“Poche nuove domande, abbiamo ancora capienza”: parla Gabriella Di Michele, Direttore Generale INPS

INTERVISTA ESCLUSIVA - Il bonus di 600 euro che forse diventeranno 800, gli attacchi al sito e l'erogazione della Cassa Integrazione: Il Direttore Generale Di Michele fa chiarezza

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

Nonostante le difficoltà riscontrate inizialmente, che anche QuiFinanza vi aveva raccontato, dal 1 aprile i lavoratori autonomi, le partite Iva e i liberi professionisti hanno potuto richiedere il bonus di 600 euro previsto dal Governo per affrontare la crisi economica legata all’emergenza Coronavirus.

All’erogazione del bonus, si è andata a sommare l’ordinaria amministrazione dell’Istituto, come ad esempio le prestazioni pensionistiche, che in questo particolare momento possono avvenire anche tramite un cedolino online.

La dott.ssa Gabriella Di Michele è Direttore Generale dell’INPS da gennaio 2017, dopo una lunga carriera interna all’Istituto. La sua nomina è arrivata su proposta dell’ex Presidente, Tito Boeri. L’abbiamo intervistata in questo momento così delicato e faticoso per il nostro Paese.

Dott.ssa Di Michele, grazie per la disponibilità. Come va?

Grazie a voi, il periodo è duro come per tutti. Le dico solo che non vedo mio marito da più di un mese perché non posso allontanarmi da Roma.

Di dov’è lei?

Sono aquilana e anche mio marito non si è potuto muovere perché lavora in ospedale: siamo entrambi – in qualche modo – in prima linea. Se da un lato questo crea scompensi, perché affrontare da soli un periodo così lungo non è facile, dall’altro mi ha fatto concentrare di più sul lavoro. E le dico la verità, mi ha anche fatto dimenticare un po’ questa pandemia.

Ne avrete avuto di lavoro, pensiamo solo alle difficoltà che hanno interessato il vostro sito.

I problemi che l’INPS ha avuto sono accaduti in questi giorni anche in altri Paesi che spesso portiamo come esempio: la Renania-Westfalia, uno dei territori più grossi della Germania ha subito un attacco hacker simile a quello che abbiamo subito noi.

Il down del sito INPS è stato causato effettivamente da questo attacco?

Sono successe diverse cose contemporaneamente, prima fra tutte questi attacchi reiterati, che nel primo pomeriggio sono stati fortissimi in termini d’intensità. Questo chiaramente ha saturato le linee di accesso e ha complicato anche la corretta gestione del traffico. In più, c’è stata una contemporaneità nelle richieste di accesso al portale da parte degli utenti, molti dei quali si sono concentrati nel primo giorno e anche ciò ha creato problemi. Infine, si è verificato anche una questione di tipo più tecnico-informatico che ha dato luogo a quei dieci minuti in cui sono state visibili le anagrafiche degli utenti. Solo le anagrafiche – tengo a ribadire – e non i dati sensibili.

Ad oggi, quante delle domande arrivate sono ancora in fase di verifica?

La stragrande maggioranza delle domande sono state accolte, quelle che sono ferme – circa 900mila – lo sono perché stiamo facendo un approfondimento. Prima di procedere alla reiezione, vogliamo essere certi che questa sia corretta. Quasi sicuramente 300mila saranno da respingere, ma in questo momento vogliamo dedicare un’attenzione particolare ad ogni singola domanda.

Secondo i primi dati che avete a disposizione, da quali aree geografiche proviene il maggior numero di domande?

Il numero di richieste che ci sono arrivate, va ovviamente sempre raffrontato alla popolazione residente. Per esempio, la Calabria ha sottoposto molte domande, considerato che è una regione piccola: ne sono arrivate 190mila. Moltissime anche per l’Emila Romagna – 334mila – e per la Campania, 355mila. In Lazio sono state 327mila e in Lombardia 592mila.

Quali sono le categorie professionali che hanno fatto maggior richiesta del bonus?

