Come si svolge un colloquio conoscitivo

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Redazione

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Il colloquio conoscitivo è l’incontro iniziale di lavoro tramite cui il selezionatore vuole farsi un’idea di te e di quanto la tua personalità sia incline al ruolo per cui ti sei candidato. Il colloquio si svolge come un’intervista (da qui la dicitura inglese job interview), ossia un confronto diretto e individuale strutturato con domande che ruotano attorno alle tue capacità, competenze, esperienze formative e non solo. Leggi l’articolo per conoscere le classiche domande e risposte di un colloquio conoscitivo e come comportarsi.

Colloquio conoscitivo: cos’è

Il colloquio conoscitivo si distingue dal classico colloquio di lavoro perché non prevede test o comprovate abilità tecniche ma, proprio come suggerisce l’etimologia latina, mira ad avere con confronto parlato per valutare in prima battuta un possibile inserimento lavorativo. Spesso meno temuto anche se non meno importante, il colloquio conoscitivo rappresenta la prima scrematura che l’azienda o la realtà lavorativa mette in atto nei confronti dell’aspirante dipendente.

Non essendo previste prove, il candidato sarà analizzato sotto una lente che evidenza gli aspetti personali, caratteriali e di attitudine, sia come singolo che in gruppo. Probabilmente, il responsabile delle risorse umane prenderà in mano il tuo curriculum vitae per approfondire le voci menzionate ed entrare più nel vivo dell’argomento. Il cv e soprattutto l’approccio rappresentano la tua chiave d’ingresso in questa fase iniziale: si sa quanto è importante dare la giusta impressione fin da subito.

Presentarsi con il giusto curriculum vitae

Il recruiter non sa nulla di te, tutto ciò di cui verrà a conoscenza sarà attraverso un elaborato scritto precompilato che riassume i punti salienti della tua formazione, esperienze lavorative ed altro ancora. Investi energie nel scegliere il modello di curriculum più adatto in base al ruolo per cui ti candidi. In molti casi il formato Europeo è più che sufficiente, basti pensare che è lo stesso richiesto da organi internazionali di spessore come il Parlamento Europeo.

In altri casi, se ad esempio si aspira ad entrare nel settore informatico o nell’arte del visual, presentarsi con un video-curriculum potrebbe avere un forte impatto su chi hai di fronte perché è un modello in Italia ancora poco utilizzato e dal potenziale suggestivo senza dubbio maggiore. Seleziona il tuo modello di curriculum a seconda della richiesta che ti viene fatta, ad ogni modo mantieniti professionale e sobrio.

Le voci del curriculum dovranno essere standard per abbracciare: dati anagrafici e personali, esperienze lavorative dalla più recente andando a ritroso nel tempo, formazione, eventuali hobby o attività interessanti e via discorrendo. Riguardo la voce lavoro, a meno che non hai avuto poche esperienze, cerca di menzionare solo quelle che possono far spiccarti o che per lo meno siano pertinenti al settore a cui vuoi contribuire.

Lo stesso discorso vale anche per gli altri elementi della tua presentazione, fai parlare di te anche tramite attività marginali come volontariato, hobby, piccoli progetti o altro ancora. Ricorda che si tratta di una fase conoscitiva, quindi ogni elemento può essere funzionale nel farti avvicinare -almeno potenzialmente alla loro modello di candidato ideale.

Saper parlare di sé

Il recruiter analizzerà molto probabilmente le voci del cv chiedendoti delucidazioni oppure ti inviterà direttamente a parlare di te. Ma cosa dire al colloquio conoscitivo? Parlare di sé vuol dire saper selezionare e valorizzare ciò che si comunica, nel modo appropriato. Bisogna tenere bene a mente che spesso i colloqui conoscitivi, a differenza degli altri, vengono svolti quando non ci sono ancora posti vacanti ma è necessario conoscere profili da valutare per posizioni che si possono aprire a breve.

Sempre più aziende, infatti, si concentrano, oltre al curriculum e all’esperienza lavorativa acquisita, sulla capacità del candidato di pensare, elaborare e reagire con disinvoltura alle domande. A tal proposito, è necessario conoscere alcune tra i quesiti più frequenti che mirano a conoscere da più vicino il candidato oltre le sue abilità o competenze puramente tecniche.

Domande al colloquio conoscitivo: come parlare anche dei lati negativi

L’avere successo nella prima fase dipende in gran parte da quanto si è capaci a destreggiarsi tra le domande e le riposte del colloquio conoscitivo, ad iniziare da una delle più gettonate: “Mi dica tre pregi e tre difetti”. Sui pregi difficile avere dubbi, ma sui difetti? Potresti mettere in luce alcuni aspetti del tuo carattere che possano avere un risvolto positivo, ad esempio un commercialista troppo pignolo, nella fattispecie, può far risultare un suo lato negativo come una caratteristica che abbia un effetto risolutivo nel suo campo d’azione.

