Bonus genitori disoccupati 2023: aiuti INPS a chi non lavora

La legge di bilancio 2023 ha introdotto e confermato specifici bonus per i genitori disoccupati: di seguito l'elenco degli aiuti Inps e delle agevolazioni Inps

Pubblicato: 19 Gennaio 2023 11:36

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

La legge di bilancio 2023 ha introdotto – e in alcuni casi confermato – specifici bonus destinati ai genitori disoccupati: prestazioni di sostegno al reddito ma anche aiuti mirati alle famiglie in difficoltà, che verranno gestiti o erogati dall’Inps. Vediamo, nello specifico, quali sono le agevolazioni che si possono richiedere e ottenere.

Bonus famiglie: gli aiuti a chi è in difficoltà

Un genitore che ha perso il lavoro o che risulta inoccupato è molto probabile che stia vivendo una situazione di disagio, soprattutto a livello economico. Per queste famiglie, che si trovano cioè in una situazione di bisogno, gli aiuti che lo stato riconosce sono diversi.

La legge di bilancio 2023, dopo aver smantellato completamente il reddito di cittadinanza (qui le nuove regole), ha previsto una serie di misure di sostegno in alternativa alla card RdC. Tra queste, per esempio, c’è la social card, ovvero la carta risparmio spesa che sarà gestita dai comuni attraverso l’erogazione di buoni spesa riconosciuti alle famiglie con un reddito basso (qui le istruzioni per richiederla).

A questo tipo di supporto si aggiunge poi il cd. reddito alimentare, destinato però a coloro che si trovano in situazioni di povertà assoluta: l’idea – sperimentale – è quella di destinare i prodotti invenduti a chi è in difficoltà, combattendo in questo modo anche lo spreco di cibo. Si tratta di un nuovo tipo di aiuto sperimentale e consiste nell’erogazione di pacchi alimentari realizzati con i prodotti invenduti dei negozi della distribuzione alimentare che altrimenti verrebbero buttati (le modalità di erogazione, però, sono ancora da individuare).

Confermati, inoltre, per il 2023 anche i bonus sociali per le bollette elettriche, di gas e idriche. La misura continua a essere rivolta ai nuclei familiari in condizioni di disagio economico o fisico. Tra i requisiti:

  • ISEE non superiore a 8.265 euro per il bonus idrico;
  • appartenere ad un nucleo familiare con almeno 4 figli a carico (famiglia numerosa) e indicatore ISEE non superiore a 20.000 euro;
  • limitatamente ai bonus sociali elettrico e gas, per l’anno 2023, ISEE non superiore a 15.000 euro.

In questi casi, il nucleo familiare ISEE di appartenenza (qui come calcolarlo) potrà beneficiare del bonus solo se uno degli altri componenti risulta intestatario di una fornitura diretta elettrica/gas/idrica o usufruisce di una fornitura gas/idrica condominiale.

I bonus Inps destinati ai genitori disoccupati

Per i genitori che risultano residenti in Italia, l’Inps ha previsto tutta una serie di bonus, confermati per l’anno 2023. Per esempio, i fondi di solidarietà forniscono strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa dei lavoratori dipendenti di aziende appartenenti a settori non coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale o prestazioni integrative dei trattamenti previsti dalla normativa vigente per i lavoratori dipendenti di aziende appartenenti a settori già coperti dalla normativa in materia d’integrazione salariale (Fondo Trasporto Aereo).

I fondi di solidarietà attualmente previsti dal legislatore sono i seguenti:

  • Fondo Poste
  • Fondo Credito
  • Fondo Assicurativi
  • Fondo Trasporto Pubblico
  • Fondo Credito Cooperativo
  • Fondo d’Integrazione Salariale (FIS)
  • Fondo di solidarietà del Trentino
  • Fondo Trasporto Aereo
  • Fondo di solidarietà di Bolzano – Alto Adige
  • Fondo di solidarietà per i lavoratori del settore marittimo – SOLIMARE

La prestazione principale erogata dai fondi è l’assegno ordinario, cioè un’integrazione salariale d’importo almeno pari alla cassa integrazione guadagni. Possono essere previsti, inoltre, finanziamenti alla formazione, prestazioni integrative o emergenziali in caso di cessazione del rapporto di lavoro e assegni straordinari a favore di determinate tipologie di lavoratori fino alla maturazione del diritto alla pensione.

