L’AI “ruba” il 30% del lavoro: colosso silura 7800 lavoratori

Un piano per assumere molto meno, sostituendo in massa dei dipendenti umani con l'intelligenza artificiale. Ecco l'annuncio che conferma le previsioni

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

L’intelligenza artificiale è destinata a sostituire una fetta importante di lavorati in alcuni settori? Un timore giustificato, che potrebbe però non essere diverso da quanto già espresso nel corso degli ultimi 50 anni.

Nessuno può dire con certezza, ad oggi, se l’AI rappresenterà davvero una svolta epocale degna di un film di fantascienza. L’alternativa, forse più realistica, prevede che, per quanto rivoluzionaria, diventerà uno strumento comune nelle mani umane, con conseguenze appena sensibili sul mercato del lavoro.

Innegabile, invece, la volontà del mondo imprenditoriale di comprendere fino in fondo le potenzialità di questo sistema. Potrebbero infatti aprirsi scenari interessanti per molte aziende, in quanto a stipendi risparmiati, quantitativo inferiore di tasse da versare, disponibilità h24 e molti altri benefit.

IBM preferisce l’AI ai lavoratori umani

Il settore tecnologico è di certo quello più a rischio in quanto a sostituzione dei dipendenti umani con l’intelligenza artificiale. La prova, qualora servisse, l’ha fornita IBM, che ha svelato un piano quinquennale molto preoccupante per alcuni.

Con una tempistica forse da rivedere, considerando come l’1 maggio si festeggi in molti Paesi nel mondo la festa dei lavoratori, il CEO di IMB, Arvind Krishna ha rilasciato un’intervista a Bloomberg. Il focus è stato quello del prossimo futuro della società, che ha intenzione di sostituire il 30% dei ruoli di back-office con l’intelligenza artificiale nei prossimi cinque anni. Un progetto al via fin da subito, procedendo con una netta riduzione delle assunzioni. La stima è quella di 7800 dipendenti in meno nel prossimo quinquennio, il cui apporto sarà offerto esclusivamente dall’AI.

Non ci saranno licenziamenti, per essere chiari, ma IBM non intende sostituire quelli che andranno via, per cambio impiego o pensione, con altri esseri umani. Statisticamente la società non vedrà calare il proprio numero di dipendenti, avendo aumentando le assunzioni in altri reparti, il che apre a due temi. Da una parte ci si chiede quanto sia reale il timore della sostituzione dell’uomo da parte dell’AI. Dall’altra, invece, quali siano i lavori più a rischio. Il mondo del lavoro in toto potrebbe statisticamente non risultare sconvolto ma alcuni ambiti risentiranno di questa nuova direzione più di altri.

AI: i lavori a rischio

La generale diffusione dell’intelligenza artificiale tra il grande pubblico ha dato il via a una serie di studi sul futuro del mondo lavorativo. Uno di questi, condotto da un team dell’Università di Princeton, ha analizzato in maniera approfondita le potenzialità di dieci differenti AI, applicandole a svariati campi della conoscenza umana e soffermandosi nello specifico su 52 abilità in nostro possesso. Il risultato? Ecco alcuni dei lavori maggiormente a rischio.

L’insieme di intelligenza artificiale e avanzamento nel campo della robotica potrebbe convertire del tutto il settore dell’assemblaggio, così come i self-checkout potrebbero inizialmente pareggiare la cifra di cassieri umani, per poi in futuro superarla o azzerarla.

Con i chatbot che stanno diventando sempre più “intelligenti”, gli operatori per l’assistenza potrebbero non essere più persone in carne e ossa. Stesso discorso vale in ambito telemarketing. Forse non nei prossimi anni ma gli impiegati di banca rischieranno d’essere sostituiti da piattaforme digitali dall’alta capacità di “dialogo” con il pubblico.

Anche il settore della burocrazia potrebbe mutare radicalmente, a partire dai commercialisti, che resteranno probabilmente attivi ma dovranno fronteggiare la concorrenza dell’AI in ambito di revisione e confronto con le piattaforme del governo.

L’intelligenza artificiale è oggi in grado di ottimizzare le impostazioni di una fotocamera, professionale e non, componendo anche foto artistiche. Per questo nel prossimo futuro la vita dei fotografi sarà ben differente. A rischio anche addetti stampa, data la creazione automatizzata di comunicati e mail, analisti di mercato, organizzatori di viaggio e non solo.

Ci attende un futuro potenzialmente più simile alle previsioni del cinema di quanto pensavamo possibile. Un cambiamento che sarà probabilmente meno radicale di quanto temiamo, al quale però sarebbe il caso di prepararsi fin da subito, imparando a far propri i tantissimi servizi AI in circolazione.