Sicuramente quella dei lavoratori autonomi e delle Partite Iva, seguiti dagli agricoli e – sempre in termini numerici – dai lavoratori Co.Co.Co. Poi gli stagionali del turismo e ultimi i lavoratori dello spettacolo. Anche in questo caso – però – il numero assoluto è significativo in relazione alla platea dei potenziali lavoratori.

Possiamo rassicurare che, anche chi non ha fatto richiesta del bonus, ha ancora tempo per farla?

Assolutamente sì, oltretutto c’è in rampa di lancio un’altra manovra che non solo comporterà una riallocazione di risorse economiche, ma probabilmente incrementerà l’importo stesso del bonus. Quello che le posso dire è che in questo momento il flusso è pressoché terminato: arrivano quotidianamente solo poche richieste, eppure la capienza c’è ancora.

Avete già avuto qualche disposizione dal Governo in merito a questa nuova manovra?

No, anche se posso dirle che se verrà modificato solo l’importo e non la procedura, saremo in grado di erogare i soldi molto velocemente e a quel punto potremmo abbinare i pagamenti di aprile e di maggio. Quello del bonus non è peraltro l’unico ammortizzatore sociale individuato: contemporaneamente sono partiti anche la Cassa integrazione, la Cassa in deroga, i congedi…

Visto che l’ha citata, a che punto siete con la raccolta delle domande per la Cassa Integrazione in deroga e quando inizieranno i primi pagamenti?

Le domande vengono presentate alle singole Regioni, che poi le decretano. Al momento abbiamo già 48mila domande presentate, di cui quasi 12mila pervenute all’INPS. Possiamo dire quindi che l’INPS ad oggi ha autorizzato il 23% di quelle decretate dalle Regioni. Posso aggiungere che sono già presenti i primi pagamenti: la procedura è entrata in vigore durante la scorsa settimane e abbiamo già all’incirca duemila beneficiari che hanno percepito il pagamento.

Dott.ssa Di Michele, come state gestendo l’emergenza Coronavirus dal punto di vista dell’organizzazione lavorativa interna all’INPS?

La ringrazio di questa domanda perché mi preme raccontare che l’INPS – fortemente oggetto di attività in un momento eccezionale come questo – ha il 95% del personale che lavora da casa. L’automazione, che nel nostro caso ha un livello più che discreto, ha consentito di mettere in smart working un numero così alto di dipendenti. E le posso assicurare che dopo i primi tempi di rodaggio, i risultati sono molto buoni. Ho proprio oggi controllato il recupero delle giacenze dei prodotti di prima istanza, tra cui le prestazioni pensionistiche e gli altri ammortizzatori sociali, e ho notato una progressiva erosione a partire dal mese di marzo. Sono molto soddisfatta.

In ufficio siete rimasti quindi solo lei e il presidente Tridico?

In pratica sì: qui in direzione generale siamo rimasti noi due e i rispettivi capi delle segreterie. Poi ci sono tre o quattro dirigenti generali, il centralino e pochi altri. Nelle varie sedi, abbiamo comunque lasciato un presidio, che è assicurato solitamente dal responsabile e qualche altro funzionario. Infine, oltre al call center, abbiamo aggiunto uno sportello telefonico dalle 8.30 alle 17.00. Certo, non elimina i problemi che si possono risolvere con l’accesso fisico, però c’è qualcuno che risponde e questo è l’importante.

Un’ultima domanda, con la quale vorrei salutarci. Come vede il futuro del nostro Paese, soprattutto dal punto di vista della sua tenuta economica?

Mi piacerebbe pensare diversamente, ma purtroppo non lo vedo così roseo. Il Paese in questo momento non ha grosse risorse da impegnare per sostenere l’economia. La partita che si gioca in Europa è in questo senso fondamentale: l’Italia è più esposta rispetto ad altri Paesi, soprattutto per il peso del debito pubblico che ci portiamo dietro.