Aumenti degli stipendi per l’inflazione, ai metalmeccanici oltre 137 euro al mese

L'adeguamento all'inflazione porta in media 137 euro in più ai metalmeccanici e i sindacati iniziano a trattare il rinnovo

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Scattano gli aumenti di salario per milioni di lavoratori. L’Istat ha infatti ufficializzato i dati annuali dell’inflazione per il 2023, che si è attestata attorno al 6,9%. Diversi contratti nazionali prevedono un’indicizzazione, cioè un aumento automatico che adatta lo stipendio dei dipendenti all’aumento dei prezzi tutelando il loro potere d’acquisto.

Il gruppo più numeroso a ricevere questo aumento saranno i lavoratori metalmeccanici, circa 1,6 milioni di lavoratori dipendenti. In termini assoluti l’aumento dipenderà da quanto il singolo lavoratore prende di stipendio, e di conseguenza al livello del suo contratto, la categoria che riconosce capacità e anzianità, oltre che responsabilità e ruolo in azienda, e che prevede una diversa retribuzione.

L’aumento degli stipendi dei metalmeccanici

Gli stipendi dei lavoratori metalmeccanici aumenteranno di quasi il 7%. Dopo la pubblicazione dei dati ufficiali Istat sull’inflazione del 2023 infatti, il contratto nazionale collettivo che include il più alto numero di dipendenti in Italia si è aggiornato in maniera automatica. L’aumento è già ufficialmente operativo e parte dal 1 giugno, quindi il primo stipendio in cui potrà essere notato sarà quello che verrà pagato a partire dai primi giorni di luglio.

Si tratta di un aumento significativo per 1,6 milioni di italiani, anche dato che nel nostro Paese le retribuzioni sono tra quelle che faticano di più a crescere. Per un livello C3, l’ex quinto livello, il più alto tra quello degli operai specializzati, ci sarà un aumento del lordo di 137,52 euro. In termini relativi però, questa cifra non rappresenterà un aumento del potere d’acquisto. Gli stipendi aumenteranno esattamente di quanto sono aumentati i prezzi (al netto dei beni energetici, la cosiddetta inflazione di fondo).

Di conseguenza a partire da giugno gli operai metalmeccanici potranno tornare ad avere lo stesso stile di vita che avevano prima degli ultimi aumenti, tolte le variazioni dei prezzi di bollette e carburanti. Questo aumento arriva però in un momento cruciale per i sindacati.

La nuova contrattazione collettiva

Nel 2024 infatti scade l’ultimo rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, stipulato nel 2021. Si tratterà come ogni triennio della contrattazione collettiva più grande del Paese che impegnerà i sindacati, i quali dovranno confrontarsi con le associazioni datoriali, in primis Federmeccanica e Assital. Gli obiettivi principali di questo rinnovo saranno riscrivere le tabelle dei minimi retributivi e aggiornare le indennità di trasferta e reperibilità.

“Ci proponiamo di aumentare i salari con una richiesta di 280 euro di aumento sui minimi contrattuali per il livello C3 (ex 5º livello), un incremento che va oltre l’Ipca  (indice dei prezzi al consumo) depurato dai costi energetici importati, e con la previsione del premio perequativo per coloro che non hanno un contratto aziendale”, si legge nel comunicato dei sindacati che ha aperto le contrattazioni.

A questo si assocerebbe anche una riduzione delle ore di lavoro che implementi le modifiche già avvenute per il lavoro su turni. L’obiettivo sarebbe quello di raggiungere le 35 ore settimanali, che potrebbero portare a una più semplice implementazione della cosiddetta settimana corta. Alcune aziende hanno già cominciato a sperimentare questo tipo di orario dopo che alcune ricerche hanno dimostrato che non ridurrebbe la produttività dei lavoratori.