Ue multa Gucci, Chloé e Loewe per 157 milioni: “Prezzi truccati e concorrenza falsata”

Gucci, Chloé e Loewe multate dalla Commissione europea per 157 milioni di euro: così controllavano i prezzi azzoppando la concorrenza

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

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Moda nel mirino dell’Ue: la Commissione europea ha inflitto una multa complessiva di 157,3 milioni di euro a Gucci, Chloé e Loewe.

L’accusa è di pratiche anticoncorrenziali nella fissazione dei prezzi al dettaglio. Secondo Bruxelles, le tre maison del lusso avrebbero limitato per anni la libertà dei rivenditori indipendenti, imponendo politiche di prezzo rigide e vietando sconti e promozioni, tanto nei negozi fisici quanto online.

L’Ue sanziona Gucci, Chloé e Loewe

L’indagine, condotta dalla Direzione generale Concorrenza, ha accertato che i tre marchi hanno applicato una strategia di “resale price maintenance” (Rpm): un sistema con cui i produttori impongono ai rivenditori il rispetto di un prezzo minimo o massimo, privandoli della possibilità di stabilire autonomamente le proprie tariffe.

Questo il commento di Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione per la Transizione giusta e competitiva:

Oggi abbiamo multato tre case di moda europee per aver interferito con i prezzi dei loro rivenditori indipendenti, violando le norme UE sulla concorrenza. In Europa, tutti i consumatori, qualunque cosa acquistino e ovunque lo acquistino, online o offline, meritano i benefici di una vera concorrenza sui prezzi. Questa decisione invia un forte segnale all’industria della moda e non solo: non tollereremo questo tipo di pratiche in Europa e la concorrenza leale e la tutela dei consumatori si applicano a tutti, in egual misura.

Strategia di controllo dei prezzi

L’indagine ha rivelato che Gucci (Italia), Chloé (Francia) e Loewe (Spagna) hanno agito indipendentemente ma in modo simile, condizionando per anni i loro partner commerciali.

Gucci avrebbe praticato queste restrizioni dal 2015 al 2023, Loewe dal dicembre 2015 al 2023, Chloé dal dicembre 2019 al 2023.

Prezzi imposti e saldi vietati: Bruxelles sanziona tre maison del lusso per concorrenza sleale
Commissione europea
Gucci, Chloé e Loewe: lo schema che ha portato alla multa Ue.

Le maison avrebbero imposto limiti sui tetti di sconto, sui periodi dei saldi e in alcuni casi avrebbero vietato del tutto la vendita online di determinati prodotti. La Commissione ha sottolineato come tali comportamenti abbiano aumentato i prezzi e ridotto la scelta dei consumatori in tutto lo Spazio Economico Europeo.

Le multe

Le sanzioni sono state calcolate in base alla gravità, durata e portata geografica delle infrazioni, ma ridotte grazie alla collaborazione delle aziende con l’autorità europea:

Azienda Riduzione per cooperazione Ammenda finale
Gucci 50% €119.674.000
Chloé 15% €19.690.000
Loewe 50% €18.009.000

Gucci e Loewe, in particolare, hanno fornito prove chiave che hanno aiutato la Commissione a estendere la portata temporale delle infrazioni e a individuare nuove pratiche scorrette. Tutte e tre le società hanno ammesso i fatti, consentendo una procedura accelerata di cooperazione antitrust.

Implicazioni per il settore del lusso

Per la Commissione, la decisione rappresenta un “precedente importante” contro il controllo dei prezzi nel settore della moda e un monito a tutte le imprese che, dietro la facciata del lusso, cercano di uniformare i listini a scapito del consumatore, anche senza mettersi in diretto contatto per strategie concordate.

Oltre alla multa, la Commissione ha ribadito la centralità del meccanismo di segnalazione anonima (whistleblower tool), che consente a dipendenti e partner di denunciare pratiche anticoncorrenziali in modo riservato e protetto.

Le imprese o le persone che si ritengono danneggiate da tali comportamenti possono agire in sede civile nei tribunali nazionali per ottenere un risarcimento. Ai sensi della Direttiva europea sui danni antitrust, le decisioni della Commissione costituiscono prova definitiva della violazione.