Tuttavia, è sempre bene non calcare troppo la mano. I recruiter conoscono benissimo queste dinamiche e potrebbero in alcuni casi apprezzare un senso di autocritica più maturo ed onesto. Ad ogni modo, sarà di fondamentale importanza evidenziare tutte quelle caratteristiche che possono tornar utili alla loro realtà di lavoro. Cavalca la stessa linea d’onda il fatidico “Come gestisce lo stress?”.

Il fattore stress è presente in ogni lavoro, anche quello con meno responsabilità, quindi sarà meglio fornire una risposta adeguata che non ti descriva né come una persona esente da un possibile periodo di nervosismo, né come inadeguato a saperlo metabolizzare o scaricare. In linea generale, può esserti utile pensare a dare delle risposte plausibili che non ti ritraggano come un super eroe ma neanche come un candidato inadatto.

Alcune tra le domande standard

Un altro quesito molto gettonato che mira a testare quanto sei a conoscenza dei loro progetti e della loro missione è “Mi indichi un competitor della nostra azienda”. Questa richiesta serve a sondare la conoscenza del mercato in cui vuoi inserirti. Più precisamente, mira a valutare quanto la tua conoscenza sia limitata alla loro singola attività o quanto tu l’abbia integrata all’interno di un panorama più vasto e complesso.

Una delle domande che forse può spingere maggiormente l’aspirante lavoratore a cadere nel personale è “Quali difficoltà ha incontrato nella sua vita?” L’obiettivo è analizzare le difficoltà effettive del candidato, ad ogni modo non rischiare di parlare della tua vita intima omettendo l’aspetto lavorativo, ricorda che deve esser presente una connessione tra i due elementi a meno che non ti venga fatta una richiesta specifica.

Un altro intervento semplice ma sempre utile per poter farti conoscere dal recruiter è dare spazio ai propri interessi oltre lo studio e il lavoro. L’intento è distinguere cosa è rilevante per te e in particolar modo quanto sei versatile. La curiosità è uno degli aspetti predominanti nel successo in generale, mostrarsi proattivo nel cercare nuovi stimoli può destare stima come persona oltre che come dipendente.

Al classico passatempo del “leggere e viaggiare” sostituisci qual cosa di autentico, cercando di personalizzare al meglio la tua versione. Veramente viaggiare è il tuo passatempo? Quanto volte lo hai fatto durante gli ultimi due anni? Allo stesso modo, se realmente ti interessa il campo della letteratura potresti dare riposte più dettagliate, magari specificando movimenti letterari con tanto di autori che ti hanno lasciato qualcosa.

Ma se non sono veramente tuoi passatempi, sostituiscili con qualcosa di veritiero. Potrebbe anche essere un nuovo stimolo nell’iniziare una nuova attività e nel parlarne. Potresti trovarti di fronte anche ad un’altra richiesta: “Quale obiettivo si è prefissato?” per sapere se sei una persona determinata in grado di raggiungere ciò che desideri.

Per concludere, una domanda aperta per cui non c’è una risposta precisa: “Ha domande?”. Non aver timore nel porre delle domande, può essere uno strumento per validare o meno il tuo interesse nella loro attività, o semplicemente fornirti indicazioni più dettagliate sul loro approccio lavorativo. Mostrarsi interessati senza rubare troppo tempo al recruiter è il miglior compromesso.

L’atteggiamento giusto

Tutte le domande del colloquio conoscitivo dovranno essere accompagnate da un atteggiamento quanto più possibile disinvolto, ma interessato. Se sei alle prime armi in termini di lavoro e vuoi investire al massimo, puoi cimentarti tramite lettura o video informativi per conoscere l’influenza che può esercitare la comunicazione non verbale (ossia la prossemica), su come presentarsi e soprattutto come gestire le situazioni di disagio.

Raggiungi il luogo dell’appuntamento in anticipo ma presentati in orario per non interrompere la loro attività e studia il giusto abbigliamento. La prima impressione è quella che conta. Tramite il tuo stile cerca di rispecchiare i valori della realtà lavorativa per cui ti sei candidato, i colori e le forme che indossi dicono molto di te. Bando a colori vistosi o un abbigliamento impegnativo: sentirsi a proprio agio è propedeutico a dare il meglio di sé.

Inoltre, è doveroso non fare domande specifiche sullo stipendio, sulle ferie e più in generale sui diritti che ti spettano, si tratta di elementi che avrai modo di analizzare in futuro, quando magari ti sarà richiesto un ulteriore colloquio. Anche la stretta di mano può contribuire a influenzare l’esito: deve essere ferma e decisa, ma senza stringere troppo.

Alcune persone tendono a stringerla eccessivamente per dare un’idea di sicurezza, salvo poi far suscitare l’idea contraria. Vietato l’uso del cellulare, salvo che per situazioni d’emergenza che dovranno essere comunicate prima di iniziare il colloquio, senza scendere nei particolari. Se lo si tiene acceso, è necessario togliere la suoneria e riporlo dove, anche in caso di chiamata, non si veda lo schermo illuminato.