Beko (ex Whirlpool) licenzia 2mila lavoratori in Italia per netto calo della domanda

La ex Whirlpool, Beko, ha annunciato il licenziamento di 2mila lavoratori in Italia negli stabilimenti di Siena, Comunanza e Cassinetta: previsti tagli anche nel settore amministrativo e dirigenziale, con il governo che dovrà ora usare il golden power

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 20 Novembre 2024 19:53

I lavoratori di Beko Europe, ex Whirlpool, sono di nuovo di fronte a una difficile realtà data dal fatto che la proprietà turca ha presentato al ministero delle Imprese e del Made in Italy il piano per gli stabilimenti italiani e non ci sono affatto delle buone notizie. L’azienda, infatti, ha previsto il licenziamento di un totale di circa 2mila dipendenti nei siti di Comunanza nelle Marche, di Siena in Toscana e di Cassinetta in Lombardia. Per questi poli produttivi viene nello specifico prevista la continuità lavorativa solo fino alle fine del 2025, poi ci sarà la reindustrializzazione. A questo si aggiunge anche il taglio di altri 700 dipendenti del comparto amministrativo e dirigenziale di Beko Europe in Italia. Alla base della scelta dell’azienda c’è, così come riportato dalla stessa, il crollo del mercato del settore freddo e del lavaggio europeo che perde molto il passo rispetto alla concorrenza cinese.

Beko, 2mila lavoratori a rischio

Il piano presentato da Beko Europe al Mimit rende, in maniera molto chiara, l’intenzione dell’azienda di non continuare a produrre in Italia i frigoriferi a pozzetto nel sito di Siena e le lavatrici e le lavasciuga a montante in quello di Comunanza. Per questi stabilimenti non vede altra strada che la chiusura, con il consequenziale licenziamento di tutti i dipendenti: 299 nel sito toscano e 320 in quello marchigiano.

Oltre alle suddette chiusure, Beko prefigura anche il ridimensionamento del suo più importante sito produttivo italiano, quello collocato a Cassinetta, in provincia di Varese. In questo caso a essere penalizzata sarà la produzione dei frigoriferi (940 dipendenti a rischio), mentre al momento non ci sarebbero preoccupazioni per i lavoratori del comparto forni da incasso. Va inoltre precisato che, in tale caso, l’obiettivo dell’azienda sarebbe quello di salvare 200 dipendenti oggi impiegati sui frigoriferi, così da escludere l’ipotesi chiusura totale.

Ai tagli in produzione (1.200 in Italia in totale), Beko ha deciso di affiancare anche una netta campagna di licenziamenti nel settore dirigenziale e amministrativo. La stima è di 700 lavoratori che verranno lasciati a casa, ovvero circa la metà dei 1.500 attualmente operanti in Italia per l’azienda.

I motivi dei tagli al personale

Come accennato in precedenza, la decisione di Beko Europe arriva a causa di un calo della domanda del settore freddo e del lavaggio nostrano che non riesce a tenere il passo della forte concorrenza asiatica (si legga cinese). L’azienda, si segnala, ha comunque espresso la propria volontà di investire in Italia 110 milioni per i suoi stabilimenti, pur continuando a considerare la chiusura inevitabile, specie per l’impianto di Siena che produce congelatori orizzontali. Si tratta, infatti, di un elettrodomestico sempre meno richiesto sul mercato e contraddistinto da un basso tasso di innovazione. La fabbrica toscana, inoltre, è in affitto e rappresenta dunque una spesa non trascurabile.

La chiusura e i licenziamenti non sarebbero immediati, le istituzioni avrebbero tempo fino al 31 dicembre 2025 per cercare nuovi partner industriali per i due stabilimenti. Molto dipenderà anche da come l’esecutivo italiano saprà usare in maniera efficace il golden power e il suo scudo per l’occupazione nazionale.