Rapporto Istat 2024, in Italia i lavoratori sono sempre più poveri 

Il Rapporto Istat 2024 delinea un quadro drammatico per il lavoro in Italia dove, l'8,2 per cento degli occupati è a rischio povertà assoluta a causa dei salari bassi e impieghi di bassa qualità.

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

I lavoratori italiani sono sempre più poveri e vedono ridursi la capacità di proteggere le loro famiglie dal disagio economico. È questo il dato più duro che emerge dal Rapporto Istat 2024 che mostra come la percentuale di cittadini occupati a rischio povertà sia all’11,5 per cento, mentre quella dei lavoratori dipendenti in povertà assoluta all’8,2 per cento. La crescita della povertà in Italia, dunque, non si ferma, ma anzi nel 2023, anche in virtù dell’attenuazione di alcune misure di sostegno come il Reddito di cittadinanza, per il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli arriva “a livelli mai toccati negli ultimi dieci anni”.

Rapporto Istat 2024: lavoratori sempre più poveri

Secondo i dati del Rapporto Istat 2024, l’incidenza della povertà assoluta individuale degli occupati in Italia è cresciuta del 2,7 per cento nel periodo compreso tra il 2014 e il 2023, passando nello specifico dal 4,9 al 7,6 per cento. I più colpiti dal fenomeno sono gli operai, con la percentuale di povertà assoluta della categoria che nel 2014 era al 9 per cento e nel 2023 al 14,6 per cento. Più nello specifico, nel 2023 ben l’8,2 per cento dei dipendenti era in povertà assoluta a fronte del 5,1% degli indipendenti.

Gli stipendi dei lavoratori restano bassi

A incidere sulla percentuale del lavoro povero in Italia è, soprattutto, il fatto che gli stipendi dei lavoratori non sono cresciuti adeguatamente rispetto all’aumento del costo della vita. Secondo l’Istat, tra il 2013 e il 2023 il potere di acquisto dei lavoratori è sceso del 4,5 per cento, mentre in altre grandi economie europee è cresciuto: in Francia dell’1,1%, in Germania del 5,7%.

Oltre agli stipendi bassi, a gravare la condizione di povertà dei lavoratori ci sono anche la bassa qualità degli impieghi e il lavoro precario. Nel 2023 sono stati tre milioni i dipendenti a tempo determinato, cioè solo un milione in più rispetto al dato del 2004. A questo va aggiunto che più della metà dei dipendenti con contratto part-time vorrebbe lavorare a tempo pieno, ma deve scontrarsi con la volontà avversa del datore di lavoro, specie nel caso delle donne.

La decrescita del Centro Italia

Nel prospetto dedicato alle differenze geografiche, il Report Istat 2024 palesa il fallimento delle politiche di coesione. Il Mezzogiorno d’Italia non ha mostrato dei miglioramenti tali da avvicinarsi ai risultati del Nord, mentre il Centro si indebolisce fortemente rispetto alle precedenti rilevazioni. La parte centrale del Paese, infatti, è quella che rimane più distante dai livelli di Pil del 2007, quando era a 8,7 per cento, così come da altri dati.

Poveri per fasce d’età

Per quel che riguarda le fasce d’età, nel 2023 l’incidenza di povertà assoluta più elevata è stata osservata tra i minori di 18 anni, ben il 14 per cento dei quali (1,3 milioni) sono poveri, rispetto al 9,8 per cento della media della popolazione. “Valori più elevati della media nazionale – ha detto presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli – si rilevano anche per i 18-34enni e i 35-44enni (11,9 per cento e 11,8 per cento rispettivamente). L’incidenza individuale decresce fino al 5,4 per cento dei 65-74enni, il valore più basso, per poi risalire al 7,0 per cento nella fascia di popolazione più anziana, quella degli individui con 75 anni e più”.