Povertà degli italiani, sono 5,7 milioni le famiglie in gravi condizioni economiche

L'Istat rivela i dati del 2023 sulla povertà assoluta in Italia e peggiorano rispetto al 2022, ma la situazione delle famiglie varia da regione a regione

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

L’Istat ha pubblicato i dati provvisori su quanto abbiano speso le famiglie italiane nel 2023, aggiornando anche i dati sulla povertà assoluta di conseguenza. Rispetto all’anno precedente il numero di famiglie in questa condizione è salito di poco, passando dal 9,7% al 9,8%, 5,7 milioni di persone in tutto.

Migliora la situazione al sud ma peggiora a livello individuale al nord, con la povertà assoluta che per le singole persone cresce dello 0,5% nelle aree settentrionali del Paese. Il dato rimane stabile tra le famiglie con un lavoratore, ma peggiora per quelle con una persona di riferimento occupata come dipendente.

Povertà assoluta, i dati Istat per il 2023

L’Istat ha diffuso le stime preliminari per il 2023 riguardo alle spese per consumi delle famiglie, dalle quali derivano i dati sulla povertà assoluta in Italia. Con questo termine infatti si individuano le famiglie con una spesa inferiore o pari ad una soglia minima, che corrisponde all’acquisto di un paniere di beni e servizi considerati essenziali per evitare gravi forme di esclusione sociale.

Questa cifra non è fissa: varia da regione a regione e a seconda di due fattori. Uno è abitare in un’area metropolitana con più o meno di 50mila abitanti. L’altro è la composizione della famiglia stessa. In questo caso le categorie sono ben 49.

Nel 2023, questo dato è cresciuto leggermente, passando dal 9,7% al 9,8% in 12 mesi. Una tendenza sostanzialmente stabile, che segna un miglioramento rispetto a quelle degli anni precedenti, in forte crescita. Le persone che vivono in Italia in povertà assoluta sono comunque circa 5,7 milioni.

 

 

Questa condizione è più frequente in famiglie con 5 o più componenti, ad esempio quelle con 3 figli, e in generale tra quelle che hanno almeno un figlio minore, dove si registra questa condizione nel 12% dei casi. Un altro fattore che sembra determinante è la nazionalità. I nuclei composti da soli stranieri sono classificati come poveri in maniera assoluta nel 35,6% dei casi, mentre basta la presenza di un singolo straniero per portare il dato oltre il 30%.

La situazione tra nord, centro e sud

Scorporando i dati a livello geografico si nota come la situazione della povertà assoluta non sia stabile in tutta Italia. Al sud si nota un miglioramento netto rispetto al picco del 2022, con quella familiare che scende al 10,3% (-0,4%) e quella individuale che raggiunge il 12,1% (-0,8%). Nonostante questi risultati positivi, la situazione è comunque ancora peggiore rispetto al 2021.

 

 

Al centro e al nord si registrano aumenti netti, quasi ovunque di mezzo punto percentuale sia per quanto riguarda le famiglie che per gli individui. In generale però le famiglie povere sono molte di meno al centro (6,8%) rispetto al nord (8%). In termini assoluti sono proprio le regioni settentrionali, che sono anche le più popolose, a ospitare più nuclei in condizioni di esclusione sociale a causa della loro situazione economica. Sono più di 27mila, contro gli 11mila al centro e i quasi 20mila al sud.

Un dato sottolineato dalla relazione dell’Istat è quello sulle famiglie con almeno un lavoratore. Il dato si conferma stabile a livello generale, ma aumenta nettamente tra i nuclei la cui persona di riferimento ha un impiego da dipendente, passando dall’8,3% al 9,1%