Salario minimo comunale, cos’è e in quali città è attivo: le città sfidano il governo

Dalla Toscana alla Campania, lo stipendio minimo di 9 euro l'ora è realtà o lo sarà presto per i lavori che fanno capo al Comune

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Se da un lato il governo non intende aprire le porte al salario minimo, dall’altra alcuni Comuni si stanno schierando in favore di tale cambiamento. La rivoluzione parte del basso, verrebbe da dire, con svariati sindaci che stanno tentando di rispondere alle esigenze dei cittadini che rappresentano, entro gli argini della propria giurisdizione.

Il primo passo è stato mosso dal sindaco Dario Nardella, che ha fatto di Firenze la “prima città d’Italia a introdurre il principio del salario minimo”. Il primo cittadino non è però rimasto a lungo isolato. A seguire la stessa strada è Josi Gerardo Della Ragione, sindaco di Bacoli, per un 2024 che potrebbe vedere in quest’iniziativa una macchia d’olio pronta a espandersi, superando sempre più confini.

Salario minimo comunale

Il salario minimo di 9 euro l’ora non rientra minimamente nei programmi politici del governo di Giorgia Meloni. L’esecutivo di centro-destra ha più volte spiegato di ritenere dannosa quella che molti ritengono una garanzia fondamentale.

In netto contrasto Dario Nardella, sindaco di Firenze. Il 19 marzo ha così annunciato il suo salario minimo comunale, destinato a fare scuola: “Firenze è la prima città d’Italia a introdurre il principio del salario minimo come criterio obbligatorio per qualunque appalto di opere o servizi. Questo significa che qualunque azienda dovrà applicare il principio del salario minimo di 9 euro all’ora”.

Un’iniziativa che ha convinto pienamente Josi Gerardo Della Ragione, ben noto su scala nazionale per essere diventato nel 2015 il sindaco più giovane della Campania. Alla guida di Bacoli, è pronto ad assicurarsi che chiunque lavorerà per il Comune o, in alternativa, riuscirà ad aggiudicarsi una concessione comunale o demaniale, dovrà garantire uno stipendio minimo di 9 euro l’ora.

“Così difendiamo i bagnini, i barman, gli operai e i lavoratori sottopagati. Così difendiamo gli imprenditori perbene, della nostra città, che pagano stipendi dignitosi”.

Altri Comuni

Quando la discussione relativa al salario minimo è esplosa nel 2023, il governo aveva deciso di organizzare un confronto a Palazzo Chigi con i rappresentati dell’opposizione. Al di là della voluta sottolineatura di tale apertura democratica, nella lettera aperta al Corriere della Sera, la premier Meloni ha con forza sottolineato le perplessità di tanti esperti di lavoro e molte forze sindacali in merito: “Il timore è che il salario minimo possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo per i lavoratori, andando così, per paradosso a peggiorare la condizione di molti lavoratori”.

Svariati Comuni però dimostrano d’avere un’idea differente. Quanto non è avvenuto in passato, anche durante la gestione del Paese da parte di governi misti o dichiaratamente di centro-sinistra, va concretizzandosi a livello locale.

In un altro piccolo Comune della Campania, Pellezzano, il sindaco Francesco morra ha varato una delibera pochi giorni fa. Questa è stata approvata all’unanimità e prevede l’assunzione dell’impegno a promuovere degli incontri con le organizzazioni sindacali. L’obiettivo finale è quello di raggiungere un trattamento economico minimo di 9 euro orari, che sia inderogabile, in tutti i contratti che fanno capo al Comune.

Ancor prima, a dicembre 2023, il Consiglio di Livorno aveva votato un emendamento che ha introdotto l’adeguamento per tutti i dipendenti comunali a una paga base di 9 euro, così come per tutti coloro che lavoreranno in un appalto comunale.