoriamo solo con fibre naturali e produzioni artigianali, evitando sprechi e privilegiando una filiera corta e consapevole. Un capo sostenibile è quello che dura nel tempo e non passa mai di moda.

Chi è l’uomo che veste Rubinacci?
È un uomo curioso, internazionale, libero. Non cerca l’apparire ma il sentirsi bene in ciò che indossa. Può essere un giovane imprenditore come un collezionista di arte, ma quello che li accomuna è la voglia di un’eleganza non convenzionale.

Quali sono i vostri mercati di riferimento?
Siamo molto forti in Europa e negli Stati Uniti, ma anche in Asia e Medio Oriente. In realtà il nostro mercato è il mondo: chiunque si riconosca nei nostri valori è un potenziale cliente Rubinacci.

Avete un archivio importante, come pensate di usarlo?
Il nostro archivio è una miniera. Non lo consideriamo nostalgia, ma un laboratorio creativo: ci ispira, ci dà idee, ci ricorda che l’innovazione parte sempre da solide radici. Ogni nuova collezione dialoga con quell’eredità e gli dedichiamo ogni stagione una collezione chiamata ” Vintage Archive” dove capi in serie limitatissima vengono prodotti con tessuti antichi.

Cosa proponete per questo autunno/inverno?
Puntiamo molto su capi versatili, che uniscono calore e leggerezza. Cappotti in cashmere destrutturati, giacche morbide sfoderate che si possono portare sopra un dolcevita o una camicia. I colori sono caldi e rassicuranti, con qualche tocco inaspettato per sorprendere chi li indossa.