Il rapporto tra Eni e sindacati sullo stabilimento Versalis di Porto Marghera sta peggiorando. Dopo l’incontro del 10 giugno scorso, le sigle denunciano il ricollocamento di 49 lavoratori che, pur non venendo licenziati, dovranno cambiare stabilimento, ruolo e forse anche città per continuare a lavorare per Eni.
Quella di Versalis nella Laguna Veneta è una questione aperta fin dal 2022, quando Eni chiuse la divisione cracking, promettendo però investimenti che avrebbero portato il resto dello stabilimento di Marghera ad avere 350 dipendenti. Con i nuovi ricollocamenti, denunciano i sindacati, si scenderebbe a 240. Ma il problema non si limita a uno stabilimento e ha assunto dimensioni nazionali.
La vicenda di Eni Versalis dall’inizio
Versalis è un’azienda nata nel 2012 (come Polimeri Europa) e parte del gruppo Eni. Controlla una parte significativa della produzione chimica di base di Eni in Italia, con stabilimenti a Brindisi, Priolo Gargallo, Ragusa, Porto Torres, Porto Marghera, Ravenna, Ferrara e Mantova e produce soprattutto polimeri a base di etilene.
Per farlo negli stabilimenti si utilizza il processo chimico del cracking, che ha però come sottoprodotto grandi quantità di anidride carbonica. Nel tentativo di ridurre le emissioni e di trasformarsi da un gruppo petrolifero a un’azienda del settore energetico, Eni ha dismesso buona parte degli impianti di cracking di Versalis, partendo da quello di Porto Torres nel 2011 e arrivando, nel 2022 a Porto Marghera.
Le denunce dei sindacati
Secondo l’azienda, il piano sarebbe quello di riconvertire Versalis in una società sostenibile dal punto di vista ambientale, ma i sindacati non sono d’accordo. Le sigle confederali denunciano che l’obiettivo di Eni sarebbe quello di importare i prodotti che prima venivano fabbricati in Italia dall’estero, per poi continuare a venderli agli stessi clienti tramite Versalis.
In questo modo, secondo i sindacati, Eni sposterebbe le proprie emissioni fuori dall’Europa, imputandole a fornitori terzi, per risultare conforme alle limitazioni europee sul clima. Il taglio di emissioni derivato da questa operazione secondo i dati della stessa Eni sarebbe pari a un milione di tonnellate CO2 equivalente. Marco Falcinelli, segretario generale Filctem Cgil, ha chiarito l’interpretazione delle sigle di questo piano industriale:
Eni ha intenzione di far arrivare i prodotti che sta dismettendo nei porti del Paese e poi si occuperà di consegnarli alle aziende utilizzatrici. Dal punto di vista societario Versalis si sta attrezzando in questo modo, creando una nuova società che si occuperà esclusivamente della commercializzazione di questi prodotti attraverso i porti italiani.
I lavoratori avvisati con una mail
Il principale problema di questo piano, secondo i sindacati, è che non rispetta gli impegni presi da Eni negli scorsi anni per quanto riguarda l’occupazione nel settore della chimica di base. Le sigle parlano di una vera e propria dismissione degli impianti produttivi, cominciata al Sud e che ora starebbe per investire Porto Marghera. I sindacati denunciano anche il trattamento ritenuto inadeguato dei dipendenti trasferiti da parte dell’azienda. I lavoratori sarebbero stati avvista della misura con una mail. I sindacati hanno commentato:
Per Eni, a dispetto di quello che dichiara, le persone sono ‘numeri’ e come tali li tratta, mettendo in difficoltà famiglie, relazioni, creando le condizioni ai giovani di doversi trovare altri posti di lavoro per rimanere in questo territorio.
Come già avvenuto in altri stabilimenti, non si tratterebbe di licenziamenti, ma di trasferimenti. Una politica già messa in pratica nello stabilimento di Brindisi, dove i lavoratori considerati in esubero dovrebbero essere trasferiti, sempre stando ai sindacati, a Livorno o a Sannazzaro, in provincia di Pavia.
Secondo le sigle inoltre, Eni avrebbe concordato con le parti sociali e con lo Stato investimenti per la transizione dal cracking a forme meno inquinanti di produzione di polimeri. Questi progetti però non sarebbero mai arrivati a compimento. A Porto Torres, dei 700 milioni di euro previsti per salvaguardare l’occupazione ne sarebbero stati spesi 200, con un calo di 100 unità della forza lavoro. A Marghera un piano di assunzioni avrebbe dovuto portare i dipendenti a 350, ma in nuovi trasferimenti ridurranno il totale a 240.