Cambia il ruolo dell’insegnante: il piano di Valditara

Per il ministro c’è bisogno di una scuola capace di destinare sempre più attenzione alle necessità dello studente

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 28 Maggio 2023 22:00

Il governo Meloni si propone un modello di istruzione che ponga sempre maggiore attenzione sullo studente. È necessaria una formazione sempre più individualizzata, ma al contempo occorre valorizzare il ruolo del docente, figura attualmente sottovalutata. Oggi, infatti, pochi desiderano intraprendere la professione di insegnante.

Il governo al lavoro per assicurare che ci siano sufficienti insegnanti

Durante il dibattito sul tema “La scuola italiana oggi e domani” nel contesto del Festival dell’economia di Trento, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha evidenziato uno dei punti deboli di questo complesso e variegato mondo che è la scuola. «Mi auguro che a settembre ci sia una più adeguata copertura delle cattedre – ha continuato il ministro – Con l’intelligenza artificiale il docente non dovrà più compilare documenti. Vogliamo poi intervenire per ridurre il pagamento minimo a 4 mesi dei precari, vogliamo abbattere la tempistica e creare una piattaforma unica per le famiglie per informazioni e pagamenti. Ci sono poi i pensionamenti. In tutto prevediamo 20 azioni di semplificazione completa. Ci siamo dati tre anni per realizzarle ma da fine anno si vedranno risultati importanti».

Tra gli obiettivi portare in classe la cultura del lavoro

Valditara ha rivolto i suoi messaggi chiave anche ai giovani studenti presenti nella platea. Il primo sottolinea l’importanza di creare un sistema che favorisca l’incontro tra la formazione degli studenti e le esigenze delle aziende. Spesso, infatti, le aziende hanno difficoltà nel trovare sul mercato figure specializzate, soprattutto nel campo tecnico. «A me – ha spiegato – interessa una nozione democratica di merito, non elitaria. Il docente tutor e quello orientatore devono trovare elementi di incontro tra le potenzialità di uno studente e le esigenze del mercato del lavoro. Nella scuola dobbiamo portare il valore, la cultura del lavoro. Oggi bisogna rafforzare ulteriormente l’alternanza scuola-lavoro».

Riforma istruzione tecnico professionale: «Passo in avanti, ma non basta»

Nel riflettere su come ridurre il divario tra domanda e offerta di lavoro, il ministro non può evitare di affrontare il tema dell’istruzione tecnico-professionale. Questo settore dell’istruzione svolge un ruolo cruciale nel preparare gli studenti con competenze specifiche e pratiche richieste dal mondo del lavoro. Valditara ha sottolineato l’importanza di potenziare l’istruzione tecnico-professionale per garantire agli studenti opportunità concrete di occupazione e alle aziende figure professionali qualificate di cui hanno bisogno. «La riforma dell’istruzione tecnico professionale promossa dal governo precedente ha rappresentato un passo in avanti. Ma non basta. Lo schema potrebbe essere questo: quattro anni, più i due dell’Its. A cui si dovrebbe aggiungere la necessità dell’apprendistato formativo».

Avviata l’Agenda Sud per contrastare la dispersione

Un altro problema del sistema scolastico riguarda il numero eccessivo di ragazzi che abbandonano la scuola. Per contrastare sia l’abbandono scolastico esplicito (12% a livello nazionale) che quello implicito (30%), Valditara ha sottolineato che sia la scuola che il governo possono svolgere un ruolo significativo. Nelle prossime settimane, il governo avvierà l’Agenda sud, che prevede interventi specifici in 150 scuole identificate come le più in difficoltà secondo l’Invalsi. Questa selezione tiene conto della diversità delle competenze presenti. Valditara ha evidenziato che in regioni come Trentino, Lombardia e Veneto i risultati degli studenti sono superiori a quelli della Finlandia. Tuttavia, esiste una parte d’Italia che presenta problemi inaccettabili che compromettono il futuro dei ragazzi. È necessario intervenire sia sull’abbandono scolastico precoce che sulla dispersione implicita, che si verifica quando si ottiene un diploma senza le competenze adeguate. Questo intervento deve coinvolgere sia l’istruzione tecnico-professionale che i licei.

Rassicurazioni sulla maturità

L’approccio alla prova di maturità si avvicina, con l’inizio delle prove il 21 giugno. Si tornerà al sistema pre-Covid. Il ministro ha riconosciuto che gli ultimi due anni sono stati difficili a causa della pandemia da Covid-19. Ha incoraggiato i ragazzi ad affrontare questo momento con estrema serenità, sottolineando l’importanza della prova. Il ministro ha riconosciuto gli effetti negativi dell’insegnamento a distanza, come problemi umani e psicologici, un aumento del bullismo e un certo disagio. Ha spiegato che la prova orale non sarà disciplinare e che gli studenti non verranno interrogati su materie specifiche come la matematica. Sarà invece un colloquio interdisciplinare che metterà in evidenza ciò che gli studenti hanno appreso e la loro capacità di fare collegamenti significativi. Ha sottolineato l’importanza che la scuola torni a mettere al centro la serenità nelle classi. Pertanto, la parola d’ordine è “serenità“.