Le nuove rotte dell’occupazione italiana si disegnano su una mappa in continua trasformazione. Secondo il report “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)”, realizzato da Excelsior-Unioncamere, il mercato del lavoro potrebbe accogliere fino a 770mila nuovi posti entro la fine del 2025.
Cosa bolle in pentola sul fronte assunzioni
Le imprese italiane si muovono con la cautela di chi sa che ogni mossa conta. Alcuni settori, come l’automotive, accusano un rallentamento (o meglio, una vera e propria crisi), ma altrove l’energia è palpabile. La logistica brilla come un faro, spinta dall’e-commerce e dall’efficienza operativa interna. Nel food & beverage, l’operaio specializzato è tra i profili più ambiti, segno di un comparto che macina opportunità.
Edilizia e costruzioni non sono da meno: il Pnrr ha acceso i riflettori su un settore che guarda al futuro. Intanto, ristorazione e hotellerie, dopo anni difficili, tornano protagonisti con una fame di talenti mai vista. E il commercio è sempre in prima linea, specie durante le feste e nei picchi stagionali.
Tecnologia: il nuovo El Dorado delle competenze
Nel mondo del lavoro di domani, la parola d’ordine è “specializzazione”. Non c’è azienda che non cerchi professionisti con competenze specifiche in intelligenza artificiale, cybersecurity e sostenibilità. Si assiste alla nascita di ruoli che fino a pochi anni fa non esistevano. Un’evoluzione che non conosce confini settoriali e che trasforma ogni comparto in un laboratorio di innovazione.
Nuovi equilibri demografici
Se a lungo ha prevalso una svalorizzazione del lavoro, del tempo di lavoro, con retribuzioni ferme, nel futuro nuovi equilibri potrebbero generare condizioni che potrebbero far risalire dopo 30 anni i salari. A dirlo è il secondo report dell’Osservatorio Enpaia (Ente nazionale di previdenza per gli addetti e gli impiegati in agricoltura), realizzato in collaborazione con il Censis.
I nuovi equilibri in questione saranno determinati dal calo demografico che ridurrà progressivamente i bacini dei candidati e dal diverso valore che le persone attribuiscono al tempo. Il surplus di domanda di lavoro rispetto all’offerta, in prospettiva, potrebbe generare un rialzo delle retribuzioni e con esse dei contributi, con effetti positivi anche sulla previdenza.
“In Italia abbiamo un tema importante che è quello dei salari troppo bassi“, dice al Sole24Ore Roberto Diacetti, direttore generale di Enpaia, parlando di una “fase del mercato del lavoro molto complicata, in cui, tra l’altro, non sarebbe un’idea draconiana rinunciare a una minima quota di dividendi da parte delle imprese per aumentare le retribuzioni”.
Non sarebbe senz’altro una cattiva idea, ma è di difficile applicazione in un sistema che ha mostrato e sta mostrando dei limiti formali, burocratici e, è proprio il caso di dirlo, di mentalità aziendale in molti casi ferma a situazioni di fantozziana memoria.
Nord e sud: due facce di una stessa medaglia
Il lavoro in Italia è un mosaico di differenze regionali. Piemonte, Lombardia e Veneto vedono una leggera flessione, mentre il Sud e le isole iniziano a recuperare terreno. Ma la strada è ancora lunga: i divari nei tassi di occupazione sono abissali, e spesso le opportunità al Sud si concentrano in settori a basso salario e alta precarietà.
Le misure messe in campo, come la riduzione del cuneo fiscale, provano a dare ossigeno a salari e mobilità lavorativa. Tuttavia, il mercato è ancora complesso, con un mismatch tra domanda e offerta che sfiora il 49%. Chissà se in questo 2025 appena cominciato riusciremo a trovare l’alchimia giusta.