Medici contro il governo: pronti allo sciopero per il taglio delle pensioni

I medici italiani si preparano a uno sciopero imminente in risposta ai tagli proposti alle pensioni e alle scarse risorse del settore sanitario

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Dallo scontento all’indignazione: i medici italiani si ribellano contro la proposta di legge sulle pensioni contenuta nella Manovra economica. Secondo le ultime indiscrezioni, nella nuova Legge di Bilancio si prevedono tagli alle pensioni dei dipendenti pubblici che smetteranno di lavorare nel 2024 e non fornisce risorse adeguate per il Servizio Sanitario Nazionale. Con l’approvazione della Legge di Bilancio al Senato, i sindacati Anaao Assomed e Cimo Fesmed hanno dichiarato lo stato di agitazione.

La rivolta dei medici

I sindacati Anaao Assomed e Cimo-Fesmed hanno ufficialmente dichiarato lo stato di agitazione e hanno programmato una giornata di sciopero nella prima opportunità disponibile. Saranno organizzate assemblee sindacali in tutte le strutture sanitarie, durante le quali verranno illustrate le conseguenze della Manovra sulle pensioni. Si parla di una possibile riduzione dell’assegno pensionistico per almeno 50.000 persone, con un impatto che potrebbe raggiungere fino a 26.347 euro all’anno per il resto della loro vita.

Le due organizzazioni sindacali denunciano un attacco inaccettabile ai diritti acquisiti, in quanto si stanno riducendo le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996, colpendo così quasi il 50% del personale attualmente in servizio con una perdita stimabile che varia dal 5% al 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Questa modifica delle regole è considerata vergognosa e minaccia il rapporto di fiducia tra il governo e i cittadini.

Di conseguenza, le due sigle sindacali chiedono al governo di ritirare il provvedimento e di stanziare maggiori risorse per il Servizio Sanitario Nazionale. Nel caso di una risposta negativa, sono pronte a cercare un’ampia convergenza con altre organizzazioni sindacali per dichiarare lo stato di agitazione, con l’obiettivo di organizzare uno sciopero generale entro dicembre.

Alessandro Vergallo, il presidente del sindacato degli anestesisti-rianimatori Aaroi-Emac, ritiene che la misura sia ormai insostenibile. Annunciando l’organizzazione di “pesantissime azioni di sciopero,” Vergallo mette in guardia sul rischio di una ulteriore fuga di professionisti dal Servizio Sanitario Nazionale. Questi provvedimenti, che mettono a rischio le pensioni future, potrebbero spingere coloro che hanno la possibilità di farlo a ritirarsi in anticipo per evitare i tagli previsti nella Legge di Bilancio 2024.

Secondo Vergallo, ci si aspetta che il Sistema ospedaliero pubblico subisca un danno immediato con la perdita di oltre un migliaio di anestesisti rianimatori e medici del Pronto Soccorso assunti con contratto, e una perdita successiva del 2% annuo per i successivi 15 anni.

I tagli alle pensioni e al SSN

Pina Onotri, segretario generale del Sindacato Medici Italiani (Smi), considera il taglio delle pensioni come un affronto verso i medici del Servizio Sanitario Nazionale, sottolineando che i diritti acquisiti non possono essere eliminati per legge. Vede questa misura come un altro duro colpo ai diritti sociali e afferma che sono disposti a prendere qualsiasi misura necessaria, compreso l’organizzare uno sciopero generale, come è accaduto in altri paesi europei.

I sindacati esprimono preoccupazione per la mancanza di investimenti adeguati nel Servizio Sanitario Nazionale, soprattutto alla luce delle attuali esigenze e dell’incremento del tasso inflattivo. Essi sottolineano che il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2022-2024 comporterà ulteriori perdite del 10% del potere d’acquisto per i professionisti del settore sanitario. Inoltre, lamentano la mancanza di detassazione e aumenti salariali, specialmente in confronto alle agevolazioni concesse ad altri settori, come i baristi e gli operatori turistici.