Entro il 2028 mancheranno 1,3 milioni di lavoratori, più formazione in Paesi terzi

L'Italia affronta una crisi demografica e occupazionale senza precedenti. Fondimpresa lancia un piano con formazione nei Paesi terzi e politiche attive per garantire la crescita economica

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 19 Novembre 2024 17:15

L’Italia sta entrando in una fase critica caratterizzata da un profondo inverno demografico e dalla crescente domanda di competenze legate alle transizioni digitali e ambientali. Secondo i dati del Centro Studi di Confindustria, entro il 2028 il Paese potrebbe trovarsi con un deficit occupazionale di 1,3 milioni di lavoratori. Per affrontare questa sfida, Fondimpresa, il più grande fondo interprofessionale italiano, propone un piano basato sulla formazione mirata e sull’inserimento di lavoratori provenienti da Paesi terzi, accompagnati da percorsi di qualificazione specifici.

Serve formazione (anche di stranieri) per colmare il vuoto

Fondimpresa, sostenuta da Confindustria e dalle principali sigle sindacali italiane, ha delineato un approccio innovativo per ridurre il deficit di competenze e garantire un sistema occupazionale più stabile. Secondo i dati diffusi, per evitare il collasso del mercato del lavoro, l’occupazione dovrebbe crescere del +3,7% annuo, o più realisticamente del 2% annuo. Questo includerebbe l’assorbimento di 120.000 lavoratori esteri ogni anno, una misura che potrebbe diventare cruciale per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro.

Un elemento centrale del piano è rappresentato dalla formazione nei Paesi terzi, con un progetto pilota già avviato. Fondimpresa punta a qualificare lavoratori stranieri prima del loro ingresso nel mercato italiano, includendo percorsi di apprendimento della lingua e cultura italiana. La strategia mira a favorire una immigrazione qualificata, che non solo soddisfi i bisogni del sistema produttivo, ma contribuisca anche a un’integrazione sociale più efficace.

Il presidente di Fondimpresa, Aurelio Regina, ha sottolineato come questa iniziativa rappresenti un doppio vantaggio: “Da un lato, riduciamo il mismatch tra domanda e offerta di lavoro; dall’altro, creiamo le basi per una coesione sociale più forte, valorizzando le competenze e garantendo un inserimento strutturato nel tessuto economico e culturale italiano”.

Quali sono le proposte per il nuovo mercato del lavoro

Oltre al focus sui lavoratori esteri, Fondimpresa propone un rafforzamento delle politiche attive del lavoro. Il fondo interprofessionale intende coinvolgere non solo chi è già occupato, ma anche chi è potenzialmente “occupabile”. Questo approccio prevede la collaborazione diretta con le aziende per identificare i candidati ideali e costruire percorsi di formazione mirati, garantendo un contratto di lavoro al termine del percorso.

Dal 2019, grazie alle disposizioni del decreto dignità, Fondimpresa ha sperimentato con successo modelli di formazione personalizzata. Nel solo 2024, il fondo ha investito 20 milioni di euro in progetti che hanno aiutato numerosi candidati a entrare nel mercato del lavoro con competenze specifiche richieste dalle imprese.

Un altro obiettivo delineato riguarda la gestione dei fondi comunitari destinati alla formazione e all’occupazione. Ampliare il raggio d’azione di Fondimpresa permetterebbe di supportare le aziende nella transizione digitale e ambientale, due settori che richiedono competenze sempre più avanzate.

Questa strategia assume una rilevanza ancora maggiore considerando il contesto demografico attuale, in cui il saldo occupazionale negativo previsto entro il 2028 rappresenta un rischio concreto per la sostenibilità economica del Paese. Secondo i promotori, è essenziale sviluppare politiche integrate che tengano conto delle esigenze del mercato del lavoro e della trasformazione delle competenze necessarie.

Aurelio Regina ha aggiunto che il problema demografico, con un numero crescente di pensionati e una forza lavoro in diminuzione, richiede un cambiamento sistemico. “Abbiamo bisogno di più innovazione e inclusione sociale, due elementi che devono lavorare in sinergia per evitare un ulteriore ampliamento della forbice tra lavoratori attivi e pensionati”, ha dichiarato.