Chi è in stato di disoccupazione ma rifiuta il piano di inserimento lavorativo previsto dal nuovo reddito di cittadinanza (qui le cause di sospensione) perde il diritto alla card RdC. Al contrario, le disposizioni in tema di riduzione e sospensione non si applicano per i nuclei familiari al cui interno vi siano:

  • persone con disabilità ai fini Isee;
  • minorenni;
  • persone con almeno sessant’anni di età.

In  tutti questi casi continuerà ad applicarsi la durata ordinaria, non superiore a diciotto mesi continuativi.

L’Inps riconoscerà invece il premio nascita da 800 euro, anche nel 2023, alle donne in gravidanza o alle madri per uno dei seguenti eventi:

  • compimento del settimo mese di gravidanza;
  • parto, anche se antecedente all’inizio dell’ottavo mese di gravidanza;
  • adozione nazionale o internazionale del minore, disposta con sentenza divenuta definitiva ai sensi della legge 4 maggio 1983, n. 184;
  • affidamento preadottivo nazionale disposto con ordinanza ai sensi dell’art. 22, c. 6, l. 184/1983 o affidamento preadottivo internazionale ai sensi dell’art. 34, l. 184/1983.

Il beneficio è concesso in un’unica soluzione per ogni evento (gravidanza, parto, adozione o affidamento) e in relazione a ogni figlio nato, adottato o affidato. L’erogazione del bonus mamme domani, quindi, non dipenderà dallo stato di occupazione del soggetto beneficiario ma – ovviamente – anche le lavoratrici disoccupate potranno richiederlo.

Uno dei requisiti richiesti è che le gestanti e madri, cittadine italiane, comunitarie o non comunitarie, devono essere regolarmente presenti e residenti in Italia.

La domanda può essere presentata dopo il compimento del settimo mese di gravidanza (inizio ottavo mese) oppure a nascita avvenuta o a seguito di uno degli altri eventi previsti dalla legge: adozione e affidamento preadottivo.

Naspi 2023: quanto spetta ai genitori disoccupati

La Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego (Naspi) è una indennità mensile di disoccupazione che spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente l’occupazione, quindi ai genitori, compresi:

  • apprendisti;
  • soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative;
  • personale artistico con rapporto di lavoro subordinato;
  • dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni.

A partire dal 1° gennaio 2022 la prestazione spetta anche agli operai agricoli a tempo indeterminato dipendenti dalle cooperative e loro consorzi che trasformano, manipolano e commercializzano prodotti agricoli e zootecnici prevalentemente propri o conferiti dai loro soci (qui, invece, i casi di esclusione Naspi).

La Naspi è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione. Analogamente non è computata la contribuzione che ha prodotto prestazioni fruite in unica soluzione in forma anticipata.

La misura della prestazione è pari al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni, se la retribuzione è inferiore a un importo di riferimento stabilito dalla legge e rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT e reso noto ogni anno dall’INPS con circolare pubblicata sul sito (1.250,87 euro per il 2022).

La Naspi si riduce del 3% ogni mese a decorrere dal primo giorno del sesto mese di fruizione. La riduzione scatta dall’ottavo mese se il beneficiario ha compiuto 55 anni alla data di presentazione della domanda. Se la retribuzione media è superiore al predetto importo di riferimento annuo (1.250,87 euro per il 2022), la misura della prestazione è invece pari al 75% dell’importo di riferimento annuo stabilito dalla legge sommato al 25% della differenza tra la retribuzione media mensile e il suddetto importo stabilito dalla legge. In ogni caso l’importo dell’indennità non può superare un limite massimo individuato con legge e rivalutato annualmente sulla base della variazione dell’indice ISTAT e reso noto ogni anno dall’INPS con circolare pubblicata sul sito (pari per il 2022 a 1.360,77 euro).

L’indennità è commisurata alla retribuzione imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni (comprensiva degli elementi continuativi e non continuativi e delle mensilità aggiuntive), divisa per il totale delle settimane di contribuzione (indipendentemente dalla verifica del minimale) e moltiplicata per il coefficiente numerico 4,33.