Colosso auto taglia 2mila posti di lavoro in Italia nel 2023

Tra fabbriche e uffici, le uscite incentivate riguarderanno il 4,4% dell'occupazione totale in Italia. Saranno su base volontaria, con incentivi per fasce d'età

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Dopo la decisione di chiudere uno stabilimento nello Stato americano dell’Illinois e l’annuncio di 300 licenziamenti in Polonia, Stellantis ridimensionerà i suoi dati occupazionali anche in Italia. Il colosso del settore auto ha firmato un accordo coi sindacati per 2mila uscite incentivate entro il 31 dicembre 2023. Ecco dove e secondo quali modalità.

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Accordo Stellantis-sindacati: cosa prevede e quali stabilimenti

L’intesa sottoscritta da Stellantis e sindacati metalmeccanici – Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Associazione Quadri – riguarda gli stabilimenti di Cassino, Mirafiori (che l’anno scorso aveva annunciato la svolta green), Pratola Serra (Avellino), Termoli (Campobasso) e Cento (Ferrara). Non ha firmato l’accordo invece la Fiom, denunciando la “perdita” di quasi 7mila posti di lavoro dal 2021 e chiedendo “un piano che preveda la rigenerazione dell’occupazione”.

Il maxi licenziamento, che per diventare operativo richiederà specifiche procedure nei singoli siti di produzione, interesserà al massimo 2mila lavoratori, il 4,4% dell’occupazione totale in Italia (si parla di circa 47mila dipendenti). Circa la metà riguarderà prevedibilmente gli impiegati, di cui 800 attivi negli Enti Centrali di Mirafiori. Le uscite saranno su base volontaria, con incentivi maggiori per le fasce d’età più elevate, diversificati in base alla condizione. In generale, la decisione coinvolge figure impegnate nell’ingegneria e nei servizi indiretti, dal commerciale alla sicurezza.

Negli stabilimenti in cui sono già in atto altri accordi di uscite e che contano ancora quote di uscita disponibili, i nuovi incentivi entreranno in vigore dopo il 3 marzo. Parliamo delle fabbriche motori come Verrone e degli stabilimenti di Melfi, Parts & Services Operation, Gianbattista Vico (Pomigliano) e Modena.

Uscite volontarie, incentivi e contributi

A coloro che raggiungeranno la pensione entro quattro anni verrà riconosciuto un incentivo tale da garantire per i primi due anni (sommato alla Naspi) il 90% della retribuzione e, per gli ulteriori due anni, il 70% della retribuzione più i contributi volontari. A coloro che non agganciano la pensione verrà riconosciuto invece un incentivo variabile a seconda dell’età, secondo il seguente schema:

  • 24 mensilità (minimo 55.000 euro) più 30mila euro per chi ha almeno 50 anni;
  • 18 mensilità più 30mila euro per chi ha fra 45 e 49 anni;
  • 12 mensilità più 20mila euro per chi ha fra i 40 e i 44 anni;
  • 6 mensilità più 20mila euro per chi ha fra 35 e 39 anni.

Presso l’ex Sevel di Atessa, dove si producono i veicoli commerciali, è prevista l’apertura di un contratto di espansione che anticipa l’età di pensionamento di cinque anni con la stabilizzazione di alcuni lavoratori in somministrazione (il numero deve essere pari a un terzo delle uscite). Si stima che la mossa coinvolga 150 lavoratori (qui parliamo delle 10 professioni più richieste nel 2023).

Le richieste dei sindacati

Insomma, altri 2mila dipendenti potranno lasciare le fabbriche e gli uffici del gruppo entro quest’anno. “Mirafiori è lo stabilimento in cui la fuoriuscita è stata la più corposa in Italia in questi ultimi due anni. Invece di utilizzare le risorse economiche per incentivare i lavoratori ad andarsene, Stellantis dovrebbe usarle per fare investimenti in nuove produzioni di auto e di assunzioni di giovani”, ha commentato Edi Lazzi, segretario generale della Fiom torinese.

“Stellantis continua per la strada della riduzione dell’occupazione senza prospettive“, ha affermato invece Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom Cgil. “È necessario che il tavolo avviato dal ministro Urso il 14 dicembre diventi permanente. Stellantis deve dare risposte e garanzie sul futuro dei propri stabilimenti, degli enti di staff e dell’indotto, dove si stanno per aprire le prime gravi crisi industriali”.