L’intelligenza artificiale prende piede e investe come uno tsunami il mondo del lavoro e la società nel suo complesso. Gli ottimisti esultano pensando a nuove infinite possibilità e i pessimisti tremano pensando ai lavoratori che rischieranno di venire sostituiti da un algoritmo. Mentre all’estero sono già cominciati i tagli, in Italia viene fatta la lista dei lavoratori che potrebbero restare a spasso.
Intelligenza artificiale e lavoro a rischio
Uno studio dell’Università di Trento spiega che nei prossimi 15 anni saranno milioni in Italia i lavoratori e le lavoratrici a rischio di sostituzione tecnologica: 3,87 milioni (pari al 18% del totale) per quanto riguarda le singole mansioni e addirittura 7,12 milioni (33%) se si considerano le professioni automatizzabili nella loro interezza.
Ma non si tratta dell’unico studio al riguardo: un allarme viene anche dall’elaborazione “Intelligenza artificiale e rischio automazione: impatto su lavoro e imprese” pubblicata da Confartigianato. Il report esamina la situazione europea e prende a riferimento le professioni ad alta esposizione all’impatto dell’intelligenza artificiale. In Italia viene stimato che si tratti di 8.366.000 occupati, pari al 36,2% del totale, una quota inferiore di 3,2 punti percentuali rispetto alla media europea.
Intelligenza artificiale e perdita posti di lavoro: il rischio in Europa
Nel confronto internazionale, è il Lussemburgo ad avere la quota di occupati più esposta (59,4%), mentre la minima esposizione si registra in Romania (25,8%). I tre Paesi europei più spesso utilizzati dagli italiani come pietra di paragone, ovvero Germania, Francia e Spagna, registrano un’esposizione rispettivamente del 43%, del 41,4% e del 35,2%. La media dei 27 Paesi dell’Unione europea si assesta sul 39,5%. Qui sotto la classifica europea che mostra una previsione sulla quota di posti di lavoro travolti dall’intelligenza artificiale:
- Lussemburgo – 59,4%
- Belgio – 48,4%
- Svezia – 48%
- Paesi Bassi – 46,8%
- Malta – 45,5%
- Germania – 43%
- Estonia – 42,7%
- Irlanda – 42,1%
- Slovenia – 41,7%
- Cipro – 41,5%
- Portogallo – 41,5%
- Francia – 41,4%
- Lettonia – 41,2%
- Lituania – 41,1%
- Danimarca – 40,2%
- Austria – 39,3%
- Finlandia – 37,7%
- Polonia – 37,4%
- Ungheria – 37,3%
- Italia – 36,2%
- Repubblica Ceca – 35,9%
- Spagna – 35,2%
- Slovacchia – 34,7%
- Grecia – 34,6%
- Croazia – 34,2%
- Bulgaria – 30.8%
- Romania – 25,8%
Intelligenza artificiale: licenziamenti già in atto
La valanga è già partita e alcune importanti aziende stanno già pensando di sforbiciare il personale o hanno addirittura già messo in atto i tagli. Ad esempio il colosso tecnologico IBM ha intenzione di sostituire il 30% dei ruoli di back-office con l’intelligenza artificiale nei prossimi cinque anni. Quantificando si tratta di mandare a casa 7.800 lavoratori. Bild, il più famoso giornale tedesco, ha deciso di liquidare 200 persone. Le figure di caporedattore, redattore, correttore di bozze, segreteria e photo editing saranno sostituite dall’intelligenza artificiale. Delle 18 attuali redazioni regionali Bild ne manterrà solo 12.
Il celeberrimo tecno-guru Marco Camisani Calzolari che da 30 anni si occupa di internet e nuove tecnologie, in una puntata di Striscia la Notizia del 16 gennaio 2023 spiegava che fra le occupazioni a maggiore rischio ci sono quelle di conducenti di autobus, autisti di camion, lavori amministrativi, operatori di call center, traduttori, aiuto cuoco e copywriter.
Le professioni che non saranno spazzate via dovranno comunque adeguarsi al nuovo corso. L’intelligenza artificiale ha già cambiato il marketing, ad esempio. Così come il mercato dell’intrattenimento per adulti.