Spumante, oltre 106 milioni di bottiglie vendute tra Natale e Capodanno

I dati Uiv-Ismea 2025 sul vino italiano: record di vendite per lo spumante, crescita dei consumi interni e grande successo negli Usa

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Anche nel 2025 il vino, e in particolare lo spumante, torna protagonista delle tavole natalizie. Tra Natale e Capodanno saranno infatti stappate in Italia oltre 106 milioni di bottiglie di bollicine, per il 96% Made in Italy, con una crescita del 4% rispetto allo scorso anno. A fotografare il fenomeno è il consueto focus di fine anno dell’Osservatorio del vino Uiv-Ismea (Unione italiana vini e Istituto per i servizi del mercato agricolo alimentare), che evidenzia come nel 2025 lo spumante italiano sia tornato a superare la soglia simbolica del miliardo di bottiglie prodotte e commercializzate, attestandosi a 1,03 miliardi. Di queste, oltre 360 milioni sono dedicate specificamente al periodo delle feste, con il Capodanno che continua a rappresentare il momento di massimo picco dei consumi.

I numeri dello spumante italiano

Negli ultimi 15 anni, le quantità di spumante italiano sono quasi triplicate. Da prodotto stagionale e spesso legato a nicchie regionali, le bollicine sono diventate una colonna portante dell’enologia nazionale, capaci di intercettare gusti diversi, occasioni di consumo più ampie e mercati sempre più distanti.

Nel confronto con il 2024, il dato complessivo segna un +1,8%, superando il precedente record produttivo. Una crescita che, secondo Uiv-Ismea, va interpretata come un vero e proprio “brindisi alla stabilità”. Non un’esplosione effimera, dunque, ma la conferma della maturità raggiunta dal settore, anche in uno scenario internazionale meno favorevole rispetto agli anni post-pandemia.

La sorpresa del 2025: tiene l’export, cresce l’Italia

Tradizionalmente, il successo degli spumanti italiani è legato all’export: 7 bottiglie su 10 sono destinate ai mercati esteri. Eppure, il 2025 segna un cambio di passo. A garantire la tenuta complessiva del comparto è stata soprattutto la domanda domestica, cresciuta del 5% sui volumi del 2024, in netta controtendenza rispetto allo scorso anno.

Le famiglie italiane, pur attente al portafoglio, visti i prezzi della spesa in aumento, non rinunciano al vino delle feste e, anzi, mostrano una preferenza sempre più marcata per le produzioni nazionali.

Ne è prova il forte calo dei brindisi con sparkling stranieri, con un trend previsionale delle importazioni a -8%. Un segnale chiaro di come il consumatore, in un contesto di incertezza, tenda a premiare prodotti percepiti come affidabili, identitari e con un buon rapporto qualità-prezzo.

Sui mercati esteri, invece, il quadro è più prudente. Il consuntivo 2025 dell’export di spumanti italiani è sostanzialmente in pareggio rispetto all’anno precedente, ma senza arretramenti significativi. In un panorama globale segnato da rallentamenti dei consumi e tensioni commerciali, tra cui i dazi di Trump, la stabilità è di per sé un risultato di rilievo.

Il valore delle denominazioni

Il Prosecco continua a trainare volumi e notorietà internazionale tra i vini DOP e IGP.

In particolare, il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG chiude il 2025 con una crescita in doppia cifra (+10%), confermando il ruolo sempre più importante delle denominazioni di qualità nel consolidare il valore del comparto.

Ma non è solo il Prosecco a brillare. Secondo l’analisi Uiv-Ismea, risultano positivi gli imbottigliamenti di tutti i metodo classico, dalle grandi denominazioni come Franciacorta e Trentodoc, fino alle produzioni di nicchia ad alto potenziale come Oltrepò Pavese e Alta Langa. C’è una progressiva diversificazione dell’offerta e una crescente attenzione dei consumatori verso stili produttivi, territori e identità enologiche differenti.

Gli Stati Uniti trainano la domanda

Tra i mercati esteri, gli Stati Uniti restano la prima piazza mondiale per la domanda di vino italiano e rappresentano un caso emblematico dell’evoluzione dei gusti.

Nel 2025, gli spumanti hanno realizzato il sorpasso anche sui bianchi, diventando la prima tipologia tricolore consumata dagli americani, con una quota di mercato del 37%, seguiti dai bianchi (36%) e dai rossi (17%).

Si tratta di un passaggio storico, che conferma come le bollicine italiane siano ormai percepite non solo come vino da celebrazione, ma come prodotto versatile, adatto a diversi momenti di consumo, dalla ristorazione informale all’aperitivo domestico.

Spesa record, ma anche valore per la filiera

Dietro i 106 milioni di bottiglie stappate tra Natale e Capodanno non c’è solo un dato quantitativo, ma un impatto economico rilevante lungo tutta la filiera. Si passa dalla viticoltura alla trasformazione, dalla logistica alla distribuzione, fino al canale Horeca, che continua a beneficiare dei consumi legati alle festività.

In un anno complesso, il vino si conferma uno dei pochi comparti capaci di coniugare volumi, valore e identità, sostenendo redditi agricoli e rafforzando l’immagine del Made in Italy nel mondo.