Pensioni, tagli a 700mila statali: quali figure prenderanno meno

Con una norma nell'ultima bozza della manovra il Governo rivede al ribasso il calcolo di quota delle pensioni di quattro categorie di dipendenti pubblici

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

In attesa che le forze di maggioranza trovino un punto d’incontro nel tira e molla sul sistema previdenziale, di certo nell’ultima bozza della manovra sembrerebbe esserci la sforbiciata alle pensioni per circa 700mila statali. Il Governo punta a risparmiare tra i 7 e gli 8 miliardi di euro con una norma che prevede un nuovo conteggio sulle aliquote di rendimento della pensione per i dipendenti pubblici tra il 1984 e 1994. A farne le spese sarebbero impiegati degli enti locali, personale sanitario, insegnanti e ufficiali giudiziari, che secondo le stime dei sindacati arriverebbero a perdere dagli assegni fino a 7mila euro.

La norma

Il provvedimento si trova nell’articolo 34 dell’ultima versione della Legge di Bilancio, attesa all’esame del Parlamento, con il quale si abolisce la tabella del 1965 sostituendola con altri criteri di calcolo che rivedono al ribasso le aliquote per la liquidazione delle pensioni appartenenti al regime retributivo.

Nel primo dei tre commi la norma stabilisce che “a decorrere dal 1° gennaio 2024 le quote di pensione a favore degli iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli Enti locali (CPDEL), alla Cassa per le pensioni dei sanitari (CPS) e alla Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (CPI), liquidate secondo il sistema retributivo per anzianità inferiori a 15 anni, sono calcolate con l’applicazione dell’aliquota prevista nella tabella di cui all’Allegato II alla presente legge”.

Il testo prevede lo stesso intervento per gli “iscritti alla cassa per le pensioni agli ufficiali giudiziari, agli aiutanti ufficiali giudiziari ed ai coadiutori (CPUG)” e specifica che “l’applicazione dei commi da 1 a 4 non può comportare un trattamento pensionistico maggiore rispetto a quello determinato secondo la normativa precedente” (qui le ultime novità sulle pensioni nell’ultima bozza della manovra).

Le categorie

Ad essere interessate dal taglio sono dunque quattro categorie di dipendenti pubblici, che corrispondono alle rispettive case previdenziali nel frattempo confluite prima nell’Inpdap e poi nell’Inps:

  • dipendenti degli enti locali (CPDEL)
  • sanitari (CPS)
  • insegnanti di asilo e scuole elementari parificate (CPI)
  • ufficiali giudiziari (CPUG)

Nella norma dal titolo “Adeguamento aliquote rendimento gestioni previdenziali”, viene specificato che il ricalcolo degli assegni riguarderà chi lascia il servizio con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni, quindi i dipendenti che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995, prima di transitare nel sistema contributivo.

Secondo le simulazioni del sindacato Confsal-Unsa, ipotizzando una base pensionabile di 30mila euro, il taglio potrebbe portare a un perdita fino a 7mila euro per determinate fasce di lavoratori interessate dalla norma.

Un provvedimento che fa esprimere “preoccupazione e sdegno” da parte del sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed, ritenuto un “gravissimo ridimensionamento della quota retributiva che sottrae migliaia di euro alle future pensioni dei camici bianchi, tra il 5 e il 25%“.

Le pensioni non sono un regalo – è il commento del Segretario generale Cosmed Giorgio Cavallero – Tutti i contributi sia di parte datoriale che a carico dei dipendenti vengono da sempre sottratti dalle risorse contrattuali. In particolare gli aumenti contrattuali vengono decurtati del 37% per alimentare gli accantonamenti previdenziali, e inoltre il 33% delle retribuzioni viene destinato per la pensione futura. Semmai sono gli evasori che beneficiano di pensioni non sostenute dalla contribuzione” (qui abbiamo spiegato chi sono i lavoratori penalizzati sulle pensioni da Quota 104).